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Ushahidi e i nuovi testimoni del giornalismo digitale

Creato il 29 luglio 2010 da Leliosimi @leliosimi

Raccogliere e condividere notizie e informazioni, in modo collaborativo e partecipato, utilizzando software open source e i media sociali per coinvolgere i cittadini e dare voce alla “folla”. Aggregare poi i dati in cartografie digitali interattive caratterizzate da una grande leggibilità (anche per informazioni molto complesse) e semplicità d’uso per rendere accessibili a tutti informazioni di vitale importanza per la comunità. I progetti che utilizzano applicazioni mash-up per costruire mappe crowdsourced e visualizzazioni infografiche dei dati hanno sempre più peso nel giornalismo digitale. Alla Knight Foundation lo hanno capito da tempo visto che, lo scorso mese di giugno, al News Challenge 2010 – il fondo gestito dalla Fondazione per finanziare i migliori progetti per l’innovazione nel giornalismo – una sostanziosa fetta dei 2,7 milioni di dollari messi quest’anno a disposizione dei vincitori, sono stati destinati proprio a progetti come CityTracking (400mila dollari), GoMap Riga (250mila), TileMapping (75mila) che realizzano strumenti per la visualizzazione grafica dei dati, il mapping e la geolocalizzazione delle notizie.

Non è la prima volta però che la ricca Fondazione Knight finanzia progetti di questo tipo, anzi, proprio lo scorso anno è  stato premiato il più importante: Ushahidi, nato solo tre anni fa ma già molto famoso e applicato.

Ushahidi può essere utilizzato da tutti e si basa sul software FrontlineSMS, quando un’informazione viene inviata da un computer o da un cellulare alla piattaforma l’amministratore web del sito può decidere di inviare un messaggio di testo al mittente e di verificare le informazioni, oppure inviare degli alert a un certo numero di utenti, o ancora, può pubblicare le informazioni su una mappa interattiva (la tecnologia utilizzata e GoogleMap) con informazioni sulla localizzazione degli eventi segnalati.

Nato alla fine del 2007 per monitorare e testimoniare (il suo nome significa proprio “testimone” in lingua swaili) gli scontri avvenuti dopo le elezioni presidenziali in Kenya (riuscendo così ad aggirare la censura), il progetto è stato utilizzato in molti altri eventi per costruire le crisis-mapping: come già detto ad Haiti, ma anche in occasione del terremoto in Cile, durante le elezioni in Afghanistan, e più recentemente per il disastro ecologico a largo del Golfo del Messico.

La piattaforma open source e partecipativa ha fatto così parlare molto di sé, e per più di una ragione: innanzitutto come detto per il suo utilizzo fatto dopo il terremoto ad Haiti, quando si è rivelata assolutamente indispensabile per moltiplicare le fonti di informazione e poi per la capacità di gestirle in modo innovativo ed efficiente. Poi anche perché quella di Ushahidi è decisamente una bella storia da raccontare: Ori Okolloh giovane avvocato e blogger, che lo ha ideato e quasi tutti gli sviluppatori del progetto sono nati in Africa, decisamente lontano dai luoghi abitualmente deputati alle startup innovative. Non è un aspetto di secondario, Ushahidi nasce con nuove logiche, si fonda culturalmente su altri princìpi, come ha fatto notare Anand Giridharadas sul New York Times in un articolo che presenta con toni entusiastici il progetto:

Ushahidi rappresenta inoltre una nuova frontiera di innovazione. Silicon Valley è stato il paradigma imperante dell’innovazione, con le sue università, i finanzieri, i mentori e i ricchi brevetti. Ushahidi viene da un altro mondo, nel quale lo spirito imprenditoriale nasce dal disagio e gli innovatori sono concentrati sul fare di più con meno, piuttosto che a venderti l’ultima versione aggiornata dei loro prodotti.

Nel gennaio del 2009 la piattaforma è stata poi utilizzata da Al Jaazira Labs sul sito War on Gaza per sperimentare, durante l’operazione militare “Piombo Fuso”, un social reporting per integrare le notizie sugli scontri provenienti dalla zona di guerra, con aggiornamenti in tempo reale mandati dai cittadini di quelle aree attraverso email, tweet, post, sms dai loro computer o dai telefoni cellulari.

Ushahidi e i nuovi testimoni del giornalismo digitale

Proprio quest’ultimo utilizzo fa sempre più pensare a potenzialità ancora tutte da applicare nel campo del giornalismo. Ne è convinto uno dei responsabili del progetto, Patrick Meier, che intervistato dal Nieman Journalism Lab [qui il video tratto dall'intervista] sottolinea come le applicazioni del progetto possano essere sempre più utilizzate anche dai grandi media come Cnn o ProPublica per moltiplicare le proprie fonti elevando decisamente, non solo nei momenti di emergenza ma anche nel lavoro quotidiano delle redazioni, la qualità delle notizie e l’approccio collaborativo tra professionisti dell’informazione e cittadini.

Ushahidi non accenna a fermarsi, sta infatti continuando a crescere e svilupparsi con spin off e nuovi progetti e strumenti. Uno di questi, ad esempio, è SwiftRiver un software, ovviamente rigorosamente open source e utilizzabile da tutti, che affronta uno degli aspetti più importanti del lavoro sul crowdsourcing e le tecnologie wiki: la verifica e la validazione delle informazioni generate dagli utenti.

Un altro progetto legato a Ushahidi  è Tilemapping (come già detto tra i vincitori del News Challenge 2010) sviluppato da DevelopmentSeeds (società specializzata in progetti tecnologici per organizzazioni internazionali) che si annuncia molto interessante e che è ancora nella fase iniziale.

Ecco come Eric Gundersen, presidente di DevelopmentSeed, presenta il progetto al Nieman Journalism Lab:

Attraverso le mappe e con i nuovi dati che sono sempre più a nostra disposizione, possono essere raccontete un sacco di grandi storie. il progetto Tilemapping vuole sfruttare la potenza narrativa delle nuove tecnologie per aiutare i media – i media comunitari, in particolare – per creare mappe iper-locali  con la visualizzazione di molti dati, che però possano  essere facilmente implementate e condivise. Questo strumento è rivolto sia a giornalisti e, più in generale, anche alle comunità e ai cittadini che le abitano. I giornalisti saranno in grado di raccontare storie in maniera più strutturata, mentre i cittadini saranno in grado di creare connessioni con la loro comunità in modo nuovo.

Ushahidi e i nuovi testimoni del giornalismo digitale

Infine segnalo brevemente (magari vale la pena di tornarci nuovamente in un prossimo post) un altro progetto finanziato dalla Fondazione Knight (è quello che si è aggiudicato il premio più consistente) CityTracking che è una startup che nasce da Stamen Design uno studio specializzato nella visualizzazione digitale dei dati (“data visualization is a medium” è il credo di Eric Rodenbeck il suo fondatore) ed ha come obiettivo quello di incentivare la condivisioni di informazioni di enti pubblici con i cittadini, rendendole il più leggibili possibile e quindi facili e immediate da capire. Stamen già da qualche anno ha realizzato (per le città di Oakland e San Francisco) Crimespotting, un’applicazione che permette di visualizzare l’andamento della criminalità in tempo reale. Ovviamente anche in questo caso possono partecipare tutti i cittadini all’implementazione delle notizie attraverso email e strumenti social.

Ushahidi e i nuovi testimoni del giornalismo digitale

approfondimenti e fonti

Pagina Twitter di Ushahidi

What journalists should know about Ushahidi

Mobile report, grida d’aiuto via sms (Il Messaggero)

Knight News Challenge: TileMapping wants to bring the mashup mentality to local maps

Citizen Voices (Forbes intervista Ory Okolloh)

Ory Okolloh: l’autrice di Ushahidi sogna e progetta il Kenya 2.0 (bell’articolo di Raffaele Oriani di Wirerd riportato dal blog Grow in Africa)

Dall’Africa a Palo AltoCrisis mappers per Haiti (Repubblica)

Ory Okolloh e il successo di Ushahidi (TheBlogTV)


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