Storico accordo tra Stati Uniti e Cina per porre fine al commercio d’avorio, che sta portando allo sterminio degli elefanti.
La Casa Bianca ha comunicato che i due Paesi sono pronti a emanare un divieto quasi totale sull’importazione e l’esportazione di avorio, che riguarda “restrizioni significative e tempestive per l’importazione di avorio come trofei di caccia” e anche “passi significativi e tempestivi per fermare il commercio nazionale d’avorio”.
Il presidente cinese Xi Jinping già in maggio aveva espresso la volontà di bloccare il commercio interno e la lavorazione dell’avorio, la Cina, difatti, è il primo paese al mondo nel commercio dell’avorio, seguito proprio dagli Stati Uniti. La dichiarazione di Jinping è ancor più rilevante se si pensa che in Cina è lo stesso governo a gestire il commercio delle zanne d’elefante.
Negli ultimi anni il prezzo all’ingrosso dell’avorio è letteralmente esploso, quadruplicando dal 2010 al 2014, per cui l’accordo cino-statunitense è visto come un passo cruciale per fermarne il commercio, causa dello sterminio di circa 30mila elefanti africani l’anno.
Ma non solo. Se i presidenti di due potenze internazionali si muovono per bloccare il commercio d’avorio c’è sotto di più che la semplice tutela faunistica e l’amore per i pachidermi. C’è infatti che il commercio illegale finanzia gruppi terroristici in tutto il mondo, dal Lord’s Resistance Army del famigerato Kony, che compie massacri e crea bambini soldato in molti paesi dell’Africa centrale, ad Al-Shabab con base in Somalia. Oltre al fatto che ormai sono anni che l’opinione pubblica spinge per dei divieti sull’avorio.
Nella popolazione cinese sta maturando una forte coscienza ecologica e anche il tema dell’avorio non fa eccezione: secondo un sondaggio condotto quest’anno da Wild Aid, il 95% degli intervistati a a Pechino, Shanghai e Guangzhou ha dichiarato che il governo cinese dovrebbe bandire la vendita dell’avorio. Nella stessa indagine si è scoperto che la consapevolezza del bracconaggio è aumentata del 50% dal 2012.
Forse tutto questo scrivere, parlare e manifestare sta dando i suoi frutti…ora tocca ai Governi!