Era da un po’ di tempo che giravo intorno a Uomini che odiano le donne, ma l’eccessivo clamore che circondava questo romanzo e la mancanza di un'edizione realmente economica, mi avevano sempre portato a rimandare l’acquisto. Lo scorso dicembre, però, approfittando di uno sconto del 50% sull’edizione Vintage alla Fiera del Libro Usato di Milano, mi sono finalmente decisa ad acquistare uno dei romanzi più chiacchierati degli ultimi anni.
E’ innanzitutto doveroso sottolineare che, gran parte della fama della trilogia di Millennium, deriva dalla misteriosa scomparsa del suo scrittore, Stieg Larsson, che ha circondato di fascino e mistero sia la sua attività giornalistica che quella di romanziere.
Ed è stata proprio l’esperienza giornalistica di Larsson, secondo il mio modestissimo parere, ad aver penalizzato moltissimo questo primo volume. A rallentare la lettura e, in un certo senso a distrarre il lettore, è il racconto, fin troppo dettagliato, dell’affaire Wennerström. Trattandosi del motivo grazie al quale il nostro protagonista, Mikael Blomkvist, ha la possibilità di indagare sulla misteriosa scomparsa di Harriet Vanger, era prevedibilissimo un accenno, ma, personalmente, ho trovato eccessiva la scelta dell’autore di dedicare circa duecento pagine alla storia. Se devo essere sincera non è che mi interessasse particolarmente venire a conoscenza dei loschi affari di Wennerström, né di come il talentuoso giornalista abbia avuto la “soffiata”. Un racconto così dettagliato, infatti, sarebbe risultato utile se la storia principale avesse coinvolto direttamente l’uomo d’affari. Messa in questo modo, invece, la lunga digressione appare un semplice elogio che, lo stesso Larsson, dedica alla sua carriera da giornalista. Anche Larsson, infatti, dirigeva un giornale scomodo, anche lui, come il nostro protagonista, grazie a un fiuto eccellente riusciva a svelare “verità scomode”, anche lui aveva i "suoi nemici". Lo scrittore quindi attraverso la figura di Mikael non ha fatto altro che tessere le sue personalissime lodi.“Sprecare” duecento pagine di spiegazioni e dettagli, quindi, per me è stato un grossissimo errore visto che, nel momento in cui lo scrittore decide di dedicarsi alla storia di Harriet, il romanzo prende vita e riesce a trasportare un lettore annoiato nelle trame della famiglia Vanger. Harriet, Cecilia e Martin si trasformano da personaggi a pezzi di un puzzle sconnesso, accomunati da un oscuro passato sul quale è necessario far luce. Uomini che odiano le donne, quindi, diventa finalmente quello che “prometteva”: un giallo avvincente. Nonostante la ripresa, però, nel momento in cui il mistero di Harriet sta per essere dipanato, vediamo che Larsson inizia a diventare frettoloso e sciatto e porta il lettore a dedurre talmente prima la risoluzione del mistero di Harriet, che non ci sarà nessun coup de théâtre e quel climax, che lo ha tenuto vigile e attento per più di 300 pagine, non verrà mai “sciolto”. Larsson, infatti, è ansioso di tornare a parlare di Wennerström e a mostrare, ancora una volta, l’ingegno, la bravura e l’intelligenza di Mikael che, nel momento in cui si spoglia dei panni di investigatore e si cala in quelli di giornalista, risulta decisamente odioso. L’ultimo centinaio di pagine, quindi, tornano a far tediare il lettore, che non riuscirà né a metabolizzare, né a “dire addio” a quei personaggi le cui vite ha osservato da vicino. Uomini che odiano le donne, quindi, ha un’ottima parte centrale, ma sono la lentissima parte iniziale e le ultime pagine a far scemare la tensione e distrarre il lettore dalla storia. L’esperienza della lettura, almeno per me, si è conclusa nel momento in cui ho voltato l’ultima pagina.Il potenziale c’era, peccato averlo sprecato.
Alla prossimaDiana