La logica che affida la memoria alle scansioni temporali periodiche che sono diventate d’uso corrente mi è sempre parsa – insieme – coatta e arbitraria, perciò detesto le ricorrenze date dai multipli di quei segmenti cronologici – anni, decenni, secoli, ecc. – che in fondo, senza neanche farne troppo mistero, pretendono di conferire un valore alla durata, secondo la gerarchia che dall’istante sale fino al millennio. A mio modesto avviso, invece, la durata non ne ha alcuno. La persistenza di ciò che si tiene in vita – fosse pure in quella particolare forma di vita che è surrogata dalla memoria – non ha, infatti, altro merito che l’essersi data – spesso senza volerlo, sennò con una volontà che sta sempre a un passo dal fine – la forma dell’approssimazione all’eterno, e cioè l’ipocrisia (qui intesa in senso letterale, come infedele rappresentazione) della resistenza. Per quanto piccola possa essere, questa porzione di eterno che si rosicchia alla morte o all’oblio pretende un riconoscimento di durata che le scansioni temporali periodiche segnano come traguardi di una corsa che si dà per infinita, sicché direi che col festeggiare un compleanno o commemorare un centenario tifiamo per la tartaruga contro Achille, e diamo fiducia al fatto che la sfida abbia un senso. A me questo è sempre parso assurdo, né ho trovato mai una spiegazione convincente al perché
– farò un esempio che solleverà più di un’obiezione, ne son certo – le 83 annate de La Settimana Enigmistica dovrebbero avere un valore superiore alle 3 di Acéphale, e cioè il valore di quella durata che in fondo sta solo nel cercare e trovare i mezzi per durare. Di mezzo dev’esserci senza dubbio il valore che diamo all’adattabilità all’ambiente, ma questa non implica una duttilità che ineluttabilmente modifica i caratteri di chi aspira a resistere? Cosa persiste, quando persiste? Non ciò che voleva persistere: persiste la sua sola volontà di persistenza, sennò il suo persistere oltre la sua volontà. In pratica, si muore di traguardo in traguardo: solo l’effimero ha il diritto di dirsi vivo, finché può. Vabbe’, era per dire che a marzo Malvino compie dieci anni, che in questi ultimi mesi ho riletto i suoi 11.451 post e che è bastato a farmi passare del tutto la già poca voglia di festeggiare.Possono interessarti anche questi articoli :
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