Un nichelino per ogni occasione in cui mi è toccata una variazione sul tema di "Non posso risponderti, non scrivo abbastanza bene". Ormai ci sono così abituata che ho quasi smesso di starci male.
Ci si può abituare a tutto, dicono.
Ho cominciato a bere da sola quand'ero a New York, ora me ne rendo conto. Facciamo finta che la colpa sia del mio spirito veneto.
Dopo New York ho cominciato ad avere problemi con i balconi.
Andavo sui balconi per fuggire. Mi rimpicciolivo e contorcevo pregando che qualcuno venisse a prendermi.
Ad un certo punto ci ho fatto l'abitudine, a vedermi in quelle condizioni. Mi dicevo, "non posso stare peggio di così", ma poi stavo sempre peggio.
Dopo mesi è stato chiaro che per stare meglio dovevo "vedere altra gente".
Un nichelino per ogni occasione in cui mi sono costretta alla socievolezza, per ogni infimo trauma derivato da tale scelta. Per ogni infimo trauma che torna a perseguitarmi quando non riesco a dormire.
Non riesco a dormire perché ci sono persone che ridono e scopano oltre il muro della mia stanza. Non riesco a dormire perché mi sono fatta un caffè all'una di notte, pensando che potesse avere senso.
Cosa stai facendo sveglia nel cuore della notte?
Sto trascrivendo i messaggi delle voci che mi impedivano di dormire. Sto barcollando. Sto cercando di inserire la chiave nella serratura. Sto pensando che faccio schifo. Sto pensando che sono bellissima e che non sono l'unica ad essere di quest'idea. Sto baciando una persona che non dovrei baciare. Sto ascoltando il primo album degli Smiths. Sto ascoltando Perfect From Now On. Sto guidando, e le strade sono deserte. Sto annusando un collo per ricordarne l'odore. Sto pensando a ciò che è andato perduto. Sto piangendo di nascosto. Sto sorridendo nella semioscurità. Sto costringendo qualcuno a guardarmi.