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#Vaitercopa e dopo #vaiterurna. Dilma, la coppa e le elezioni

Creato il 07 luglio 2014 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Dopo aver cercato di ricostruire la situazione economica, sociale e politica del Brasile -tentando di capire in che modo il Mondiale abbia influito su ciò-, e dopo aver pubblicato le impressioni del “nostro inviato” nelle strade di São Paulo, volevamo approfondire ancora di più i concetti chiave emersi. Per questo, tramite amici di amiche, siamo riusciti a contattare Rafael Evangelista, ricercatore in antropologia presso l’Università di Campinas e tifoso del Palmeiras.
Rafael ci ha detto fin da subito che le persone, per quanto siano d’accordo con i movimenti di protesta, ne sposino le cause o si indignino di fronte alla violenza della polizia, in questo momento si vogliono semplicemente godere il Mondiale. C’è un generale sentimento critico verso la FIFA, ma nonostante tutto si percepisce che questo momento è unico, speciale. I brasiliani sono anche «incantati» dall’invasione straniera, i turisti si stanno rivelando molto meno esigenti del previsto e pare che tutti si vogliano solo divertire.

Tutto ciò deriva anche da un sentimento di sfiducia e disillusione riguardo alle direzioni che sta prendendo la «resistenza», specialmente nella sua versione più radicale: «il movimento ha tentato di diffondere un grido che non è diventato popolare oltre le sue frontiere; #nãovaitercopa (non ci sarà la coppa), da chi ama il calcio è stato inteso come un rifiuto del calcio stesso inteso come sport», ci scrive Rafael.
Peraltro, a quanto ha capito, ormai in strada a protestare scendono persone molto giovani, perlopiù studenti universitari, appartenenti a collettivi di sinistra. Non sono tanti, ma sono influenti. Protestano contro la svolta conservatrice del governo, le alleanze a destra, la mancanza di cambiamenti radicali e la già citata persistenza della violenza da parte della polizia.
I sindacati e i movimenti tradizionali, quelli che hanno tentato di ottenere qualcosa scioperando prima del Mondiale, ora si sono fermati in nome del calcio giocato. Soprattutto perché in vista delle elezioni presidenziali di ottobre con ogni probabilità scenderanno a patti col P.T. (Partido de Trabalhadores), il partito ora al potere. Anche la popolazione più conservatrice ce l’ha col governo, ma a causa di
 sussidi, borse-famiglia, assistenza sociale, aiuti in generale forniti alle classi più povere (con conseguente aumento dei loro diritti), giudicati eccessivi.

A questo punto è diventato inevitabile approfondire la questione Dilma Rousseff, ricandidatasi alle elezioni presidenziali: dato il suo trasversale crollo a livello di popolarità e il conseguente rischio di non essere rieletta, quanto una buona riuscita del Mondiale e soprattutto quanto una vittoria del Brasile (magari contro l’Argentina in finale) potrebbe giovarle in sede elettorale?
Questo e altro abbiamo chiesto al nostro nuovo amico:

CALCIO ROMANTICO: Come va? sei riuscito ad andare a vedere qualche partita della Coppa del Mondo?

RAFAEL EVANGELISTA: Purtroppo no. Lavoro molto e trovare i biglietti nel sito della FIFA è molto difficile. Ma sto già mettendo i soldi da parte per la Russia…

CR: Qui da noi, anche se l’Italia è fuori, l’interesse per le partite è sempre molto alto. Gli incontri del Brasile contro Cile e Colombia sono stati veramente tesi, ma immaginiamo che da voi si sia rischiato un vero dramma collettivo. Un nostro amico italiano, che ora è a São Paulo, ci ha detto che ormai è ovunque #vaitercopa…

RE: Sì, in effetti le manifestazioni del #nãovaitercopa, anche se sono state più intense e ci sono stati incidenti legati alla brutalità della polizia, riuniscono ormai poche persone. A Rio de Janeiro o a São Paolo sono scese in piazza circa mille persone ad ogni incontro. A Porto Alegre e Belo Horizonte circa 500. Non ho notizie da altri posti.

CR: Da quanto si percepisce per le strade, la vittoria nella coppa e la rielezione di Dilma sono quasi direttamente collegate. Per questo la domanda più importante che vorremmo farti sembra in realtà un po’ banale: Secondo te, se il Brasile vince la Coppa, Dilma viene rieletta? È così automatico?
E al contrario, se il Brasile venisse eliminato, cosa potrebbe succedere nelle strade, e in che modo questo potrebbe condizionare le elezioni presidenziali?

RE: Io non farei una correlazione cosi stretta. Direi che, se il Brasile vincesse, questo potrebbe aiutare Dilma perché potrebbero aumentare autostima e ottimismo. Se il Brasile perdesse, invece, il clima diverrebbe più pessimista, ma non penso che ciò implicherebbe direttamente la sconfitta di Dilma alle elezioni. I brasiliani sono innamorati del calcio, ma riescono a separare le cose quando razionalizzano.
Quello che può aiutare Dilma non è la buona performance in campo, ma il fatto che c’è stato molto pessimismo rispetto alla Coppa prima che questa iniziasse (gli aeroporti non stavano funzionando, c’è stata della violenza per le strade ecc.), ma adesso il tutto si è trasformato in orgoglio nazionale perché sta andando tutto bene. La maggior parte dei turisti si sono trovati bene, e anche la FIFA adesso sta parlando bene del Brasile. Dilma certamente userà tutto questo durante la campagna elettorale.

CR: Facendo un confronto con dieci-quindici anni fa, quanto è cambiato il peso politico della classe media (sia di nuova che di vecchia formazione)? Il cambiamento in tale verso va completamente ascritto ai governi PT di Lula prima e Dilma poi?

RE: Direi di si, la situazione è migliorata. Tenete conto che stiamo parlando di una classe media del terzo mondo. Ciò significa che parliamo di un gruppo di persone che si trovava fuori dal mercato del consumo, in una situazione di povertà, che adesso ha una vita un po’ migliore, ha accesso ad alcuni beni come il finanziamento per una piccola casa, la macchina, piani di salute privati e scuole superiori (anche se di qualità non molto elevata) in istituzioni private finanziate dal governo.
Ciò che ha davvero dato la spinta alla classe media sono state le politiche per combattere la povertà. Dando denaro alle classi basse, l’economia è stata stimolata anche durante la crisi che ha colpito tutto il mondo. Il governo precedente, capeggiato dal PSDB (Partido da Social Democracia Brasiliana) [1], non avrebbe mai fatto niente di tutto questo, non avrebbe fatto un trasferimento di reddito diretto.
Però questo non ha implicato un automatico aumento di peso politico della classe media, nel senso della partecipazione di essa al dibattito pubblico e dell’influenza nell’agenda politica. Il peso della classe media viene dal voto, che ha cominciato a contrapporsi quello della classe media tradizionale (che aveva già un livello di vita migliore). A dimostrazione di ciò, il voto della popolazione più a nord del paese è più molto più orientato sul PT, perché la loro vita è migliorata. Ma il voto a sud è meno “pitista”, e il dibattito pubblico è influenzato principalmente dal sud del paese, dove hanno sede i principali mezzi di comunicazione e le università più prestigiose.

CR: Gli avversari di Dilma come si stanno comportando rispetto alla Coppa? C’è qualche candidato indipendente dai partiti più importanti che cerca voti tra i delusi? Insomma, sta nascendo anche lì un movimento/partito “antipolitico” come in tanti paesi europei?

RE: Gli avversari di Dilma avevano una posizione anti-coppa. Dicevano che sarebbe stato un disastro, una vergogna internazionale (il brasiliano si preoccupa molto di essere amato dagli stranieri; siamo molto critici di noi stessi, a volte in maniera esagerata e distorta, ma ci siamo offesi molto per le critiche che sono venute dall’esterno). La Coppa sarebbe stata una vetrina della nostra inadeguatezza. Ma è andata bene, sta andando bene, pertanto adesso gli avversari sono rimasti in silenzio. Circola in rete la foto di un senatore di opposizione che sta guardando la partita allo stadio e nella didascalia ci sono i suoi commenti contro la coppa.
Ma il sentimento anti-politico è molto forte. La destra lo ha usato, tentando di dimostrare che i suoi metodi sono più tecnici che politici. Vuole una riduzione dello Stato per dare più spazio ai tecnici.
Dall’altro lato, dalla parte della sinistra non tradizionale, la maggiore rappresentante è Marina Silva, ex ministra dell’Ambiente del governo Lula. È uscita dal PT e ha tentato di fondare un nuovo partito, molto basato su un’idea più romantica, più sognatrice e anche più legata alle reti sociali, a internet. Ma non è riuscita a realizzarlo, e adesso è diventata vice presidente in un gruppo con un altro ex ministro di Lula, Eduardo Campos. Campos è un politico più tradizionale e i militanti di Marina sono molto disillusi da questa alleanza.
Il partito di Campos era alleato storico del PT, ma ora lui ha un progetto personale di diventare presidente. È una figura molto conosciuta nel nord est del paese. Si stava alleando con la destra, ma poi è nata la possibilità di allearsi con Marina. Potrebbe prendere alcuni voti dal’elettorato di Dilma nel nord-est, rendendone difficile la rielezione. Ma probabilmente ci sarà molto attrito con Marina durante le elezioni. Lei ha un’agenda ambientale molto forte, ma è conservatrice nei costumi. È evangelica, creazionista, contro l’aborto. Non le piace essere intervistata su questi temi dai suoi elettori di sinistra.

CR: All’interno del PT c’è consapevolezza del “casino” combinato e del rischio sconfitta? Quanto è forte la spinta reale di chi vorrebbe che il PT avesse politiche meno conservatrici? Conterà questa parte alle prossime elezioni? I #nãovaitercopa diventeranno #nãovaiterurna?

RE: La base del PT vuole un partito meno conservatore. E ancora ha un peso nel partito, ma chi comanda nel governo, chi decide le alleanze, sono i leader. Sono influenzati dalla base, ma hanno guadagnato autonomia negli ultimi anni e hanno optato per una strategia di alleanze che è più di stampo conservatore, evitando di andare contro le élite.
Ma durante gli anni la base del PT è cambiata molto. In passato era più forte, oggi è meno idealista e più legata -anche a livello professionale- a chi comanda. Molta gente è fuoriuscita, altri hanno perso gli stimoli. Penso che queste persone non avranno voce.
Nell’eventuale prossimo mandato, il PT avrà una svolta più a sinistra solo se ci saranno rotture da parte degli alleati conservatori, che si potrebbero avvicinare al PSDB se valuteranno che Dilma è al capolinea.

CR: Grazie Rafael, ti promettiamo che la prossima volta ti facciamo parlare anche del Palmeiras.

calcio romantico, con ringraziamenti a dalila, giacomo, rho, yurij e ovviamente rafael

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[1] Il PSDB è stato fondato nel 1988, e il suo rappresentante Fernando Henrique Cardoso è stato al potere dal 1995 al 2003 (prima di Lula, insomma). La cosa curiosa è che è stato proprio lui a emendare la Costituzione per poter essere rieletto. Prima del 1997, infatti, in Brasile il Presidente della Repubblica poteva esercitare un solo mandato.


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