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Vacanze romane

Creato il 25 aprile 2014 da Salone Del Lutto @salonedellutto

È una giornata tiepida di fine gennaio. Il pomeriggio è languido e grigio. Col taxi giungiamo in via Caio Cestio, nei paraggi di una bianca piramide, la tomba in calcestruzzo edificata per commemorare Gaio Cestio Epulone. Ma non è la piramide l’oggetto del nostro interesse, bensì il cimitero che sorge poco discosto. Il Cimitero acattolico ha molti nomi: “Cimitero dei protestanti”, “Cimitero degli acattolici al Testaccio”, “Cimitero di Testaccio”, “Cimitero degli inglesi”, “Cimitero degli artisti e dei poeti”. Da molti è considerato uno dei cimiteri più belli al mondo, per la sua grazia composta, per la serenità che emana, perché è un simbolo bellissimo dell’innamoramento di un’intera comunità, quella degli anglo-americani, per la Città eterna. E come artisti e poeti furono spellbound by Rome (incantati da Roma, appunto), così noi quell’incanto lo trasferiamo sul luogo della loro sepoltura, un luogo piccolo e circoscritto, appena due ettari di terreno che si ha l’impressione di comprendere con un solo sguardo. Ci sono molte ragioni per visitare l’Acattolico. Ecco le mie 10.

Cimitero Acattolico di Roma, L'angelo del dolore.

Cimitero Acattolico di Roma, L’angelo del dolore.

1. L’angelo del dolore. Senz’altro l’Acattolico non ha lo stesso impatto che può avere Staglieno o il Monumentale di Milano, per citare due casi ultranoti, dal punto di vista della ricchezza dell’arte statuaria. Più che sulle statue il visitatore tenderà a concentrarsi sulla lettura degli epitaffi incisi sulla pietra bianca, che costituiscono autentiche opere d’arte. Eppure ci sono alcune eccezioni. E soprattutto c’è the Angel of Grief (l’Angelo del dolore), realizzato dallo scultore (e critico d’arte e poeta ed editore) americano Williamo Story, per la sepoltura della moglie Evelyn e poi anche per se stesso. L’angelo del dolore è una delle sculture funebri più celebri al mondo, tanto che ne sono state realizzate copie esportate all’estero (una è alla Standford University, dove commemora le vittime del terremoto del 1906). L’angelo è una donna di commovente bellezza, anche se non se ne scorgono i lineamenti del volto. La bellezza è altrove: nelle forme delicate dell’angelo, in quella mano abbandonata, nella pianta del piede, nelle ali che avvolgono il sepolcro. E tutta questa bellezza vale da sola la visita.

La lapide di Keats, il Giovane Poeta – Cimitero Acattolico di Roma

La lapide di Keats, il Giovane Poeta – Cimitero Acattolico di Roma

2. Un respiro d’arte e cultura. Per chi ha tempo – e anche un bel bagaglio culturale di partenza –, l’Acattolico può essere l’occasione per un ripasso approfondito. Poeti, pittori, scultori, architetti, archeologi, ballerine, musicisti e musicologi, figli di papà… Una passeggiata fra le tombe è un susseguirsi di nomi e professioni ambite. Tra questi, cito soltanto, Keats e Shelley, le cui sepolture sono ancor oggi meta di pellegrinaggi e oggetto di amorevoli cure da parte della Keats-Shelley Memorial Association. Keats a Roma soggiornò per poco tempo, in Piazza di Spagna, perché morì giovanissimo ad appena quattro mesi dal suo arrivo. La sua tomba è senza nome, e riporta l’iscrizione:
«This Grave | contains all that was Mortal | of a | YOUNG ENGLISH POET, | Who, | on his Death Bed, | in the Bitterness of his Hearth ! at the Malicious Power of his Enemies | Desired | These Words to be engraven | on his Tomb Stone | “Here lies One | Whose Name Was Writ in Water”. | Feb 24th 1821».
Sappiamo trattarsi di Keats perché la tomba a fianco, quella del suo giovane amico Joseph Severn, perito a 30 anni in una tempesta, lo cita esplicitamente:
«To the Memory of | Joseph Severn | Devoted friend and death-bed companion | of | John Keats | whom he lived to see numbered among | The Immortal Poets of England».
Ma Keats non è l’unico a richiamarci alla memoria ricordi e citazioni letterarie: Gregory Corso, poeta americano della beat generation, Percy Bysshe Shelley, poeta inglese, Carlo Emilio Gadda, il grandissimo autore di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, e molti altri ancora, un tempo famosi e ora probabilmente ignoti ai più. Per chi vuole conoscerne e riconoscerne i nomi, Johan Beck-Friis ha curato una guida dettagliata rivista dalla direzione del cimitero e in vendita all’ingresso.

Vegetazione rigogliosa, Cimitero Acattolico di Roma

Vegetazione rigogliosa, Cimitero Acattolico di Roma

3. Un giardino odoroso. I cimiteri siamo abituati a identificarli con un solo tipo di pianta, il cipresso, e un solo tipo di fiore, perlopiù dallo stelo reciso, il crisantemo. Forse perché siamo sempre troppo distratti per osservare con attenzione e respirare a pieni polmoni. Se lo facessimo, all’Acattolico scopriremmo una vegetazione ricchissima, che cambia secondo i microclimi e le stagioni. Esattamente come avviene nel mondo dei vivi. Anzi forse meglio. Nel cimitero, infatti, opera un’intera squadra di giardinieri, che si prendono cura del glicine, delle rose, delle peonie, delle camelie e sono pronti a consigliare le piante più adatte a ogni terreno o condizione di luce. Poi ci sono altre centinaia di specie arboree e florali di cui conosco il nome ma non l’aspetto: poligale, lantane, alberi di Giuda… Insomma, qualsiasi stagione si scelga per visitarlo ha i propri fiori e frutti. Per me che ci sono stata in inverno, ad esempio, l’essenza predominante era quella agrumata di limoni, mandarini, arance amare, kumqat. Tornandoci in un altro periodo sarà tutto diverso.

4. La musica classica. Quando siamo usciti dal cimitero erano le 17,00 circa e la struttura stava chiudendo i cancelli. Chiamiamo un taxi e nell’attesa ci sediamo a fumare seduti sul marciapiede. Ora, io non so se ciò che ho ascoltato rientri nelle pratiche comuni del cimitero o se, invece, quel giorno ci fosse una ricorrenza speciale. Fatto sta che, mentre calava la luce abbiamo ascoltato la musica classica, e la sensazione è stata bellissima. Mi piace pensare che anche i morti possano ascoltarla e goderne, anche se, magari, hanno sempre preferito il rock.

I mici pingui, cimitero Acattolico di Roma

I mici pingui, cimitero Acattolico di Roma

5. I mici pingui. Da quando ci siamo lanciate nell’avventura SdL abbiamo postato molte immagini di mici cimiteriali. Ma all’Acattolico non credevo ai miei occhi. I mici erano ovunque: tra le foglie delle siepi c’era una tricolore a osservarci, altri erano comodi comodi sul prato verde e ben rasato, altri ancora distesi sulle lapidi. E poi lei, una micia rosa di nome Camilla (se ricordo bene), nota per essere la “gatta di Gramsci”. E sono mici tenuti bene come tutto il resto, in questo luogo: nutriti, spazzolati, coccolati. Pare proprio che abbiano trovato un piccolo angolo di paradiso.

6. The Sound of Silence. Roma è il centro del mondo. E si può abbastanza dire che il quartiere dell’Acattolico, Testaccio, sia uno dei tanti centri di Roma. Poco più in là del muro di cinta del cimitero, scorrono arterie congestionate di traffico e l’Urbe assume il volto che tutti, tendenzialmente, le attribuiamo. Quello di una città connotata dal rumore delle auto e dal continuo vociare. Eppure, in mezzo al chiasso si possono anche trovare luoghi di quiete profonda. L’Acattolico è uno di essi.

Ceneri di Gramsci reloaded, cimitero Acattolico di Roma

Ceneri di Gramsci reloaded, cimitero Acattolico di Roma

7. Le ceneri di Gramsci. La foto in cui Pier Paolo Pasolini contempla il sepolcro di Antonio Gramsci è famosa. È una delle prime immagini di Pasolini ci vengono in mente, addirittura. È all’Acattolico che è stata scattata, là dove Pasolini immaginò di dialogare proprio con la tomba di Gramsci.
« “Mi chiederai tu, morto disadorno, | d’abbandonare questa disperata | passione di essere al mondo?».
Qui c’è ancora passaggio. Gente che viene e lascia dei fiori. Rossi. E i gatti che sono innamorati di questo sepolcro. Passarci, fermarsi, e pensare a una situazione politica che non è mai stata ideale, ma che forse un tempo produceva pensieri più alti, non lascia emotivamente indifferenti.

8. L’internazionale. Roma è dei romani, ma anche del mondo. E all’Acattolico questo senso di appartenenza a una comunità globale è davvero evidente. Non a caso, uno dei nomi con cui questo luogo è conosciuto, è “cimitero degli inglesi”. L’area inglese, infatti è la più estesa e densamente popolata, ma non certo l’unica a testimoniare l’immenso amore della comunità internazionale per Roma. Svezia, Danimarca, Germania, Grecia, Russia… Molte nazioni sono rappresentate qui dai nomi dei loro celebri esponenti, ma anche da tombe nazionali. E poi, ovviamente, molti grandi italiani.

La cura, cimitero Acattolico di Roma

La cura, cimitero Acattolico di Roma

9. La cura. In molti cimiteri, nonostante la bellezza e il pregio delle loro statue, c’è un senso di malinconica decrepitezza, la percezione che neppure le ultime dimore siano definitive, ma destinate anch’esse a morire, sotto strati di polvere che scurisce i marmi o per effetto del tempo che usura e spacca le pietre. Di certe aree di Staglieno, ad esempio, ogni volta ci si chiede per quanto tempo saranno ancora percorribili. All’Acattolico non è così. Perché c’è un’amministrazione presente e oculata che provvede alla manutenzione dei sepolcri e degli alberi, e che fa appello alle donazioni di privati cittadini, innamorati dell’arte e della letteratura, affinché sia garantito un adeguato mantenimento. Non ultimo, in questo contesto rientrano anche le attività di comunicazione, con una newsletter periodica, un sito ben strutturato e pubblicazioni di vario genere. E sappiamo che Keats, Shelley, Gadda, Gramsci e tutti gli altri vivranno, in parte, finché le loro opere saranno diffuse e conosciute, e finché le loro sepolture saranno preservate.

10. La cultura è viva. Da un po’ di anni a questa parte i cimiteri stanno vedendo un mutamento di sensibilità nei loro confronti. Non sono più luoghi lugubri da cui tenersi alla larga, ma una meta turistica per imparare a conoscere meglio l’arte e la storia e le storie di un determinato luogo. Ed è così che i cimiteri stanno pian piano diventando posti in cui passeggiare sotto la guida di esperti, in cui assistere a pubbliche letture o rappresentazioni teatrali. Così anche al monumentale che, forse, rispetto ad altri aveva il vantaggio di averle già sviluppate, certe sensibilità. Su questo splendido luogo, ad esempio, il regista americano Ira Meistrich ha realizzato un interessante lungometraggio, So Sweet a Place, la storica dell’arte Annalisa Laghi e dall’attore Andrea Alessio Cavarretta hanno proposto, nel 2012, visite guidate con letture, riproposte anche qualche mese fa dalla casa Editrice Iacobelli. Insomma, teniamo d’occhio la rete e cerchiamo di captare informazioni: i cimiteri sono molto più vivi di quanto ci si possa aspettare. E l’Acattolico non fa eccezione.

Testo e foto di Silvia Ceriani

Info
Per consultare il sito internet (in italiano e in inglese) dell’Acattolico, clicca qui
Ingresso principale per i visitatori
Via Caio Cestio, 6 nel Rione di Testaccio
Indicazioni
Via Caio Cestio è una laterale di Via Marmorata sul lato nord della piramide. L’ingresso del cimitero si trova sulla sinistra a metà della strada.
Mezzi pubblici
Linee 3-75-23-60-83-95-280-30-175
Metro B – Stazione Piramide
Orario di Ingresso
Lunedi – sabato 9:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica e festivi 9.00 – 13.00 (ultimo ingresso 12.30)
Visite di gruppo
Per visite di gruppo è necessario inviare una mail una all’indirizzo [email protected] con almeno una settimana di anticipo.


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