Tra le più comuni complicanze in gravidanza vi sono l’ipertensione e il diabete gestazionale, che possono provocare effetti nocivi sulla salute della futura mamma e del piccolo e aumentare il rischio di sviluppo delle medesime patologie anche dopo molti anni.
Di: RedazioneNel corso dei nove mesi di gravidanza, il corpo della futura mamma va incontro a moltissime trasformazioni che aiutano a predisporre il momento del parto. Per questo, può accadere che si presentino alcuni disturbi, o complicanze, che occorre tenere sotto controllo medico.
Secondo una recente ricerca, tali complicanze possono tornare anche a distanza di alcuni anni dal parto. Lo studio, condotto dall’University Medical Centre di Utrecht, ha sottoposto un campione di oltre 22mila donne intorno ai 50 anni ad alcuni test, dopo circa 27-29 anni dalla gestazione e ha mostrato che coloro che aveva avuto in gravidanza disturbi legati all’ipertensione e al diabete gestazionale hanno più facilmente sviluppato queste medesime patologie.
Nel dettagli, se si è sofferto di ipertensione in gravidanza, la probabilità di svilupparla anni dopo è pari al doppio. Inoltre la malattia si sviluppa circa 8 anni prima della media, cioè a 44 anni. I dati sul diabete gestazionale sono ancora più impietosi: la probabilità di avere il diabete di tipo 2 a 30 anni di distanza dalla comparsa del diabete gestazionale risulta addirittura quadruplicata. Allo stesso modo dell’ipertensione, anche per questa patologia la diagnosi può arrivare in anticipo di 8 anni rispetto alla media (a 47 anni circa).
Un’altra complicanza abbastanza diffusa in gravidanza è la preeclampsia (o gestosi), una malattia che ha come sintomi fondamentali l’elevata pressione arteriosa ed elevate quantità di proteine nelle urine. Si è riscontrato che le future mamme che ne hanno sofferto in gravidanza hanno un rischio più che raddoppiato di soffrire di patologie cardiovascolari in età matura.
Lo studio ha, però, anche rilevato che, qualora vi siano cambiamenti nello stile di vita in età riproduttiva, essi hanno conseguenze assolutamente positive sul futuro stato di salute cardiovascolare delle pazienti.
Fonte: “Bimbi Sani & Belli”