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Uva Prosecco

Creato il 08 gennaio 2014 da Giardinaggio @Giardinaggionet

In questa pagina parleremo di :

Uva Prosecco

Origine


Il prosecco si può considerare come uno dei più spettacolari e diffusi vitigni a bacca bianca, anche se presenta un’origine piuttosto origine, dal momento che non sono giunte fino a noi molte notizie.

Ad ogni modo, sulla derivazione dell’uva prosecco troviamo diverse teorie, alcune più affermate, altre più circostanziate: si parte dalla tradizione che lo ritiene di derivazione triestina e, in modo particolare, nata dalla parte periferica della città, che viene chiamata per l’appunto Prosecco, in cui veniva chiamata con la denominazione di Glera.

Sembra che sia proprio questa l’interpretazione da seguire e da preferire, come testimoniato anche dalle recenti decisioni del governo in tale materia, in virtù del fatto che si è scelto di rinominare il vitigno esattamente con tale nome (Glera), per permetterne una più semplice distinzione nei confronti del vino.


Territorio


Uva Prosecco 2
Ad ogni modo, è proprio dalla zona periferica della città triestina che tale vitigno avrebbe trovato una fertile diffusione: in primo luogo all’interno dei colli Euganei, in Veneto, con la denominazione di Serprina, per poi spostarsi ancora più a settentrione, ovvero nella zona di produzione attuale di uno dei più importanti e popolari vini italiani.

Per onor di cronaca, è bene anche mettere in evidenza come non si possa ancora escludere a priori la teoria dell’introduzione inversa, per cui l’uva Prosecco proviene dall’attuale zona di produzione, per poi spostarsi verso i luoghi precedentemente indicati e nominati.

Al giorno d’oggi, in ogni caso, il territorio in cui si sviluppa alla perfezione è, senza ombra di dubbio, quello che è collocato sulla parte sinistra del Piave, in una delle zone vinicole più famose, compresa tra Conegliano e Valdobbiadene, anche se la sua coltivazione si può estendere praticamente all’intera regione veneta, ma anche al vicino Friuli Venezia-Giulia, sebbene i risultati siano molto meno marcati.


Caratteristiche


Al giorno d’oggi, il vitigno si può differenziare in ben cinque biotipi più importanti: stiamo facendo riferimento al Prosecco Tondo, Prosecco Lungo, che sono quelli maggiormente utilizzati per quanto riguarda la forma dell’acino; poi troviamo il Prosecco Balbi, che però deve far fronte con grande frequenza a situazioni di acinellatura; infine, troviamo il Prosecco Peccol Rosso e il Prosecco Rosa, che si trova solamente in Dalmazia, anche se ormai si è quasi “estinto” del tutto.

Il vitigno del Prosecco si caratterizza per avere dei grappoli dalle dimensioni medio-grandi, che si estendono soprattutto in lunghezza e con una forma piramidale ed alata, con una densità tipicamente a spargolo.

Le bacche, invece, presentano delle dimensioni medie ed una forma tradizionalmente sferica, con le bucce che si dimostra ricche di pruina, con un buon spessore e molto coriacee, ma al tempo stesso caratterizzate da una colorazione giallo, che tende a diventare oro con sfumature marroncine.

La coltivazione dell’uva Prosecco avviene essenzialmente in collina, all’interno di luoghi che presentano un livello di umidità medio e comunque, non sono mai secchi: in questi ambienti, è fondamentale mantenere le potature il più regolari e frequenti possibile, a cadenza stagionale, cercando di puntare tutto sui metodi di allevamento a controspalliera.

Il vitigno riscontra diverse complicazioni quando si tratta di affrontare periodi di siccità, ma al tempo stesso soffre anche le gelate che si verificano durante la stagione primaverile, garantendo una buona resistenza nei confronti delle muffe e del marciume.

In base alle condizioni climatiche che caratterizzano la stagione autunnale, inoltre, questo vitigno può essere soggetto a colatura ed acinellatura, ma in alcuni casi può soffrire anche di flavescenza, senza dimenticare come non sopporti proprio gli acari, le cicaline e la tignola.


Uva Prosecco: La situazione normativa

Dal punto di vista propriamente normativo, il vitigno Prosecco dovrebbe assumere la denominazione di Glera, proprio per provvedere a differenziare in modo netto e marcato il vino dal vitigno,

In realtà, però, questa normativa sembra essere stata disattesa in più ed in più occasioni, visto che sono diversi i viticoltori che vi si oppongono fermamente, dal momento che, secondo il loro parere, tale differenziazione non avrebbe ragione d’esistere.

Ad ogni modo, tali vivaci proteste sembrano aver avuto quantomeno il “merito” di indurre il legislatore in riflessione, visto che si starebbe pensando di modificare il nome solamente alla barbatella.

Certamente, la situazione è complessa e l’obiettivo da perseguire con la denominazione è duplice: da un lato, uno degli aspetti più importanti da prendere in considerazione è quello di non far venire meno le tradizioni e di proteggerle il più possibile, ma d’altro canto si vorrebbe realizzare comunque una differenziazione che, in realtà, pare non sia in grado di proteggere ancora di più né i vini né il vitigno, in particolar modo con il nome di Glera, che già qualche anno fa ha frequentemente creato più di un problema (inducendo soprattutto notevole confusione) tra i consumatori.



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