Quando un lavoratore dipendente necessita di liquidità, si trova davanti ad un bivio: domandare un prestito personale oppure optare per la cessione del quinto dello stipendio (o della pensione)?
Osservando i numeri forniti trimestralmente da Banca d’Italia – più precisamente la Tabella dei Tassi Effettivi Globali Medi -, si scopre che ad oggi la differenza è minima: per una manciata di euro la spunta la trattenuta in busta paga.
In entrambi i casi si parla di tassi di interesse in doppia cifra: i prestiti personali (a cui accedono anche i lavoratori autonomi) viaggiano all’11.93%, mentre quelli contro cessione del quinto all’11.49%.
Le cosiddette “cqs” presentano però alcuni vantaggi competitivi:
- La cessione del quinto dello stipendio (e della pensione) è un diritto. Questa tipologia di credito è infatti regolata dalla legge 181 del 05.01.1950 e dal DPR 895 del 28.07.1950. Ottenerla è un diritto di tutti i lavoratori dipendenti.
- La cessione del quinto è un finanziamento assicurato perché accompagnato sempre da una polizza che copre il rischio vita e il rischio impiego, a tutela degli eredi e del nucleo familiare.
- Infine, la cqs è un finanziamento a firma singola, vale a dire non richiede mai l’intervento di un garante, anche per somme superiori a 10.000 euro.
Per par condicio va però detto che di tanto in tanto vengono lanciati sul mercato prodotti di prestito personale che mettono tutti d’accordo, per la bontà delle loro condizioni.
Oggi per esempio spicca Duttilio di Agos Ducato Spa, un finanziamento con TAN fisso al 9% e TAEG al 10.70% che prevede, a fronte di una erogazione di 10.000 euro, una rata di 211.75 euro al mese per 5 anni, con la possibilità di saltare il pagamento di una rata all’anno e di estinguere anticipatamente il debito a costo zero (mentre generalmente c’è una penale dell’1%). Come dice quella pubblicità, cosa vuoi di più dalla vita? Oggi verrebbe da rispondere: un contratto di lavoro, magari.
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