Mi prendo una pausa dalla lettura in attesa di ricevere MockingJay di Suzanne Collins che ho pre-ordinato su bookdepository.
Scrivere di Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson mi aiuta a mettermi nella giusta prospettiva.
Evito il riassunto della trama perchè penso che non serva, data la popolarità raggiunta dal libro.
Personalmente mi è piaciuta moltissimo la prima parte della storia in cui Larsson si concentra sulla costruzione del personaggio di Blomkvist, della sua credibilità di giornalista attraverso la ricostruzione di uno scandalo che in questo caso è solo fiction.
Ho letto che molti avrebbero apprezzato un libro più corto, almeno 120 pagine meno, io non sono tra questi.
Devo ammettere che non appena Lisbeth Salender è comparsa sulla scena per me gli altri personaggi si sono un pò offuscati sullo sfondo, volevo leggere solo ed esclusivamente di Lisbeth.
E non credo che ci sia mai stata miglior scelta dell’attrice Noomi Rapace nel film originale svedese:
Lisbeth è una ragazza di 24 anni, ricoperta di percing e tatuaggi, un genio del computer che lavora per una società che gestisce sistemi di sicurezza. Ha una memoria fotografica, dono e maledizione.
Patologicamente antisociale, incapace di compromessi, bisessuale, resistente al dolore fisico, Lisbeth è in affido ai sistemi sociali da una vita. Sia la sua famiglia che il Sistema che avrebbe dovuto tutelarla hanno fallito ma ora è adulta e può difendersi da sola.
Lisbeth ha pochissimi amici, non si fida di nessuno ma a poco a poco si apre a Mikael, il suo sorriso aperto, la sua personalità volatile e solare.
Il tema centrale di questo primo libro è la violenza contro le donne, Larsson ha dichiarato che “il 46% delle donne in Svezia è stata vittima di violenza da parte di un uomo” probabilmente le cifre non sono molto diverse nel resto del mondo.
Larsson ha costruito un thriller che ruota intorno al problema e una volta che la storia prende ritmo è davvero coinvolgente.
Blomskiv e Lisbeth trovano una connessione tra l’investigazione in corso e alcuni passaggi del Levitico (Vecchio Testamento), un pizzico di esoterismo non mi dispiace mai ma in questo caso specifico ritengo che la scelta di Larsson non sia stata casuale.
Ci sono scene un pò forti di violenza: donne che sono sopravvissute al loro passato, donne che hanno scelto di passare all’attaco, donne straziate che non ce l’hanno fatta.
Queste scene non mi anno disturbato, se ci fosse una graphic novel di questa storia la comprerei subito.
Ho apprezzato molto:
* l’ambientazione nel paessagio svedese. Da sempre penso alla Scandinavia come ad un paesaggio bellissimo e candido abitato da persone pacifiche qui invece è uno scenario dominato dall’ambiguità dei suoi abitanti;
* Stieg Larsson era un giornalista e utilizza questa opportunità per fare qualche considerazione sull’etica del giornalista, il ruolo del reporter e perchè no…togliersi qualche sassolino dalla scarpa;
* Lisbeth, forse senza di lei questo romanzo non mi sarebbe proprio piaciuto. Non credo Larsson se ne sia reso conto ma ha creato un personaggio unico che resterà sempre impresso nella mia memoria;
* stimola il dibattito;
Il mio voto: 5/5
Em