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Vade retro Strega!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

“L’uomo sa che il suo orgasmo nella vagina la donna lo accoglie più o meno coinvolta emotivamente e fisiologicamente, sa che quello è il suo orgasmo e non quello della donna, sa che di conseguenza di questo la donna può restare incinta contro la sua volontà e dunque essere costretta ad abortire. Ugualmente l’uomo fa l’amore come un rito della virilità e alla donna accade di restare fecondata nel momento stesso in cui le viene sottratto il suo specifico godimento sessuale.”(Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974)

Queste parole sono esaustive per introdurre uno sfogo personale verso l’ondata reazionaria antiabortista che si sta scatenando contro la possibile candidatura, che si vocifera, di Emma Bonino, la quale potrebbe essere la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica in successione di Giorgio Napolitano. Questo a molti non è andato giù ma non soltanto per il fatto che si tratti della “prima donna”, visto che sono sicura che se si fosse trattato della Bindi o la Binetti non avrebbero sicuramente nulla da dire, ma perché si tratta di una donna che sta dalla parte delle donne.

Quello che ha fatto scatenare la reazione degli antiabortisti è una foto di circa 40 anni fa che ritrae una giovane Bonino eseguire un aborto clandestino con una pompa da bicicletta. La foto ha scatenato una valanga di polemiche lunghe circa un mese con attacchi degni del medioevo ad una donna che eseguiva un aborto clandestino quando 40 anni fa non era possibile interrompere una gravidanza. Spesso le donne morivano dopo essersi sottoposte a queste pratiche ma agli antiabortisti interessa soltanto la salute del feto, facendo emergere la considerazione della donna come un mero contenitore obbligata a portare avanti una gravidanza non per scelta ma per obbligo.

Ed ecco che sul web si scatena una sorta di lapidazione virtuale contro Emma Bonino.

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Nel primo screenshot (diffuso su una pagina Facebook) testimonia, ancora una volta l’uso che molti uomini fanno della parola “troia”. Troia chi non si piega ad un ruolo imposto e chi vuole esercitare liberamente la propria scelta, chi rivendica l’autodeterminazione sul proprio corpo, chi esercita una libera riproduttività. Perché per gli antiabortisti, di matrice fascista, la donna è un mero contenitore piegato al suo destino e al dovere di sfornare figli per la patria. Nulla di più. Poco importa se muoiono di parto, visto che i decessi per parto sono decisamente più alti rispetto ai decessi causati da un’interruzione volontaria di gravidanza.

Questi sono gli stessi che vorrebbero far sparire la legge 194 per obbligare le donne a ricorrere alla clandestinità, poiché nessuna terrebbe un figlio che non vuole e nemmeno poterebbe avanti una gravidanza dolorosa. Le recenti cronache hanno visto un incremento dei fenomeni di aborto clandestino e infanticidio oppure donne che partoriscono i bambini di nascosto a causa di un pregiudizio culturale che non vede di buon occhio le ragazze madri.

La 194 è nata anche per fare un diritto in più a quelle donne stigmatizzate per il fatto di essere rimaste incinte e abbandonate dal partner, per aiutare quelle donne che sono rimaste incinte dopo uno stupro o a causa della disinformazione dilagante che il nostro Stato ha creato a causa delle ingerenze religiose. Quante donne sono morte e ancora muoiono per parto o aborto? Le vogliamo tutte condannare a partorire figli con dolore? Le vogliamo costringere a diventare madri in un paese che ti impone di scegliere tra questo o una realizzazione professionale?

Il ruolo di madre è molto forte in questo paese, quasi sacro. E’ appunto troia, per molti, chi usurpa il ruolo di madre, ma anche quello maschile, ossia il potere di un uomo di ingravidare una donna come espressione di virilità. Ed è per questo che gli antiabortisti sono spesso di sesso maschile. Sono uomini che non solo vogliono inculcare delle norme per relegare la propria sessualità alla sfera riproduttiva, sottraendo il nostro piacere e vincolando la nostra libertà sessuale e la nostra affermazione sociale, perché sanno che una donna ingravidata è resa abbastanza debole fisicamente ed economicamente (a causa di una gravidanza e i vincoli sociali del ruolo di madre) da essere relegata meglio all’interno della famiglia, quindi in condizione di subalternità al maschio-padrone “procacciatore di pane”. Il dominio maschile, caratterizzato da una libertà sessuale che si basa sul potere di  disporre del corpo femminile come oggetto di consumo che ancora oggi viene esercitato in modo violento tramite lo stupro o semplicemente senza dare peso sul fatto che la donna potrebbe rimanere incinta. Quanti uomini convincono o costringono le compagne a non usare il preservativo?

Spesso le madri sono sole, incriminando le madri che abortiscono si nega che ci sono casi in cui una scelta viene fatta da entrambi e casi di donne che lo fanno in condizione di solitudine in quanto ingravidate e successivamente abbandonate. Penso agli antiabortisti. Avranno una figlia? una fidanzata? cosa farebbero se mollassero la fidanzata incinta e questa decidesse di abortire? la farebbero stalking per costringerla a tenere il bambino? Se fosse una loro figlia, magari incinta dopo uno stupro, la quale disperata non vorrebbe mai dare alla luce il bimbo?

Per la cultura patriarcale, simbolicamente, ingravidare una donna significa ancora essere virili. Sono questi i morivi del loro accanimento verso una donna che sceglie di non accogliere il loro sperma. Come se accogliere per nove mesi un bimbo, partorirlo e crescerlo (perché spesso sono le donne a dover curare i bambini) fosse meno importante della funzione di inseminazione.

E’ questione di controllo sui nostri corpi che noi non accettiamo più.



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