A me gli ultimi dischi degli Annihilator fanno tipo questo effetto qui
Venuti fuori troppo tardi per non cadere troppo presto vittime del grande riflusso del metallo tradizionale avvenuto negli anni ’90 (anche se c’è chi – come il nostro Charles – esce pazzo per Set The World On Fire) e condannati dal non essere mai riusciti a riavvicinarsi ai livelli dei due primi, splendidi dischi, gli Annihilator vissero una seconda giovinezza a cavallo del 2000, quando alla voce arrivò un Joe Comeau fresco di split con gli Overkill, dove suonava la chitarra. Molto più del precedente disco del proverbiale “ritorno al thrash” (il revivalistico Criteria For A Black Widow, che vide l’estemporaneo ritorno di Randy Rampage dietro il microfono), Carnival Diablos e Waking The Fury erano probabilmente le migliori prove dei canadesi dai tempi di Never, Neverland. Ai lavori successivi ho sempre dato un’ascoltatina per affetto quando uscivano ma nessuno di loro è mai riuscito a resistere nel mio stereo. Il problema degli Annihilator è che hanno dei confini creativi allo stesso tempo troppo limitati e troppo flessibili. Cioè, quando si mantengono nei cardini del loro techno-thrash ultratecnico e nervoso per un po’ divertono ma alla fine mostrano la corda perché i riff sono sempre quelli, laddove quando tentano di cambiare registro la fanno quasi sempre fuori dal vaso (anche se il penultimo Feast, riascoltato oggi, non era malissimo, ci aveva pure gli stacchetti funky alla Mordred). Ora se ne è andato il cantante Dave Padden, che dal 2004 era l’unico membro fisso in una formazione di session intercambiabili: di fatto gli Annihilator sono sempre stati una one-man band di Jeff Waters, che nel nuovo Suicide Society si prende carico pure delle voci con risultati discreti, a quanto emerge dalla title-track, il cui video trovate qua sotto. Suicide Society esce su UDR Records in questi giorni. Non sappiamo se ci siano relazioni tra l’etichetta e il mitologico partito fondato nel ’98 da Mastella e Cossiga e durato ben nove mesi.
L’improvvisa resurrezione dei Satan, divinità minori della NWOBHM, ha avuto meno risonanza di quanto meritasse. Life Sentence, uscito nel 2013, era davvero un bel disco. A ottobre esce Atom By Atom su Listenable e i due pezzi usciti in anteprima (che potete ascoltare a questo link) promettono assai bene.
Vi congedo con il nuovo singolo dei Tank, quelli di Mick Tucker e Cliff Evans. Qualora non lo sapeste, i due nel 2007 si sono separati dal cantante e bassista Algy Ward, il quale però ha continuato a fare anch’egli musica a nome Tank con una sorta di one-mand autoprodotta che ha cacciato nel 2013 un disco che non ho mai ascoltato. Mantenendosi su una solida media artigianale, Tucker e Evans hanno invece pubblicato tre album in cinque anni, l’ultimo dei quali, Valley of Tears, esce proprio domani. La nuova sezione ritmica è formata dall’ex Sodom Bobby Schottkowski e da Barend Courbois, attuale bassista dei Blind Guardian. Alla voce c’è addirittura l’ex cantante dei Dragonforce. (Ciccio Russo)