Sono stati giorni intensi: Pasqua, 25 aprile, bioparchi, uffici di collocamento, sole e diluvi universali…sono stata tutto fuorché una brava blogger, lo riconosco, mea culpa, mea grandissima culpa ma non mi sono mai fermata, col fisico e con l’immaginazione! Avrei voluto scrivere tante cose ma, un po’ per la mancanza di tempo e un po’ per il ritorno di un istinto primordiale al letargo da animaletto “puccioso”, le mie pagine cibernetiche sono rimaste in standby, per troppo tempo e decisamente me ne pento! Proprio per questo oggi, per rimediare alle mie mancanze, vi “regalo” due libri; bella roba, si potrebbe dire, però alla fine è ciò che faccio qui, nulla di nuovo, per quanto forse vi abbia annoiato fin troppo…chi mi ama mi segua altrimenti vi sorrido ugualmente :D una bella faccia happy per tutti voi!
Credo seriamente di aver messo a dura prova le capacità di sopportazione dei miei amici e forse proprio per questo Vanni, dolce metà della mia amata Nucci (come siamo cccciovani con tutti questi nomignoli), mi ha sommerso di romanzi nella speranza di destabilizzare il mio spirito organizzativo nonché tenacia e costanza nel mio percorso letterario. Ciò nonostante, dall’apertura del mio ovetto, ho fatto fuori due libri, decisamente discordanti rispetto ai miei gusti tradizionali ed è questo il lato che ho apprezzato di più: la possibilità di immergermi in mondi a me sconosciuti e sentirmi arricchita, cresciuta, la mia valigia si è fatta più pesante e qui non esiste Ryanair che possa provvedere.
Una delle mie principali peculiarità (e difetto allo stesso tempo) è la costante ricerca di una seconda faccia, di un lato nascosto o semplicemente più profondo; questo significa che non mi accontento mai di ciò che appare, sarebbe troppo facile per me fermarmi lì a ciò che è scritto, mostrato, detto o sentito. Io devo cercare e questo è senza alcun dubbio dato da una deformazione professionale con origini molto antiche: quando ero piccina i miei genitori, ogni volta che mi veniva fatto un regalo, organizzavano una caccia al tesoro che mi ha permesso di trasformarmi da piccola esploratrice di divani e piante domestiche a edificatrice di enormi castelli mentali. Tutta questa premessa per dire che, per quanto “Marina” di Carlos Ruiz Zafon e “Buona Apocalisse a tutti!” di Terry Pratchett e Neil Gaiman siano due letture decisamente all’opposto l’una dall’altra per stile, tematiche e provenienza geografica, io vi ho trovato il mio solito filo rosso d’Arianna. Si parla di integrità, della forza e al tempo stesso della debolezza insita nella natura dell’uomo: si parte da considerazioni sui massimi sistemi, il male contro il bene, Inferi e Paradiso, la corruzione dell’uomo che tenta di superare la limitatezza che lo caratterizza, la nostra volontà di oltrepassare i limiti, ma alla fine è la semplicità a fare da padrona. Non è Belzebù a lottare contro il Metatron ma un bambino di undici anni che decide di disobbedire al proprio padre, non è il Signor Kolvenik a compiere orrori sulla carne umana per sconfiggere la morte ma Oscar che realizza che essa esiste ed è ineffabile. La complessità dell’universo è all’interno dell’uomo, nella sua quotidianità, nelle sue scelte ed esperienze e, come è impossibile controllare il moto delle stelle o del sistema solare, così è nostro compito rinunciare alla gravosa impresa di trovare una soluzione a ciò che ci accade. Bisogna vivere e basta insomma, indirizzare il nostro destino laddove è possibile senza opporci a ciò che è più grande di noi.
Io, per quanto mi riguarda, prometto di non fare più assenze così prolungate nella speranza che mi si possa perdonare questa volta! La giustificazione è che sono un’eterna bambina e dovevo riprendermi dall’impegnativa ricerca del coniglio di Pasqua, sfuggente animale antipatico :)