Magazine Cultura
Alla fin fine ci siamo: sto per chiudere il mini-concorso “Uno squillo da lontano”, che è servito per scaldare i motori in attesa di ben altre tenzoni (non certo per ultima Deinos!).
Tuttavia i risultati di questo piccolo concorso, poco strombazzato e poco mostrato (casomai raccontato ^_^) sono stati clamorosi: una trentina di racconti in gara, tutti – e dico tutti – almeno al livello di sufficienza, più il solito gradito e gradevole passaparola. Molti di loro meriterebbero un premio a prescindere dalle specifiche del concorso. Presto darò a tutti i concorrenti la possibilità di inserire il proprio racconto in una pagina riassuntiva che verrà indicizzata sul blog e che rimarrà a memoria di questa esperienza. Ma manca ancora un piccolo step e lo vedremo a breve.
A quanto pare la voglia di scrivere e di gareggiare non manca, specialmente in spazi liberi da vincoli di sorta e da interessi di parte. Come spero che vi risulti essere il Blog sull'Orlo del Mondo.
Ora, giudicare è sempre difficile, specialmente se ci sono in ballo utenti che passano spesso da queste parti. Tuttavia io credo nella sportività e nella maturità di chi mi legge. Quando scelgo un vincitore di un concorso non guardo al nome, ma al racconto. In più, e questo lo sottolineo, il mio giudizio non è mai da intendersi come assoluto e incontrovertibile, bensì soltanto come espressione di un pensiero personale.
In questo caso specifico avevo detto che avrei deciso da solo il vincitore, ma sono di fatto davanti a un ex aequo tra due concorrenti. Quindi do la parola a voi: incollo qui sotto i due racconti e vi lascio tempo fino a domenica 16 ottobre per esprimere una preferenza. Dove? Nei commenti di questo post, indicando soltanto “voto il racconto numero 1” piuttosto che “voto il racconto numero 2”.
Non pubblico i nomi dei due scrittori. Sono comunque facilmente rintracciabili in Rete, ma forse preferite valutarli senza sapere se chi state votando è un vostro conoscente o meno.
Come vedrete sono due racconti molto diversi tra loro, eppure a me piacciono entrambi.
Buona lettura.
Racconto 1 (Le dimensioni contano)
-Pro…
-Pronto!
Madonna che sonno, ma che ora è?
I led rossi mostrano: 3:00.
-Chi parla?
La linea è disturbata, mi arrivano solo delle sillabe mescolate a scariche elettrostatiche.
-Come?
Questa volta la voce è nitida.
-Sono Marcello, chi parla?
Uno sbadiglio si impadronisce della mia bocca impastata.
-Anche io!
-Cosa?
-Anche io sono Marcello, e sono molto stanco, sono tornato a mezzanotte passata dall’aeroporto e ora vorrei dormire.
-Ti chiami Marcello?
-Sì te l’ho detto ora…bello scherzo, ora riattacco!
-No! Fermo, aspetta un attimo, come hai fatto a chiamarmi?
Mi alzo dal letto e accendo la luce.
-Ascolta, guarda che mi hai chiamato tu e alle tre del mattino!
Controllo sul display arancione del cordless il numero chiamante: sconosciuto.
-No, no tu mi hai chiamato, e come ci sei riuscito?
-Sei scemo? Sei tu che mi hai chiamato! Buona notte!
Mentre allontano la cornetta dall’orecchio per riporla sulla basetta, percepisco in lontananza:
-…è tutto distrutto…i telefoni…smesso di funzionare per primi…
-Cosa è distrutto?
-Quasi tutta la città, Piazza dei Miracoli è un unico cratere!
Adesso sono del tutto sveglio.
-Eh?
-Sono usciti da sotto terra, enormi, neri…hanno sfasciato tutto…ogni passo era un terremoto.
Divento tutto rosso e caldo in faccia.
-Hai rotto con queste stronzate!- scosto la tenda e osservo il lungarno, incorniciato dai lampioni di ghisa – Non è successo niente e Pisa è ancora lì dove è sempre stata!
-Ma… che giorno è?
Vorrei riattaccare, ma non ho più sonno.
-12, no 13 Settembre.
-Che anno?
-Eh?
-Dimmelo!
-2011…
-…
-Ci sei ancora?
-Non è possibile…noi siamo nel 2012!
-Dai continua, voglio vedere dove arrivi.
-Non mi credi vero? Eppure io sono Marcello Morini, vivevo a Pisa e…
-Dove hai trovato il mio nome, su facebook?
-Sembra impossibile, ma da quando ho visto il ponte di mezzo volare nel Tirreno…
-Cosa è impossibile?
-Che io sono te e che tu sei me, solo che io sono un anno avanti.
Mi rimetto a sedere sul letto, la cornetta scivolosa per il sudore.
-Vuoi una prova? Ti fidi solo dei fatti, proprio come me.
Ha ragione.
-Cosa…cosa ho fatto la scorsa settimana?
-A Settembre dell’anno scorso?
-Sì.
-Dunque…sì la seconda di Settembre?
-Sì.
-Allora…
-Buonanotte!
-No! Irlanda! Sei stato con Luisa in Irlanda!
Osservo allarmato la valigia con la fascetta adesiva con scritto:DUB
-Dove?
-A Dublino?
-Lo dovresti sapere sei me, no?
Comincio a credergli.
-Come si chiamava il gestore del pub della prima sera?
-Brian, quello che ci ha rivisto a fine settimana e ci ha chiesto come era andata la vacanza.
Mi rialzo e comincio a girare per la stanza.
-Ci credi ora?
-Sì.
-Sono le 3 del 13 Settembre, vero? Accendi la televisione!
Su Euronews, Cnn e Rainews sempre la stessa ripresa amatoriale del monte Fuji che esplode in una colossale pioggia di magma fosforescente, cenere e polvere grigia.
Negli ultimi istanti del filmato, ripetuto fino all’ossessione su tutti i canali, mi sembra di intravedere un’ombra, grande quanto il vulcano, che si muove all’interno della nube incandescente.
Racconto 2 (Uno squillo da lontano)
“Pronto?”
“Si?”
“Chi parla, scusi?”
“Io ho ricevuto la telefonata, Stanley”.
“Io sono Stanley, Amelia Stanley. Cosa vuole a quest’ora?”
“Qui c’è l’Apocalisse, non ho voglia di scherzare, chi cazzo sei?”
“Senti, hai rotto tu le palle, sono le tre di notte, quindi o mi dici che cazzo vuoi o chiudo”-
“…abbiamo la stessa voce”.
“Si certo, basta cazzate, adesso chiudo”.
“Aspetta…qui sta succedendo qualcosa...”.
“Ammesso che io abbia la tua stessa voce non pensi che sia una bizzarra casualità?”
“No…ho fatto un sogno, ne faccio sempre da quando loro sono atterrati sulla Terra, e la notte scorsa ho sognato che avresti chiamato”.
“Siamo messi bene, una pazza, alieni, apocalisse…addio”.
“No, no no no…! Ce l’hai ancora quella foto, dove lui è in macchina con il ciondolo a forma di osso?”
“….”
“Allora? Ce l’hai vero? Tu sai che non sto mentendo…quella foto presa prima di partire per il campeggio, dove ha preso i vermi mangiando cacca di capra, ricordi?”“Tu come?”
“Credo di aver capito…Io…sono te Amelia. Adesso ascoltami. Che giorno è oggi per te?”
“E’ il 16 aprile 2011”.
“2011?”
“Si…2011”.
“Qui è il 16 aprile 2031”.
“E Jules è ancora con me…con te?”
“E’ stato portato via ieri. Ma…nessuno è più stato ritrovato…intero”.
“Capisco. E cosa dovrei fare allora? Tutto questo è assurdo”.
“Devi ucciderti”.
“Che cosa?”
“Sono stata io a chiamarli, ad effettuare il contatto con il modulo ZW-1999. Adesso sono sulla Terra per colpa mia, e per mano mia non devono più venire. Tu ti devi uccidere”.
“Senti, non ho nessuna intenzione di dar retta ad un’ipotetica allucinazione temporale che mi ordina un suicidio preventivo, potresti essere tu stessa un’aliena con falsi ordini per annientare che ne so…la razza umana”.
“Lasciami pensare”.
“Un paio di palle ti lascio pensare. Io non mi ucciderò”.
“Fidati di me”.
“No”.
“E’ in gioco il pianeta, Amelia”.
“Me ne fotto, Amelia”.
“Aspetta…16 aprile 2011…, devo cercare una foto….eccola! Domani mattina ti alzerai, aprirai la finestra della mansarda e vedrai una piccola nave aliena con una scia verdastra passare. Poi tre luci bluastre, un lampo e più niente, queste riuscirai a fotografarle con la tua Diana Mini.
Comincerà tutto da lì.
Stanno venendo a prendermi, ho pochi minuti. Se vedrai quello che ti ho detto ti ucciderai? Lo farai, cazzo Amelia è dannatamente importante. No, stanno entrando.. Ame...hhhhh”.
Questo era ieri. Qui è cominciata la mia fine.
Questa mattina ho visto quanto predetto dalla folle telefonata.
Non si attraversa il tempo per niente. Mi fido di quella voce. Ho avuto una visione di un alieno che mi strappava il cuore. Non si muore immediatamente sai? L’ho visto mangiarlo, sputarmelo in faccia e sputare sul mio corpo.
Ho pensato tutta la notte a come fare.
L’ho fatto, Jules. La vita sta già abbandonandomi. E’ dolce sai…non ho paura.
Scivola via impercettibilmente. Ho sporcato tutto, le mie vene sono così sottili. Perdonami.
L’ho fatto solo perché non ti portassero via, amore. Me ne fotto del mondo.
Amelia
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