USA ed Europa contro Gheddafi. Via alle azioni militari. A chi gli oneri e a chi gli onori?

19 marzo 2011 | Politica | Permalink

USA ed Europa contro Gheddafi. Via alle azioni militari. A chi gli oneri e a chi gli onori? Ormai il dramma giapponese è passato da priorità UNO a priorità DUE. Torna in auge, o se volete, in classifica, Gheddafi e la sua banda di rivoluzionari che lottano per mantenere il potere contro i ribelli. In verità, siamo alle solite: nei paesi arabi, e in generale in quelli del terzo mondo, è difficile capire chi siano i buoni e chi siano i cattivi. Un po’ tutti sono buoni e un po’ sono cattivi. Dipende dai punti di vista… e dagli interessi dell’occidente.
E per quanto riguarda questo interesse, pare che questo punti a considerare Gheddafi un cattivo. Seppure fino a ieri tutti i paesi del cosiddetto occidente ci dialogavano allegramente, compreso il nostro. Intendiamoci: Gheddafi è sicuramente cattivo, fosse solo perché è un dittatore. E i dittatori sono cattivi per antonomasia: potrebbero anche fare le migliori riforme del mondo (ma non è il caso di Gheddafi), che restano comunque cattivi. A meno che non siano comunisti. In tal caso, sono buoni per definizione. Vedere Castro e compagni cantanti.
Tornando comunque a Gheddafi, l’occidente si accorge che deve essere cancellato. Sarà per caso che il rais libico stava vincendo la partita contro i ribelli? Mah! Credo proprio che questa sia la verità. Finché egli era in difficoltà, l’Europa e gli USA restavano a guardare, e non importava che morissero degli innocenti. Poi però Gheddafi ha deciso di andarci pesante, e allora ecco che Obama, Sarkozy e Cameron hanno deciso che forse è meglio intervenire. Ovviamente coinvolgendo anche il nostro paese, senza il quale nessuna azione militare sarebbe possibile.
Direi che potrebbe starci. Sì, il gioco potrebbe valere la candela, a una condizione: che poi l’Italia non venga lasciata sola a spellare la patata bollente dell’ondata di profughi libici. Se Sarkozy, Obama e Cameron intendono impedire a Gheddafi di riprendersi la Libia, devono anche garantire al nostro paese che le conseguenze di questa decisione non ricadano esclusivamente sull’Italia. Devono prendersi, in altre parole, non solo gli onori, ma anche i dovuti oneri. E questi oneri sono tutti i profughi che decideranno di lasciare il paese in fiamme.
Ovviamente un ruolo decisivo sulla questione lo avrà anche l’Italia che certamente non potrà lasciarsi mettere i piedi sopra dai suoi alleati, sempre pronti a chiedere di usufruire del territorio italiano per le loro azioni militari, ma quasi sempre restie a concedere i loro per ospitare i poveracci che fuggono dalle bombe e dalle mitragliatrici. Ah, quelli sono robe italiane… Mica nostre. Già mi pare di sentirli obiettare.
Magari la mia è solo una paura infondata, ma con nazioni come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, mai dire mai. La loro mentalità è ben diversa da quella italiana, sempre improntata alla fiducia e alla disponibilità, e sempre orientata alla tutela dell’interesse internazionale. Al contrario di quella dei succitati paesi, piuttosto orientata alla tutela dei loro particolari interessi. Non che questo sia completamente un male, intendiamoci. Se anche noi fossimo un po’ più egoisti, probabilmente oggi saremmo fra i Big del mondo. Quelli veri, quelli che non si incontrano nei summit ufficiali dei vari G.x, ma che ciononostante sanno sempre come comportarsi davanti a crisi come questa; soprattutto se c’è da ottenerne qualcosa in cambio.
Sta di fatto, che ormai i giochi sono fatti e l’Italia ha prestato il proprio consenso (non avrebbe potuto fare diversamente). Il problema è il domani. Cosa accadrà una volta che il rais libico sarà cacciato via? Chi prenderà il potere in Libia? Chi sostituirà il regime di Gheddafi? Se qualcuno di voi pensa che sarà una democrazia, evidentemente vive su un altro pianeta… che però per sua sfortuna non è molto lontano dai confini libici…