NEW YORK - Dopo la dieta paleo, la dieta selvatica. E’ l’ultima tendenza negli Stati Uniti in fatto di alimentazione per dimagrire. Una dieta che, al contrario della paleo, si basa su una grande quantità di vegetali, in particolare amari, come cipolline fresche, patate rosse, carciofi, pesche bianche e mele verdi. In generale qualunque ortaggio, frutta o verdura che sia, dal sapore aspro.
Il concetto base di Jo Robinson, autrice del libro “Eating on the wild side” (“Mangiando da selvaggio”) è l’uso a più non posso di fitonutrienti: le sostanze che si trovano in ortaggi e frutti, soprattutto quelli che ricordano i sapori più amari ed astringenti delle verdure selvatiche.
“Questi fitonutrienti, spiega la Robinson, hanno proprietà antiossidanti che riducono l’infiammazione alla base di malattie quali le cardiopatie, la obesità, il diabete, persino il cancro. Ed alcune piante ne contengono persino 30″.
“Molte piante selvatiche usate dai nostri antenati lasciavano un sapore amaro o aspro in bocca, ma poi con l’avvio delle coltivazioni, gli esseri umani hanno tentato di aggiungere sapori più dolci, che hanno abbassato la concentrazione e la qualità dei fitonutrienti”.
Ecco allora che la dieta selvatica, pur non suggerendo di addentrarsi nelle foreste alla ricerca di erbe selvatiche, dà consigli precisi su quali verdure e frutti prediligere nella alimentazione quotidiana.
Qualche esempio: le cipolline fresche contengono 5 volte l’ammontare di fitonutrienti delle cipolle regolari, le patate rosse del Perù hanno una quantità 28 volte più alta di una sostanza anti-cancerogena delle patate bianche e gialle. I cuori di carciofi sono una mano santa: avrebbero praticamente più antiossidanti di qualsiasi altra verdura. Quanto alla frutta: le pesche con polpa bianca contengono 5 volte l’ammontare di fitonutrienti di quelle a polpa gialla, stesso discorso per le mele verdi rispetto a quelle rosse.