§ Vaghi ricordi §

Da Faith

Se riesco a scrivere qualcosa di sensato, mettendo nello stesso post: preti+fabrifibra+caldoro+mengoni+carfagna; alla fine si dovrà universalmente riconoscere il mio genio.

Appartengo alla classe dell'83. Due anni prima della mia nascita, negli USA avevano scoperto una nuova sindrome, e l'avevano chiamata Gay Related Immune Deficiency Sindrome (GRID). La tradizione vuole che fosse il 5 Giugno 1981 quando il centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti identificò un’epidemia di pneumocistosi polmonare in cinque uomini gay. Da queste iniziali osservazioni la convinzione che fosse iniziata la "peste dei gay". Si trattava, invece, dell'AIDS.
Gli anni in cui sono vissuta io erano quelli della pubblicità con la sagoma fluorescente, quelli del "se lo conosci lo eviti". Ero naturalmente troppo piccola per capire esattamente cosa bisognasse conoscere per poterlo evitare così bene.
Il mio contatto con l'idea che potesse esserci gente diversa da mia madre e mio padre mano nella mano lo ebbi grazie a una casuale visione di Boy George. Doveva essere stato un servizio al telegiornale, che doveva aver più o meno sottilmente insinuato qualcosa circa il fatto che si vestisse più da donna che da uomo, perchè a guardarlo in effetti sembrava più un eccentrico figlio dei fiori, che un omosessuale.
Ricordo ancora me e mio fratello che giocavamo a terra con i Lego e io che gli chiedevo - Uè Pè, ma che significa che uno è gay? - e Pè rispose come poteva rispondere un bambino di 10 anni, 20 anni fa. Rispose - E' uno che si veste metà da uomo e metà da donna - E lì ricordo nitidissime le mie fantasie circa tutte le possibili combinazioni di indumenti maschili e femminili.

Poi è morto Freddie Mercury. Una tragedia, visto che i Queen erano il mio gruppo preferito [...primo indizio?  ] e ricordo proprio in quegli anni, in un'associazione alla ebbinghaus, che era tutto un marciare spediti verso la tolleranza, l'accettazione, l'apertura dei costumi, al contrario dell'oscurantismo da anno mille, ci illuminavamo tutti con un po' di new age e scacciavamo in fondo alla mente ogni inquietudine da baco del millennio. Ero sicuramente così piccola e fragile, fingevo al tempo di essere ancora un po' etero (ma mai curiosa, sono una persona onesta io!  ), ma ricordo che c'erano aliti di coraggio, di persone che venivano allo scoperto e non creavano scandalo, anzi, ricordo questa sensazione di calda accoglienza. Io ricordo che si respirava speranza. Persino Martina Navratilova ce l'aveva fatta  .

Poi come se fossimo tutti legati a un elastico, tanto più ci stavamo allontanando, tanto più una parte di noi è stata risparata indietro di mille anni. Alcuni si, altri si sono fatti delle leggi. Noi no, comunque.

Così in questi ultimi giorni, sparpagliate tra le pagine di giornali e televideo, abbiamo saputo che:

- Cosentino o la sua cricca o qualcosa del genere , decidete voi, per screditare Caldoro volevano farlo passare per omosessuale. Per rendere più chiaro. Cosentino, accusato di essere il braccio politico del Clan dei Casalesi, per screditare chi gli aveva soffiato il posto alle elezioni, con un'accusa almeno pari, se non peggiore della sua, ha come buona idea quello di farlo passare per omosessuale. Omosessuale, infatti, sarebbe stato molto peggio di camorrista. Per parafrasare la pur sempre fantastica Alessandra Mussolini, diremmo - Meglio camorrista che frocio! -

- Nel mondo della musica scoppia la polemica. In una canzone Fabri Fibra dice che Mengoni è gay, ma non può dirlo, altrimenti non venderebbe più un disco, ripetendo la scena di Cecchi Paone su Tiziano Ferro

- Che esistono preti a Roma che tolto l'abito talare se ne vanno a spassarsela nei locali gay di Roma, per poi tornare altrettanto rapidamente a spassarsela sull'altare con il corpo di Cristo. Il Vaticano risponde alle polemiche dicendo che è ora che i preti gay escano allo scoperto e la piantino di fare gli ipocriti approfittando dei privilegio dello status di prete

In ognuno di questi casi c'è una cosa ben chiara in comune: avere scritto gay sulle spalle comporta una perdita.

Perdi i voti, perdi i dischi, perdi i privilegi.

Non essere tu quello diverso, ci ha fatto ripetere Mara dalla tv, a spese delle nostre tasse, naturalmente. Tante associazioni gay si sono indignate perchè l'autogol di quella campagna era che appariva più rivolta contro la diversità che contro l'omofobia. Tante associazioni gay si segnano lo stesso autogol quando dicono che lottano per l'uguaglianza.

L'uguale è un concetto infido. Implica che ci sia un modello e che almeno per somiglianza ci si debba avvicinare ad esso il più possibile. L'uguale implica in sè, comunque, un principio di simile e dissimile che assomiglia troppo al principio di giusto e sbagliato. Il raggiungimento dell'uguaglianza si trasforma rapidamente in un'eterna corsa lunga una strada disseminata di briciole. Una strada verso un modello, una strada comunque predeterminata.

E' la diversità a essere diventata un tabù, più dell'omosessualità. E' diventato un tabù persino dire che un omosessuale è diverso da un eterosessuale, anche se questa frase è perfettamente e semanticamente banale. Ma se la scrivo, suona sinistra, sembra offrire un fianco scoperto.

Il raggiungimento e infine il possesso della propria identità è diventata un grosso problema. Come questo discorso, che forse puzza troppo di anarchia  . L'omologazione ci viene presentata come vantaggiosa perchè offerta a poco prezzo, e offre tutto. Vitto e alloggio. Un posto dove stare, persone con cui stare, dei da pregare, vestiti da comprare, locali da frequentare, argomenti da difendere e con quali giustificazioni. La non omologazione significa perdere uno o molto probabilmente più di questi vantaggi facilmente raggiungibili, in vista di una soddisfazione lontana e vaga come un'oasi in un deserto.

Si dirà, è più autentico. Ma lo si dirà con la stessa vaghezza....


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :