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Artista: Ursa Major Titolo: Ursa Major Anno: 1972 Label: RCA (LSP-4777)
Line Up:
Greg Arama: bass Ricky Mangone: drums, vocals Dick Wagner: guitar, vocals Tracklist:
A1 Sinner 7:29 A2 In My Darkest Hour 5:26 A3 Silverspoon 6:14 B1 Stage Door Queen 5:26 B2 Back To The Land 6:47 B3 Lay Me Down 4:35 B4 Liberty And Justice 5:51
Seri pretendenti ad una medaglia nella categoria dei supermassimi, gli Ursa Major sono il competente terzetto di Dick Wagner (già coi Frost, poi con Lou Reed e Alice Cooper) titolare di un solo LP dal titolo omonimo, fuoriuscito dallo stesso Michigan di Amboy Dukes e Frijid Pink, ma che ha poco a che spartire con la foga proto-punk di Detroit. Un lavoro di quelli potenti e pomposi: sette tracce, tutti mid-tempo assai lunghi (oltre 40 minuti di album), costruiti su Toniommismi (la proprietà del termine e di Julian Cope) doom e rimbombanti come una campana di bronzo nell’antro di una cattedrale, spogliati però della nebbiosa paranoia religiosa albionica in favore di uno sfacciato ottimismo paramelodico tutto yankee; un po’ Kansas, un po’ REO Speedwagon costretti ad esibirsi al Gods of Metal. Per cominciare c’è l’eterna ouverture strumentale di Sinner che ammucchia riff su riff come una cover band dei Black Sabbath che le prova tutte per copiare 2112 dei Rush; poi Wagner si dimostra cantante con discrete smanie urlatrici, che avrebbe potuto ben figurare in qualunque gruppo NWOBHM tra il 1982 e il 1984. La tediosa In My Darkest Hour è l’obbligatorio numero acustico e melenso, ma per fortuna arriva subito il “RiffdellaMadonna” con Silverspoon, brano che sembra uscito dal lato A di Captain Beyond ed è mortificato solo da un imbarazzante pubblico sintetico, finto-live, come neanche nelle sit-com del 1978. Causa questo crollo di stile, il pezzo forte diventa Back To The Land una power ballad molto power, mediamente ballad, aperta da un motivo sinistro e quasi arabeggiante, con un filo di mellotron non fuoriposto, che appena prima di deragliare nella Valle della Noia sforna un gran riff alla Foxy Lady ed un assolone effettato che sarebbe piaciuto a Slash: un brano che può ben vantare discendenze importanti tra l’AOR più allineato di fine decennio. Puro yankeehardrock in Lay Me Down (meglio quella dei REO, ma solo il titolo è uguale…) mentre chiude Liberty And Justice, numero fintante soft che dopo un paio di strofe acustiche esplode con l’attacco roboante della batteria (ma guarda te che originale!); e se dopo il primo verso (when i was just a boy with my history books and my christmas toys…) vi viene un attacco di diabete, nervi saldi: il peggio deve arrivare. Evviva! Alla fine della battaglia ciò che resta è un sound notevole, quasi monumentale in certi momenti (vedi le bordate chitarristiche di Stage Door Queen), un album ben prodotto, che si dilunga un po’ troppo su ginnastiche hard senza tanto costrutto.
CD abbastanza a buon mercato su Amazon: 8 $ in USA, 8 euro (con spese di spedizioni un po’minori) in Germania, Inghilterra e Italia, addirittura 7,50 in Francia. Difficile trovare a meno su e-Bay a meno che non si viri sull’usato. Vinile non rarissimo ma scambiato a prezzi un po’ esagerati per il reale valore dell’album, e comunque consigliato ai soli Wagneriani: non meno di 70-80 $ per una buona stampa americana, 40-50 euro per la versione tedesca. A meno di non imbattersi in qualche affare, (c’è sempre qualche VG, tutto da testare, a 20-30 euro) se siete curiosi buttatevi sul CD.
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