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UTZ di Bruce Chatwin (1940 - 1989)

Creato il 15 ottobre 2014 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr
UTZ di Bruce Chatwin (1940 - 1989)

“Il 7 marzo 1974, un’ora prima dell’alba, nel suo appartamento di via Sirokà 5 che dava sul vecchio cimitero ebraico di Praga, Kaspar Utz morì di un secondo colpo da tempo previsto”.

Così si apre il romanzo (l’ultimo scritto da Chatwin, a circa un decennio dal capolavoro In Patagonia); questo testo piacerà a chi ama il lato magico di Praga ed è in fondo anche un atto d’amore e di fedeltà verso la città. La passione del barone Utz sono le ceramiche di Meissen di cui è grande collezionista. Il protagonista della vicenda ricorda molto l’imperatore Rodolfo II di Boemia, mecenate, protettore di Brahe e Keplero, appassionato di alchimia e Cabbala, nonché estimatore del giocoso pittore Arcimboldi. L’altra figura praghese di riferimento per lui è il rabbino Loew che secondo la leggenda costruì con l’argilla l’essere vivente noto come Golem. Ci viene spiegato che il Golem in quanto plasmato dall’uomo e non da Dio, era una bestemmia e una creatura votata alla disintegrazione: “Un Golem con la sua presenza era un monito contro l’idolatria - e sollecitava attivamente la sua distruzione”. Anche la passione dell’aristocratico, ossia il collezionare beni artistici, è una forma di idolatria di cui Kaspar è consapevole. Il trinomio Golem-idolatria-distruzione percorre tutto il romanzo.

Questi due personaggi, Rodolfo II e Loew, forniscono l’intelaiatura storica e filosofica al protagonista e alle sue manie; in pieno ‘900, il barone, con la giocosità e i paradossi cari a tante storie ebraiche, racconta a uno scrittore straniero in visita a Praga come è nata la ceramica, mescolando Paracelso, gli alchimisti, rabbini e imperatori. Abile affabulatore, non manca di lasciare sempre un velo di compiaciuta ambiguità. In una delle conversazioni, il suo interlocutore gli chiede se le ceramiche sono vive. “Lo credo e non lo credo”, risponde sornione. Aggiunge significativamente: “Nel fuoco le porcellane muoiono e poi tornano a vivere. Il forno, deve capire, è l’inferno”. La celebrazione di questi oggetti fa capire che essi per Kaspar sono una sostanza autentica, un “antidoto alla decadenza”, cercati dai potenti per la loro forza di talismani, dotati di una energia immutabile che fa risaltare invece la labilità dell’uomo: “Le cose sono lo specchio immutabile in cui osserviamo la nostra disgregazione. Nulla ci invecchia di più di una collezione di opere d’arte”. Utz considera le sue porcellane come la vera realtà; sono un Assoluto, mentre tutto il resto è secondario, imperfetto, corrotto e come tale pericoloso. Il barone deve difendere i suoi tesori proprio dalla prosa del vivere, dai “rumori di fondo” della storia, in cui rientra tutto, dalle guerre, alla Gestapo, al regime comunista e ai suoi sgherri.

Kaspar colleziona anche statue che rappresentano tra gli altri Arlecchino, Pantalone, Pulcinella; lo stesso aristocratico, come le maschere della Commedia dell’Arte, deve ricorrere a trucchi e furbizie per proteggere le sue cose. Le autorità del regime giungeranno a lasciargli solo la custodia dei beni (dichiarati proprietà dello Stato) e a mettergli microfoni in casa per controllarlo.

Il romanzo si era aperto con il funerale di Utz; la conclusione ci parla di un’altra scomparsa, quella della collezione, misteriosamente sparita e inutilmente cercata dopo il decesso dell’uomo. Dov’è finita? Lo scrittore che ha conosciuto il collezionista indaga nella Praga degli anni ’70, rintracciando e interrogando conoscenti e amici del defunto. Potrebbe essere un trucco alla Arlecchino di Utz, oppure la moglie sa qualcosa ma non parla; forse Kaspar ha distrutto tutto e ammucchiato gli amati tesori nei cassonetti sotto la sua casa, dato che gli oggetti idolatrati sono una bestemmia e vanno liquidati.

Hanno vinto i “rumori di fondo” della storia o l’astuzia del barone? L’enigma è affascinante. Il lettore potrà ragionare e riflettere sulle varie ipotesi, ricordando sempre che siamo a Praga, la misteriosa città dove il soprannaturale è ancora possibile.


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