Un paio di settimane fa sono stata colta da una voglia irresistibile di leggere "Uomini e topi" di Steinbeck. Ho cercato tra i libri di mio padre e non l'ho trovato. Sono allora andata nella libreria di mio suocero, che possiede tutti i romanzi di Steinbeck, tranne ovviamente questo, e alla fine ho deciso di comprarlo. Sono arrivata allo stand Bompiani del Salone del Libro e non c'era. Sono andata disperata dal libraio dello stand e gli ho detto "La prego, mi dica che ha qualche copia in magazzino. Perché io lo devo assolutamente leggere". E' andato a cercare ed è ritornato sorridendo porgendomi il libro. E quindi, finalmente, sono riuscita a togliermi questa voglia.
Mi ero dimenticata quanto fosse bello leggere un romanzo di Steinbeck. Quanto lui riesca, tramite le sue parole, a prenderti e portarti in un mondo diverso e lontano, come lo può essere quello dell'America degli anni '30. Un mondo semplice, di braccianti e contadini in questo caso, che però in realtà racchiude tutte le complessità, tutte le sfumature del genere umano.
Un romanzo breve, questo "Uomini e topi". Poco più di cento pagine, che raccontano di due uomini, George e Lennie, lavoratori stagionali che viaggiano sempre in coppia. George è intelligente, forte, buono. Lennie è un gigante con il cervello di un bambino che non ha alcuna colpa o alcun potere sulle azioni che compie. George gli guarda le spalle, lo protegge, cullandolo nel sogno di un futuro idilliaco, con una casa e una terra tutta loro, dove allevare conigli e coltivare piante, senza dover più lavorare per altri. Un sogno a cui Lennie crede e per cui vive. Un sogno che a poco a poco conquista anche altri lavoratori, nell'ultima fattoria in cui i due si ritrovano a lavorare: un uomo che ha perso una mano e che vive con un vecchio cane puzzolente, entrambi inutili, entrambi sacrificabili; un uomo di colore che a quei tempi non poteva nemmeno vivere in mezzo agli uomini bianchi. Un sogno a cui anche George per un certo periodo ha quasi creduto. Finché la realtà, pura e semplice, ha infranto tutto.
La voce di George si fece più cupa. Ripeteva le parole, cadenzate, come le avesse pronunciate tante volte. "La gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga, e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani."
Lennie era felice. "E' così, è così. E adesso dimmi com'è per noi."
George riprese. "Per noi è diverso. Noi abbiamo un avvenire. Noi abbiamo qualcuno a cui parlare, a cui importa qualcosa di noi. Non ci tocca di sederci all'osteria e gettar via i nostri soldi, solamente perchè non c'è altro posto dove andare. Ma se quegli altri li mettono in prigione, possono crepare perchè a nessuno gliene importa. Noi invece è diverso."
Lennie interruppe. "Noi invece è diverso! E perchè? Perchè... perchè ci sei tu che pensi a me e ci sono io che penso a te, ecco perchè."
Forse si riesce a capire come andrà a finire ben prima che la fine arrivi. Eppure, mentre leggevo le ultime pagine, non ho potuto fare a meno di provare un forte magone dentro di me. Di quei magoni che ti perseguiteranno per qualche giorno e che lasceranno sempre un segno.
Il romanzo è scritto in modo semplicissimo, proprio perché alla gente più semplice era indirizzato: eppure è pieno di segnali, di simboli, di messaggi nascosti anche nei più piccoli dettagli, che probabilmente richiedono più di una lettura, a una certa distanza di tempo, per essere colti completamente.
Si tratta, insomma, di uno di quei libri che vanno assolutamente letti, e poi riletti e riletti ancora. Forse farà un po' male, ma alla fine è un po' tutto il mondo che lo fa.
Nota alla traduzione: la traduzione di questo romanzo è di Cesare Pavese. E' a lui che si deve l'arrivo di Steinbeck e di altri autori della letteratura americana negli anni '30, e sono contenta che il romanzo non sia stato ritradotto. Certo, lo stile è forse un po' antiquato ma rispecchia perfettamente l'epoca di ambientazione, rendendogli giustizia.
Titolo: Uomini e topi
Autore: John Steinbeck
Traduttore: Cesare Pavese
Pagine: 132
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Bompiani
ISBN: 978-8845268427
Prezzo di copertina: 8,90 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Uomini e topi
formato e-book: Uomini e topi (Tascabili Narrativa)