Oramai dobbiamo rassegnarci. Sono finiti i tempi delle inchiestone sui giornali, che impegnavano giornalisti per giorni, talvolta mesi. Si parlava di lavoro, di Politica, ma anche di costume e società. Argomenti ad ampio respiro. Dicono che non interessano più. Poco o nulla importa se il lavoro non c'è più, l'economia non gira e aumentano i senzatetto (inciso: lo sapete chi sono gli autori della maggior parte dei furti che avvengono negli scaffali delle derrate alimentari dei supermercati? Bande di albanesi? Stormi di Rom in combutta con tribù senegalesi? No. Sono italianissimi pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese. Chiusa parentesi). Le disgrazie quotidiane, piccole o grandi, non interessano più. Non fanno più notizia, nell'accezione anglosassone del termine – del cane e dell'uomo; chi è morso e chi ha morsicato -. Bisogna fare di necessità virtù. Oggi giornali e Tv devono approfittare al meglio e al massimo di quella minima sintomatologia che è la vita dei Vip, i veri protagonisti del notro tempo, dell'era berlusconiana. La virata mass mediatica è addolcita anche dal fatto che questo governo ha trasformato i politici in Vip e viceversa. Un trasloco del presidente della Camera come una lite in diretta tra Belen e Corona; il divorzio del presidente del Consiglio come l'ultimo flirt all'Isola dei Famosi. Rassegnamoci, l'abbrivio è questo. Il malessere del popolino è il cane che morde ai polpacci un passante: che notizia è mai questa? L'appartamento di Montecarlo è la metafora del disagio di una nazione, dove ogni appiglio è buono per rafforzare questa alleanza spuria tra palcoscenico e dibattito politico. L'angoscia dell'inerzia sale ad ogni puntata dei talk show, che sono diventati sceneggiature da Telegatti piuttosto che tavole rotonde sulla democrazia. Rassegnamoci, quindi. Anche perchè, va detto e sottolineato, i Vip sono oramai molte centinaia di migliaia, forse milioni: senz'altro il ceto sociale più vasto e rappresentativo. Normali, siamo rimasti in pochi: praticamente invisibili.
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Oramai dobbiamo rassegnarci. Sono finiti i tempi delle inchiestone sui giornali, che impegnavano giornalisti per giorni, talvolta mesi. Si parlava di lavoro, di Politica, ma anche di costume e società. Argomenti ad ampio respiro. Dicono che non interessano più. Poco o nulla importa se il lavoro non c'è più, l'economia non gira e aumentano i senzatetto (inciso: lo sapete chi sono gli autori della maggior parte dei furti che avvengono negli scaffali delle derrate alimentari dei supermercati? Bande di albanesi? Stormi di Rom in combutta con tribù senegalesi? No. Sono italianissimi pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese. Chiusa parentesi). Le disgrazie quotidiane, piccole o grandi, non interessano più. Non fanno più notizia, nell'accezione anglosassone del termine – del cane e dell'uomo; chi è morso e chi ha morsicato -. Bisogna fare di necessità virtù. Oggi giornali e Tv devono approfittare al meglio e al massimo di quella minima sintomatologia che è la vita dei Vip, i veri protagonisti del notro tempo, dell'era berlusconiana. La virata mass mediatica è addolcita anche dal fatto che questo governo ha trasformato i politici in Vip e viceversa. Un trasloco del presidente della Camera come una lite in diretta tra Belen e Corona; il divorzio del presidente del Consiglio come l'ultimo flirt all'Isola dei Famosi. Rassegnamoci, l'abbrivio è questo. Il malessere del popolino è il cane che morde ai polpacci un passante: che notizia è mai questa? L'appartamento di Montecarlo è la metafora del disagio di una nazione, dove ogni appiglio è buono per rafforzare questa alleanza spuria tra palcoscenico e dibattito politico. L'angoscia dell'inerzia sale ad ogni puntata dei talk show, che sono diventati sceneggiature da Telegatti piuttosto che tavole rotonde sulla democrazia. Rassegnamoci, quindi. Anche perchè, va detto e sottolineato, i Vip sono oramai molte centinaia di migliaia, forse milioni: senz'altro il ceto sociale più vasto e rappresentativo. Normali, siamo rimasti in pochi: praticamente invisibili.
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