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Urbino, Nebraska (Torino)

Creato il 23 luglio 2014 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Quattro storie in cui si mescolano esperienze, ricordi, speranze, delusioni e angosce accomunate da un legame latente con un episodio accaduto tanti anni prima: questo è Urbino, Nebraska di Alessio Torino, edito da Miminum Fax e ufficialmente il libro di più nuova uscita (2013) che abbia letto quest'anno e da un bel po'di tempo (sto tenendo fede al mio proposito di svecchiare gli scaffali). Urbino, Nebraska (Torino)Sul fondo delle esistenze della studentessa in crisi Zena Mancini, dell'aspirante frate Nicola Chimenti, di Mattia Volponi e del giovanissimo Federico aleggiano lo stupore e l'amarezza della prematura scomparsa di Bianca ed Ester, due sorelle stroncate da un'overdose e ritrovate su una panchina ad Urbino. E proprio sulla città marchigiana fanno perno le quattro storie, dove si intrecciano sentimenti e paure che, per quanto cerchino di distaccarsene, segnano l'eterno ritorno ad un luogo del cuore, alle radici della propria esistenza: così Zena è come catturata prima dalla cultura artistica che la spinge ad abbandonare gli studi di economia in favore dell'archeologia, poi quasi incatenata ad Urbino e strappata al suo desiderio di un viaggio berlinese alla scoperta dell'altare di Pergamo proprio dal bisogno di rendersi utile a Dorina, la madre delle due ragazze morte, standole vicina nella sua malattia; così è difficile il distacco di Nicola dalla famiglia, con le delusioni di chi gli è stato accanto un'intera vita; così è proprio esplorando il proprio bisogno di separazione da Urbino e dai vincoli imposti dal padre che Mattia arriva a scoprire la sua vera vocazione professionale e umana.
Nei racconti si bilanciano spinte centrifughe date dalla volontà di cambiamento dei protagonisti del libro e tendenze centripete che li portano a rifugiarsi nel senso di affetto e nello stato di benessere dato dal trovarsi in una realtà conosciuta, protetta come la città dalle sue mura. Urbino chiude un mondo e tanti mondi in cui ogni strada, ogni angolo rappresentano un ricordo, un legame o una tradizione e la prosa scorrevole di Alessio Torino, cui posso solo obiettare un eccessivo ricorso a battute vuote sostituite da tre puntini di sospensione, ci fa immergere, pur senza facili lirismi, nelle vite di quattro sconosciuti accomunati da incontri incrociati, da nomi ricorrenti, da persone che hanno visto crescere e morire Ester e Bianca e da questa sorta di eterno ritorno che è a mio avviso riassunta dal breve e bellissimo racconto del piccolo Federico, che, alla morte del nonno, si impegna per portare avanti ciò che egli rappresentava ai suoi occhi.

Urbino, Nebraska (Torino)

Alessio Torino

 La mia inspiegabile avversione al racconto ha avuto, con Urbino, Nebraska, un nuovo colpo di solvente, facendomi desiderare una maggiore confidenza con questo genere narrativo di cui ho scarsa esperienza, ma che riconosco essere il terreno su cui molti autori dispiegano le loro armi migliori. Nel libro di Torino, insomma, ho trovato anch'io una mia sfida, un obiettivo da raggiungere, un piccolo movente per dare una svolta al mio mondo di lettrice.
C.M.

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