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UVA NOIR - di Gabriella Genisi

Creato il 27 giugno 2012 da Ilibri
UVA NOIR - di Gabriella Genisi UVA NOIR - di Gabriella Genisi

Titolo: Uva noir
Autore: Gabriella Genisi
Editore: Sonzogno
Anno: 2012

Sto leggendo le prime pagine di un nuovo romanzo. Sono sul treno delle Ferrovie Nord che quotidianamente mi porta a Milano. Decisamente divertenti, le prime pagine del libro fresco fresco, al punto che non riesco a trattenere le risate. Il viaggiatore che ho di fronte, anziché schiacciare un pisolino (è il primo treno del mattino, potrebbe anche essere naturale appisolarsi!) mi guarda incuriosito. E allora io sollevo il libro, in modo che il mio dirimpettaio veda che non sto leggendo l’ultimo della Litizzetto: perché la fonte delle mie risate è “Uva Noir” di Gabriella Genisi.

Il motivo della mia ilarità sta nella scena iniziale: Lolita Lobosco, il commissario più erotico della nostra stravagante penisola, inaugura la sua terza avventura (“Uva noir” è il frutto che Gabriella ci offre dopo “La circonferenza delle arance” e “Giallo ciliegia”) con una scenetta da commedia americana rivisitata attraverso personaggi intrisi della migliore italianità.

Sì, perché Lolita – di proposito, “come un teppistello da quattro soldi” – guida la sua auto in modo da schizzare l’acqua di una pozzanghera su Giovanni Panebianco, “il cherubino biondo della Procura”: l’uomo più ambito dalle donne baresi, Lolì compresa e in prima fila.

La scena mi ricorda “Il visone sulla pelle”, film americano che si apre con un inamidato Cary Grant nel ruolo dell’industriale Philip Shayne, la cui Rolls Royce - passando su una pozzanghera - copre di fango Doris Day alias Cathy Timberlake, un'ingenua ragazza di provincia che sta per recarsi a un colloquio di lavoro.

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Ovvio, si tratta soltanto di un’assonanza. Cary Grant non inzacchera ‘la fidanzata d’America’ di proposito, mentre Lolita agisce con premeditazione tutta femminile in una scena ove l’auto non è una Rolls bensì “il Maggiolone cabrio bianco latte del ‘71” e il ruolo uomo-donna è invertito, in un’epoca ove “eccoli lì i superuomini italiani. Perennemente inadeguati, davanti a una donna più forte. Forse andrebbero rieducati, ‘sti ragazzi. Bisognerebbe spiegarglielo che tutto cambia, donne comprese.”

Lolita è personaggio composito: ha un cuore grosso così, sensualità da vendere e opera con moderata incoerenza rispetto al ruolo istituzionale che ricopre (per dire: passa con il rosso e subito dopo piglia una bella multa per divieto di sosta. E, interpretando l’immaginario erotico collettivo, consuma il suo primo rapporto amoroso con Giovanni … negli uffici della questura), ma soprattutto si emoziona di fronte allo straziante caso che deve affrontare: l’omicidio del piccolo Morris, figlio dell’arrivista “Uva ‘gnura” (l’uva nera del titolo francesizzato) e di Lorenzo Milone, farmacista dall’instabile equilibrio psichico che si è lasciato catturare in un matrimonio di convenienza da Lorena “Uva ‘gnura”. Una donna che è un incrocio tra una escort e una delinquente dedita a traffici illeciti in combutta con due loschi fratelli.

Perché Lorena non ha denunciato la scomparsa del figlioletto, avvenuta almeno due giorni prima del ritrovamento del cadavere?

A questo e ad altri quesiti deve rispondere Lolì, peraltro impegnata, in parallelo, a risolvere un enigma che la riguarda direttamente: identificare l’autrice delle scritte ingiuriose che compaiono nel parcheggio della questura e che le danno apertamente della ‘pu@@ana’.

Sullo sfondo ci sono: la Bari assediata dal mare e da reati spesso crudeli, la nuova generazione della malavita, la dinastia degli arricchiti e lo stuolo delle intrattenitrici di alto bordo.

Come nelle precedenti avventure, anche in “Uva noir” Lolita interseca altri personaggi celebri della letteratura contemporanea: in una telefonata, il commissario Montalbano le sottopone un’intuizione risolutiva sillabando: “Cherchez la femme”. Mentre ha un sapore cultural-culinario l’incontro tra il bel commissario e Pepe Carvalho.

Con il terzo romanzo di Lolì, in modo lineare e spontaneo, Gabriella Genisi ci regala – senza le complicazioni che spesso caratterizzano la trama di gialli cervellotici o involuti – una piacevolissima lettura, ove umorismo, sensualità e sapori nostrani sono sapientemente combinati in una magica formula, proprio come piace a …

… Bruno Elpis

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