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Uno sguardo al cielo

Creato il 26 gennaio 2014 da Af68 @AntonioFalcone1
Charlie Chaplin

Charlie Chaplin

“Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia, guarda in alto Hannah, le nuvole si diradano e comincia a splendere il sole.
Prima o poi usciremo dall’oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Un mondo più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto, Hannah. L’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto, Hannah. Lassù”.

Paulette Godard

Paulette Godard

Il finale de Il grande dittatore (The Great Dictator, 1940, Charlie Chaplin), un estratto dal “discorso all’umanità” del barbiere ebreo (Chaplin), scambiato per il dittatore Adenoid Hynkel.
Un particolare e sempre efficace melange di populismo, utopia anarchica e speranza, in cui risaltano, come in tutto il film, tanto l’assurdità della guerra e le sue nefaste conseguenze su vincitori e vinti, quanto l’anelito fiducioso, condiviso con la donna amata, Hannah (Paulette Godard), che l’amore verso il prossimo possa tornare ad essere la vera spinta propulsiva di ogni azione umana.

“Jona … Ti stanno ricrescendo i capelli … Jona … Ricordati … Guarda sempre il cielo e non odiare mai”.

locandina
Memoria e perdono come unica via possibile alla speranza di un mondo migliore, nell’ultimo saluto rivolto dalla madre Hanna (Juliet Aubrey) al figlio Jona (Jenner del Vecchio), ormai liberi dopo aver conosciuto gli orrori di un campo di concentramento.
Il film è Jona che visse nella balena, Roberto Faenza, ’93, dal romanzo autobiografico di Jona Oberski, Anni d’infanzia, Giuntina Editore.

Gam Gam Gam Ki Elekh
Be Be Ge Tzalmavet
Lo Lo Lo Ira Ra’
Ki Atta’ Imadi’
Shivtekha Umishantecha
Hema Hema Inaktamuni’

Anche se andassi
nella valle oscura
non temerei nessun male,
perché Tu sei sempre con me;
Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,
Con Te io mi sento tranquillo.

Gam Gam, canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23, inserita nella colonna sonora di Jona che visse nella balena, opera di Ennio Morricone.
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Eline Powell

Eline Powell

Del regista Faenza è uscito lo scorso 16 gennaio Anita B., tratto dal romanzo Quanta stella c’è nel cielo (Edit Bruck). La storia si svolge nell’Ungheria del 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale: Anita (Eline Powell), 16 anni, sopravvissuta ai campi di concentramento, deve ora affrontare nuove sfide, ritrovando coraggio e forza d’animo per poter realizzare i propri sogni bruscamente interrotti dai tragici eventi.
Il suddetto film ha avuto non poche difficoltà distributive nel nostro paese (ma verrà distribuito in Nord America e il 27 gennaio, Giornata della Memoria, sarà presentato al museo di Yad Vashem di Gerusalemme): in tempi di facili negazionismi e calcolati oblii non è tanto difficile esprimere a denti stretti l’ormai noto aforisma andreottiano (A pensar male, etc.), oltre ad esternare disappunto per il mancato coraggio volto ad offrire una reale diversificazione dell’offerta in sala.


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