Vacanza studio

Da Bibolotty
Foto di Henry Cartier-Bresson
Finalmente aveva in tasca i biglietti aerei. Distesa sul divano, la donna in vestaglia chiara non mostrava il minimo segno di contentezza, solo, lasciava trasparire l’emozione per quel viaggio dando leggeri colpi di tosse, interruzioni volontarie d’incipit che potevano dare inizio a una tregua, certamente auspicata da entrambi, ma assai pericolosa.
Lui, campione di funamboliche bugie, era appena naufragato da una storia extraconiugale con una Salomè che nel giro di sette mesi si era rivelata una ragazzina viziata, piena di problemi e con tendenze suicide. La moglie, che dal divano continuava a fingere di essere sola nella stanza, nonostante avesse relegato nel magico mondo dei pixel le sue tante avventure, rimuoveva del tutto l’ipotesi di essere diventata campionessa di buchi nell’acqua.
Tra loro, e da almeno quattro anni, scorreva un fiume di noia e di composta tolleranza, ma tenendosi ben saldi alle perfette abitudini che assieme coltivavano con amore, esattamente come i pomodori e la verdura biologica in giardino, erano riusciti a rimanere in piedi.
Nemmeno ci facevano più caso alle assenze, ai ritardi, alle invocazioni notturne sospirate durante sonni agitati, alle risposte evasive sempre a fior di labbra.
Vivevano sotto lo stesso tetto in nome di una promessa legata all’anulare e a un’antica passione, la cui traccia appena visibile resisteva nell’amore per certa letteratura, per la cucina e per i viaggi.
Ma il quadro nell’insieme era pietoso: un “tieni” sorridente di lui che le passava il caffè, il cavalleresco e ironico “prego” per cederle il passo e un paio di educati “grazie” della moglie, furono le quattro parole intercorse tra i due durante tutto il viaggio da Roma a Londra.
Dio quant’è felice!, si disse l’uomo vedendo emergere, tra tutti gli altri in attesa, il sorriso luminoso dell’amico Edoardo (per gli amici Edo). Certo, si è appena sposato!, aggiunse senza nemmeno sentirsi in colpa per quel pensiero maligno.
Dopo i convenevoli di rito, tanti, viaggiarono per circa tre quarti d’ora verso il Kent alternando battute e barzellette sul governo italiano a racconti di vita.
Come può essere ancora così felice?, si domandava l’ospite guardando Edo illuminarsi di gioia nell’elencare le qualità della moglie.
-Non te l’avevo detto che siamo sposati da otto anni?- gli disse l’amico inglese colpendolo su una spalla.
E in quel –no-, di risposta, il maschio latino lasciò scivolare una quantità tale di sentimenti contrastanti da poter essere contenuti difficilmente in una sola consonante e una vocale.
-No- ripeté –non me l’avevi detto-, aggiunse per prendere tempo mentre guardava allontanarsi per sempre l’ipotesi di una legge coniugale che condannasse ogni coppia a un destino di noia e bugie.
E dopo aver raccontato con tre aggettivi il proprio appagamento sentimental/sessuale, Edoardo concluse con un “sì” categorico e pieno di soddisfazione, che mise gli sguardi della coppia in seria apprensione.
Adagiati nell’idea di un destino comune a tanti, quello del tedio post matrimoniale e del tradimento ipocritamente condiviso, entrambi avevano lasciato la propria vita scorrere senza mai cercare un rimedio definitivo. Che potessero esistere unioni fuori dalla norma, li riempiva di dubbi.
Da buon filosofo, l’italiano ripiegò su un’ipotesi di salvataggio e tracciò un piano “b” che lo rimettesse per un po’ in pace con la coscienza: quella di Edo era recita, la solita che per sopravvivere ed evitare domande, spiegazioni e recriminazioni. Sì, quella dell’amico naturalizzato inglese, era la maschera del “e vissero tutti felici e contenti”, che ci si abitua a portare in faccia, soprattutto con gli amici più distanti, e che difficilmente hanno la disgrazia di trovarsi agghindati per il capodanno a fronteggiare una gelida serata a quattro in cui s’interloquisce solo per lodare il buffet o parlar male di chiunque.
La bionda Liz li aspettava già sulla porta stretta in una lunga mantella rossa, splendida come l’uomo l’aveva vista nelle rare foto che l’amico aveva condiviso sul web.
Da buoni padroni di casa, i due inglesi accompagnarono la coppia nella dependance. Anzi, in verità fu Liz che uno sguardo di Edo, e pur sottile come un fuscello, prese entrambe le valige per scortarli pochi metri oltre il giardino, in quella che sarebbe stata la loro casa per un mese.
Il silenzio della campagna fece sì che i sospiri della coppia risuonassero rumorosamente, e all’unisono, tra le pareti di roccia e legno. Ma nonostante ciò, i due rimasero muti, così disfecero i bagagli e così si cambiarono per la cena.
-Da quant’è che vai a cavallo?,- domandò l’uomo scorgendo in mano al padrone di casa un elegante frustino.
-Ah, sì- e sorrise -in realtà non mi serve per cavalcare-, e si portò il frustino all’altezza dei grandi occhi verdi per fletterlo con cura dopo averlo fatto scorrere con precisione tra indice e pollice.
-Questo lo uso in casa,- aggiunse sorridendo di nuovo, come se ciò bastasse a colmare la curiosità dell’amico che, come un cane fedele in attesa dell’osso, lo seguiva nello studio mentre sua moglie (tale era almeno per la legge italiana), con la sua voce acuta e intonata, si era congedata per dare una mano in cucina.
-In casa...- riprese l’italiano che forse, in fondo e nemmeno troppo, una mezza immagine hard core l’aveva già vista: a colori, in realtà, anche piuttosto, bionda, nitida e ansimante.
-Beh... - iniziò il padrone di casa accomodandosi sul divano e allargando le braccia sulla spalliera mentre roteava vistosamente il frustino, -Diciamo che se si desidera evitare certe menzogne e continuare a vivere in sintonia... -
L’amico, assai confuso, si versò qualcosa di forte dal mobile bar.
A ogni ipotesi d’implicazioni sessuali estreme, gli veniva in mente l’Edoardo che ben conosceva: giocherellone, passionale, romantico, grande sostenitore del femminismo e delle pari opportunità.
- Ma che c’entra il femminismo?, - rispose Edo ridendo mentre l’altro emetteva frasi che partivano come affermazioni certe per riempirsi a metà di sospensioni e concludersi con punti di domanda rumorosi.
-Dove credi che si trovi il rispetto tra un uomo e una donna?- continuò Edo -Nel tradimento? Nell’astinenza?, Nell’uso quotidiano di pornografia?-
E il maschio colpevole, ripensò alle nottate –troppe- in solitaria davanti a Youporn, al fastidio provato ogni volta, dopo essersi scopato sua moglie assieme a una bionda qualunque, chiamata in soccorso dalla fantasia, e che muoveva un culo largo e sodo sul nero delle sue palpebre vigliaccamente serrate. Pensò alla Salomè border line che lo eccitava solo perché così nuova e sconosciuta, pensò alle centinaia di donne senza nome che avrebbe voluto avere per le mani al posto della moglie: la sua signora di classe, la sua compostissima Anna un tempo così scatenata e allegra.
-Padroni..., - disse la bionda Liz che già aveva abbassato lo sguardo blu notte sul tappeto, -La cena è servita,- concluse in un timido sorriso standosene dritta sulla porta in un abito nero aderente e corto quel tanto che bastava a mostrare i ganci del reggicalze bianco latte.
Edo le andò incontro e dopo averle preso la mano e accarezzata a lungo, se la portò alla bocca assieme a un caldo: grazie.
Sì, pensò infine il nostro naufrago dopo aver osservato la romantica scena: potremmo anche trasformare questo soggiorno in una vacanza studio.
E seguì Edoardo che, con la punta del frustino, giocava con il gonnellino corto della moglie.


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