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Negli ultimi anni spinti da un finto benessere, abbiamo costruito ovunque fosse stato possibile, senza tener presente quello che andava perso.
In questa corsa verso il cambiamento, raramente è stato fatto un vero esame sull’impatto ambientale, non importava ciò che esisteva da anni, si doveva fare tutto nuovo.
In questo modo le costruzioni, che una volta erano completamente integrate nell’ambiente, venivano demolite o abbandonate.
La stessa sorte l’hanno subita anche le fabbriche che hanno smesso di essere redditizie, sono prima stata abbandonate per poi il terreno (il più delle volte contaminato dai veleni industriali) essere venduto a prezzi esorbitanti.
Pochi giorni fa ho letto che recentemente è stato pubblicato un documentario/inventario di oltre 1000 villaggi abbandonati in Italia, l’autore raccontava che questi villaggi sono stati abbandonati perché la popolazione li crede infestati da spettri…
Da qui ho incominciato a pensare che, credenze popolari a parte, non sarebbe male se invece di continuare a costruire case ed edifici nuovi si incominciasse a mettere a posto le vecchie costruzioni.
Immaginatevi se ad esempio in campagna o in montagna, al posto di nuove costruzioni, che non centrano niente con l’ambiente, si iniziasse a far rivivere i vecchi paesini ridando al paesaggio la stessa armonia di una volta.
Forse non è cosi male iniziare a costruire il futuro partendo dalle esperienze del passato.
Qualcuno ha scritto che non c’è futuro senza passato; oggi aggiungerei che chi ha dimenticato il passato non ha futuro. MN
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