Non è che ci sia molto da dire sull'uscita italiana, oggi, a inizio luglio, quando ormai al cinema non ci va più nessuno, a parte per vedere quella merdata di Spider Man, che se anche ne facessero un altro uguale tra un mese ci sarebbero quelli intelligenti che direbbero che a loro piace perché è cultura popolare e poi in fondo l'uomo ragno è un eroe chiaroscuro, mica uno tutto bianco o tutto nero, non c'è molto da dire, dicevo, sull'uscita di The Way Back di Peter Weir. O meglio, ci sarebbe da dire che è l'ennesimo ritardo della stagione, dopo quelli di Hunger, di Prometheus, di Margaret (di cui tra qualche giorno parlerò, e poi in questo caso le ragioni non dipendono troppo dall'Italia) e allora ti metti l'anima in pace e pensi che ormai è impossibile non cercare di vedere i film in qualche altro modo, visto che senza fare i pirati The Way Back era disponibile in dvd già più di un anno fa. Comunque, è difficile trovare un motivo per cui il film di Weir, mica uno a caso, arrivi solo ora: non è certo al livello dei suoi migliori, e questo lo si poteva già intuire, ma non è nemmeno brutto. Anzi. Se la sceneggiatura, specie all'inizio, nella parte ambientata nel gulag, non ci va troppo per il sottile, con i protagonisti che impiegano zero minuti a evadere da un posto in cui milioni di persone sono morte, non è che regista e sceneggiatori si siano bevuti il cervello, ma forse perché The Way Back non è un film sui campi di prigionia sovietici, ma una storia di sopravvivenza e di sfida dei limiti fisici umani, in cui il cinema cerca di riscattare la storia umana, i suoi orrori e i suoi errori, lasciando sullo sfondo la violenza dell'uomo sull'uomo e mettendo in primo piano il confronto con la natura, con il freddo della Siberia, il vuoto della steppa, il caldo del deserto, la pericolosità dell'Himalaya. La cosa migliore del film è che pur trattandosi di una storia di fuga non è mai di conseguenza una storia d'inseguimento (cosa che mi avrebbe immancabilmente rotto le balle): i fuggitivi non si guardano mai indietro, non hanno mai nessuno che li cerchi, il loro sguardo è rivolto verso l'orizzonte, verso un mondo da creare o immaginare, come nella scena più che metaforica del miraggio, e poi da raggiungere. The Way Back è la storia di una palingenesi, che non a caso si chiude - in maniera un po' forzata - con la fine del comunismo e il ritorno in Polonia del protagonista. Sembra un sogno, non un pezzo di storia reale come a quanto pare dovrebbe essere, ma poco importa: serve al film per chiudere il cerchio, e allo spettatore che ha creduto che si potesse fuggire da un gulag mettendosi d'accordo con altre cinque o sei persone, senza nemmeno essere inseguiti, va bene così.
Magazine Cultura
Non è che ci sia molto da dire sull'uscita italiana, oggi, a inizio luglio, quando ormai al cinema non ci va più nessuno, a parte per vedere quella merdata di Spider Man, che se anche ne facessero un altro uguale tra un mese ci sarebbero quelli intelligenti che direbbero che a loro piace perché è cultura popolare e poi in fondo l'uomo ragno è un eroe chiaroscuro, mica uno tutto bianco o tutto nero, non c'è molto da dire, dicevo, sull'uscita di The Way Back di Peter Weir. O meglio, ci sarebbe da dire che è l'ennesimo ritardo della stagione, dopo quelli di Hunger, di Prometheus, di Margaret (di cui tra qualche giorno parlerò, e poi in questo caso le ragioni non dipendono troppo dall'Italia) e allora ti metti l'anima in pace e pensi che ormai è impossibile non cercare di vedere i film in qualche altro modo, visto che senza fare i pirati The Way Back era disponibile in dvd già più di un anno fa. Comunque, è difficile trovare un motivo per cui il film di Weir, mica uno a caso, arrivi solo ora: non è certo al livello dei suoi migliori, e questo lo si poteva già intuire, ma non è nemmeno brutto. Anzi. Se la sceneggiatura, specie all'inizio, nella parte ambientata nel gulag, non ci va troppo per il sottile, con i protagonisti che impiegano zero minuti a evadere da un posto in cui milioni di persone sono morte, non è che regista e sceneggiatori si siano bevuti il cervello, ma forse perché The Way Back non è un film sui campi di prigionia sovietici, ma una storia di sopravvivenza e di sfida dei limiti fisici umani, in cui il cinema cerca di riscattare la storia umana, i suoi orrori e i suoi errori, lasciando sullo sfondo la violenza dell'uomo sull'uomo e mettendo in primo piano il confronto con la natura, con il freddo della Siberia, il vuoto della steppa, il caldo del deserto, la pericolosità dell'Himalaya. La cosa migliore del film è che pur trattandosi di una storia di fuga non è mai di conseguenza una storia d'inseguimento (cosa che mi avrebbe immancabilmente rotto le balle): i fuggitivi non si guardano mai indietro, non hanno mai nessuno che li cerchi, il loro sguardo è rivolto verso l'orizzonte, verso un mondo da creare o immaginare, come nella scena più che metaforica del miraggio, e poi da raggiungere. The Way Back è la storia di una palingenesi, che non a caso si chiude - in maniera un po' forzata - con la fine del comunismo e il ritorno in Polonia del protagonista. Sembra un sogno, non un pezzo di storia reale come a quanto pare dovrebbe essere, ma poco importa: serve al film per chiudere il cerchio, e allo spettatore che ha creduto che si potesse fuggire da un gulag mettendosi d'accordo con altre cinque o sei persone, senza nemmeno essere inseguiti, va bene così.
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Recensione: Little Brother di Cory Doctorow
Era il 2009 quando in libreria comparve un libro tutto nero con sopra una grande X dorata e una trama avvincente che ora definiremmo distopica, un termine –... Leggere il seguito
Da Erika Zini
CULTURA, LIBRI -
Tomorrowland: Il Mondo Di Domani
Torna a casa, in un certo senso, Brad Bird, dopo le ossa fatte altrove con "Mission Impossible: Protocollo Fantasma", rimpatria alla Disney e riscatta la... Leggere il seguito
Da Giordano Caputo
CINEMA, CULTURA -
Le auto di “Mad Max: Fury Road” protagoniste al Napoli Comicon
Le auto di Mad Max: Fury Road, il nuovo film del Premio Oscar® George Miller con Tom Hardy, il Premio Oscar® Charlize Theron, Zoë Kravitz, Nicholas... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
Il film da vedere stasera in tv: LA COSA DA UN ALTRO MONDO (ven. 1 maggio 2015,...
La cosa da un altro mondo, Rete Capri, ore 22,30. Uno di quei sci-fi poveristici ma di grande carica inventiva e innovativa degli anni Cinquanta che sarebberpo... Leggere il seguito
Da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE -
Il trailer di “Mad Max: Fury Road – Dal 14 maggio al cinema
"Mad Max: Fury Road", il nuovo film del premio Oscar George Miller, uscirà al cinema il 14 maggio. Guarda il il Trailer italiano Ufficiale Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
La 20th Century Fox ha affidato a Neill Blomkamp la regia del nuovo Alien
Si hanno pochissime notizie fino ad ora, ma il progetto tenuto segreto fino a ieri vedrà in cabina di regia uno dei migliori registi di fantascienza... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA




