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Urge che i partiti (riformati) tornino al centro della politica

Creato il 21 febbraio 2012 da Gaetano61
Al di là del giudizio di merito sui provvedimenti fin qui presi dal governo Monti, il giudizio condiviso da molti e fatto proprio dallo stesso premier, è che solo un governo che non debba rendere conto del proprio operato agli elettori, possa prendere decisioni anche dolorose. Se passasse questo giudizio, come sta passando, vorrebbe dire che governi espressioni di partiti che si presentano alle elezioni, non sarebbero in grado, non sono in grado, di fare altrettanto: riformare le pensioni, colpire le corporazioni (vedremo comunque l'esito finale del decreto all'esame del Parlamento), iniziare una seria lotta all'evasione fiscale introducendo strumenti che, per quanto tardivi, stanno cambiando il rapporto tra fisco e contribuenti, aumentando il tasso di onestà di questi ultimi. Vorrebbe dire, cioè, che i partiti non sono all'altezza del loro compito, quello di elaborare e di aggregare il consenso intorno ad alcune linee di tendenza e poter poi, grazie ai voti ottenuti, tradurre quei programmi in azione di governo. Nella loro azione i partiti sarebbero, cioè, sempre frenati dal timore di perdere il consenso ottenuto, facendo così prevalere l'immobilismo ed il rinvio della soluzione dei problemi. Il pericolo di tutto questo è che la democrazia fondata sui partiti - perché la loro crisi non significa che se ne possa fare a meno - possa declinare a vantaggio di un governo della tecnocrazia. Se nella Seconda Repubblica la crisi dei partiti ha portato all'emergere del populismo mediatico, il rischio è che nella Terza che si sta aprendo l'abbiano vinta i tecnocrati e in ultima analisi i soliti noti, cioè i loro referenti nel mondo economico-finanziario. Da tutto questo, penso che la riforma della legge elettorale e una riforma della Costituzione basata sui pochi punti già emersi dal dibattito in corso (diminuzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto, potere di nomina e di revoca dei ministri in capo al presidente del consiglio) siano le condizioni minime per un ritorno della politica al centro del processo decisionale.

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