
RECENSIONE Dopo il pessimo divertissement commerciale Magic Mike Sodebergh torna a un cinema più serio con un film accattivante che ha il pregio di sollevare tante riflessioni ma di accumularle con una frenesia tale che alla fine lascia lo spettatore stordito, se non già assopito nella prima parte. La sceneggiatura è ingegnosa, macchinosa, ma la messa in scena non è capace di distribuire in modo equilibrato ritmo e tempo, cosicché la prima parte risulta lenta, noiosa, fin troppo semplice e poi il finale accumula troppi colpi di scena in pochissimo tempo, sbrigando in pochi minuti una storia intricatissima. Peccato, perché la storia è spiazzante e molto interessante, ed è davvero difficile parlarne senza svelare particolari fondamentali alla visione, ma si può dire che durante il film cambiano più volte protagonisti, punti di visti, messaggi. Sodebergh si diverte a costruire e distruggere, ingannare e stupire, ribaltando in continuazione una storia che inizia come una denuncia alle case farmaceutiche (e per un attimo si pensa al Sodebergh “civile” dell’illuminato Erin Brokovich o quello del ben meno brillante Contagion) per poi trasformarsi nel ritratto di una truffatrice a sua volta truffata e di uomo ingannato a sua volta ingannatore.. Insomma nulla è come sembra, nessuno è come sembra, sono tutti vittime e spietati carnefici. Rispetto a Magic Mike sicuramente un balzo in avanti, però la regia non è soddisfacente.
VOTO: 6,5