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Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

Creato il 29 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Giovanna Russo 29 aprile 2013 Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

Un debutto a 360 gradi per la compagnia del Teatro delle Nevi, che ha portato in scena il 19 aprile scorso il suo primo dramma: Uno sguardo dal ponte, di Arthur Miller. Sul palco la tragica vicenda personale di Eddy Carbone, ossessionato dall’amore per la figliastra, sullo sfondo della fredda società americana degli anni ’50. Il sipario si apre su una scenografia curata nel dettaglio dal regista, Rodolfo Torrisi, che riproduce il ponte di Brooklyn, con la sua ragnatela di ferro e corde, corde che si allungano verso il pubblico, perché non sfugga, neppure per un attimo, la continuità tra finzione e realtà, tra scena e vita. A raccontare la storia l’Avvocato Alfieri, interpretato da Alessio Boschi, narratore onnisciente; una pedana divide la casa dove abita la famiglia Carbone dalla strada, sullo sfondo le luci dei grattacieli, parte del mito americano: vicino ma irraggiungibile. Il capolavoro di Arthur Miller è un’opera che ci affascina perché racconta l’eterno conflitto tra Passione e Ragione e affonda le sue radici nel teatro greco: il regista ha voluto omaggiare questo legame attraverso simbolici richiami scenografici, la recitazione naturale, le musiche evocative di Prokofiev, una colonna greca, il rinforzo dei contorni dell’avvocato Alfieri, moderno corifeo che guida un coro silenzioso di uomini e donne cupamente truccate che, in apertura e chiusura del dramma, simulano una danza muta, quasi a evidenziare l’ineluttabilità di ciò che sta per accadere, prima, e che si consuma, dopo. Eddy Carbone, scaricatore di porto di origini siciliane, costretto a ospitare i cugini italiani della moglie Beatrice, Marco e Rodolfo, arrivati clandestinamente, nel suo piccolo appartamento a New York e a convivere con loro, viene travolto dalla gelosia per sua nipote Catherine.

Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

Uno sguardo dal ponte nasce dagli studi dell’autore per un film sul fronte del porto di New York e da suoi appunti su un viaggio in Sicilia, la vicenda, in particolare, trae origine da un fatto di cronaca dal quale Miller fu profondamente turbato: «se questa storia era accaduta, e se non avevo potuto dimenticarla in tanti anni, essa doveva avere per me un qualche significato, e potevo scrivere ciò che era accaduto, e perché era accaduto; e del significato che ciò aveva per me, descrivere quel tanto di cui mi rendevo conto. Tuttavia desideravo lasciare l´azione così com’era, in modo che lo spettatore avesse la possibilità di interpretarne il significato interamente per conto suo, e accettare o respingere la mia interpretazione. Questa consisteva nell´orrore d´una passione che nonostante sia contraria all´interesse dell´individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento che egli riceve, e nonostante perfino ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad aumentare il suo potere su di lui fino a distruggerlo». Costante la presenza del tema dell’immigrazione: dalla clandestinità agli affetti abbandonati alla miseria, su tutto però domina cupo il dramma personale al quale va incontro Carbone, stupito prima e poi vinto dalla passione per la giovanissima nipote; Eddy si oppone inutilmente al sentimento che nasce tra i giovani Catherine e Rodolfo, alla fine, impotente, respinto come uomo, vede piano piano svanire anche la sua autorità di pater familias, messa in discussione dalle nuove presenze. Antagonista di Eddy è Rodolfo, interpretato da Michele Torrisi, esuberante e capace di cantare, cucinare, fare il sarto, sarà lui con la sua freschezza a spingerlo verso il baratro; Eddy, dopo aver cercato di separare i due innamorati, esasperato, decide di denunciare i cugini italiani e Marco, interpretato da Davide Bonanno, il più grande dei due, furioso, lo uccide.

Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

Questi gli ingredienti di un’opera che, nonostante il finale tragico, regala qualche sorriso al pubblico in sala. Il testo è basato sul tema classico di un amore insano che porta alla tragedia, inserendovi però interessanti e, per il tempo, coraggiosi elementi di critica sociale: la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà di adattarsi al nuovo mondo. Se il primo atto si svolge lieve e scorrevole, con poche avvisaglie di quanto potrebbe accadere, il secondo corre ineluttabile verso un finale tragico, sconvolgendo il pubblico e lasciandolo inerme, proprio come l’avvocato Alfieri, consapevole ma incapace di fermare lo svolgersi degli eventi. Giochi di luce e di fumo, toni esasperati, e le azioni disperate di Eddy, conducono verso il finale in un climax che va dal bacio provocatorio di Eddy a Rodolfo, alla denuncia dei due clandestini, fino all’omicidio: un susseguirsi di strappi al codice d’onore che regola i rapporti della comunità. Tutto ciò nonostante il tentativo dell’avvocato/narratore Alfieri, che cercherà di dissuadere Eddy dai suoi tentativi di allontanare Rodolfo, ricordandogli che la legge ha bisogno di prove. Il dramma è molto bello, con personaggi realistici e ben modellati. Nel cuore dello spettatore rimane il ruolo della dimessa e pragmatica Beatrice, Liliana Biglio, moglie di Eddy Carbone, che intuisce, svela e prova, tardivamente, a bloccare la passione per la bambina Catherine, cresciuta in casa e diventata donna troppo in fretta. Inquietante la figura di Marco, quando, dopo la denuncia che lo rimanderà in Italia, privando tutta la sua famiglia del suo sostentamento, attraverso un particolare effetto di luci-ombre giganteggia sulle quinte minacciando Carbone: in lui tutto il dramma di un padre ricacciato verso la povertà. Di particolare spicco è il personaggio di Eddy, ben interpretato per presenza scenica e pàthos da Rodolfo Torrisi, qui sia attore che regista, grande la cura della sua introspezione psicologica: grottesco, a volte, minaccioso. Catherine, la giovanissima Chiara Valentino, la figlioccia dei due coniugi e cittadina americana a tutti gli effetti, spicca per la sua frizzante personalità: spigliata e allegra, si contrappone nettamente agli altri personaggi, cupi e retrogradi.

Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

L’opera, che risale al 1955, rimane attualissima, sviscerando problematiche esistenziali e affrontando il tema tuttora scottante dell’immigrazione, ricordandoci che fino a non poco tempo fa eravamo noi italiani a dover essere ospitati e non ad ospitare. Il riconoscimento più importante è quello del pubblico che, anche in questa occasione, ha risposto entusiasta, unanimi i complimenti a fine pièce: «Siete stati SUPERLATIVI! Grazie delle splendide emozioni che siete riusciti a trasmettere con la vostra coralità», il plauso di Giuseppe, cui hanno fatto eco altri: «È stato uno degli spettacoli più belli cui io abbia mai assistito. Siete stati immensi, dal primo all’ultimo, non vedo l’ora di rivedervi in scena!».

Fotografie di Maurizio Panasiti

Uno sguardo dal ponte

di Arthur Miller

Regia: Rodolfo Torrisi – Aiuto regia: Liliana Biglio – Scenografia: Santo Balsamo – Trucco: Irene Tornabè – Mixer Audio&Luci: Claudio Cosentino e Enzo Cifalà – Service Audio&Luci: Salvo Coco

con Rodolfo Torrisi, Liliana Biglio, Chiara Valentino, Davide Bonanno, Michele Torrisi, Alessio Boschi

e con Carmelo Lorena, Gaetano Cittadino, Giampaolo Indelicato, Vito Imbrogiano, Giulio Cantali, Martino Mignemi, Giuseppe Sanfilippo, Angela Barbagallo, Giorgia Finocchiaro, Cristina Miceli, Giovanna Petralia, Daniela Torrisi

Produzione: Teatro delle Nevi di Catania

Aci Castello (CT), Teatro Grotta Smeralda, dal 19 al 21 aprile 2013

Uno Sguardo dal Ponte: il Dramma della Gelosia

 


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