Magazine Cultura

Vademecum del traduttore – Andrea di Gregorio

Creato il 15 marzo 2014 da Alessandraz @RedazioneDiario
3evidenza

Ritrovarsi a leggere, studiare e confrontarsi con un testo sulla traduzione scritto da un traduttore è sempre un’esperienza piacevole e interessante. Spesso si ripete che il traduttore sia un ‘artigiano della parola’ e che la traduzione oltre che teoria è anche e soprattutto pratica: è proprio questo il punto di partenza del Vademecum di Di Gregorio.

8dcacdebefdec03fcebcfe7879d1ec18.image.531x750

Si tratta di un manuale puntuale e schematico articolato in tre sezioni. La prima è rivolta al traduttore e sottolinea l’importanza del rapporto tra quest’ultimo e il committente della traduzione, partendo dall’idea che se il traduttore ha le idee chiare sul lavoro che gli viene chiesto di svolgere non solo procederà più speditamente, ma anche la soddisfazione del committente sarà più facilmente conquistata. La seconda è dedicata alla revisione del testo tradotto; il rapporto tra traduttore e revisore, spesso dimenticato e sottovalutato, è messo in primo piano e si forniscono a entrambi strumenti e suggerimenti su come procedere e organizzarsi, su come gestire il passaggio del lavoro dall’uno all’altro, mettendo in guardia su possibili insidie, rilevando come tale fase sia delicata e decisiva per la qualità complessiva della traduzione. La terza parte realizza un focus sulla redazione della traduzione esaminando gli ultimi passaggi prima della consegna, come impaginazione, correzione di bozze e controlli linguistici finali.

4

Il saggio si rivolge in primis ai traduttori ma offre interessantissimi spunti di riflessione, nonché consigli pratici, a revisori, redattori e agli addetti delle agenzie di traduzione, ponendo l’accento sul fatto che per un testo tradotto, o da tradurre, tutte queste figure sono coinvolte e interagiscono tra loro. Ciascuna può fare la differenza affinché si ottenga un lavoro ben fatto e ogni figura professionale sia valorizzata nelle proprie competenze specifiche. Per ogni aspetto e argomento Di Gregorio, da buon traduttore, sembra mantenere alta l’attenzione sulla traduzione: essa deve essere corretta linguisticamente e formalmente, deve funzionare ed essere attuale, deve risultare piacevole e, all’interno dell’antica contesa spesso dibattuta dai teorici tra testo di partenza e testo di arrivo (a quale bisogna essere più fedeli?), l’autore sembra porsi più a favore di un approccio che esalta l’importanza del secondo sul primo (per fare solo un paio di esempi, si invita a ridurre l’uso dei calchi e delle forme sintattiche poco ricorrenti nella lingua di arrivo). Ciononostante, Di Gregorio non spodesta la lingua né il testo di partenza, essi, infatti, devono essere sempre rispettati e adeguatamente resi. Il suo atteggiamento piuttosto sembra suggerire che la traduzione è molto di più di una perfetta equivalenza linguistica tra testo di arrivo e di partenza in cui tutto si basa solo sulla correttezza grammaticale: tradurre è anche resa e contestualizzazione in un altro ambiente linguistico, sociale, culturale. Un approccio che a me ha fatto tornare in mente il concetto di “equivalenza dinamica” di Nida, il quale con medesimo approccio pragmatico aveva esposto le difficoltà legate alla traduzione mediante esempi pratici (lui si era adoperato la Bibbia come fonte) per cui il compito del traduttore è creare un testo che mantenga (un’equivalenza formale nello stile e nel messaggio) e un ‘effetto’ equivalente dell’originale, provocando nel lettore della traduzione medesima reazione emotiva, affermando, in linea con Di Gregorio, che “una buona traduzione non dovrebbe rivelare la sua natura non nativa”.

2

Anche sul piano della percezione sociale del lavoro del traduttore, Di Gregorio nel denunciare come spesso quest’attività sia sottovalutata e mal pagata, invece di elaborare disquisizioni polemiche, offre anche in tal senso suggerimenti concreti con calcoli per tariffe minime, previsioni di guadagno per ore lavorate, invitando i traduttori a rivendicare, pretendere e chiedere, in quanto la valorizzazione del lavoro dei traduttori compete in primis ai traduttori stessi.

Così come si legge anche sul sito della Società Editrice Dante Alighieri, piccola casa editrice con un catalogo particolarmente interessante, questo vademecum differisce dai testi maggiormente in circolazione sulla traduzione perché non disquisisce di teorie traduttologiche né si rivolge a principianti inesperti, ma è proprio un formulario pratico di un traduttore che, mettendo a frutto la propria esperienza, si rivolge agli addetti ai lavori proponendosi come guida e repertorio di casi effettivi e, non a caso, è corredato da esempi e veri e propri esercizi di traduzione, di revisione, di correzione di bozze. Un testo utile, ben fatto, attuale, da tenere sulla scrivania, che mi sento di consigliare vivamente, e non sorprende che sia stato sponsorizzato dall’AITI (Associazione italiana Traduttori italiani) e da Strade (Sindacato traduttori editoriali) il cui operato è sempre ricordato con piacere.

Autore: Andrea di Gregorio
Titolo: Vademecum del traduttore. Idee e strumenti per una nuova figura di traduttore
Editore: Società Editrice Dante Alighieri
Pagine: 157
Prezzo: € 10,00 rilegato (o brossura)
Data pubblicazione: 1 febbraio 2014

FONTI

Nida Eugene, Principi di traduzione esemplificati dalla traduzione della Bibbia, in A.A.V.V., Teorie contemporanee della traduzione, Bompiani, 1995, pag 153.

Comments

comments

1 Febbraio 2014AITIDi GregorioNidaSaggisticaSocietà Editrice Dante AlighieriStradeTraduttoriTraduzioneVademecum

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines