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Ho imparato che nella vita a volte è opportuno andare contro se stessi, cioè contestare prima se stessi e poi eventualmente capire se negli altri c’è qualcosa di sbagliato. Ho imparato anche che prima di avere le idee chiare su questioni complesse occorre conoscere ogni aspetto della questione stessa. Ho anche imparato che per capire fino in fondo la complessità di un problema, e potere alla fine dire qualcosa di sensato che riguardi il problema stesso, occorre innanzitutto fare chiarezza dentro se stessi.
Di fronte ad un problema complesso come quello della Val di Susa e del relativo treno che dovrebbe o non dovrebbe passare di lì, problema che sta occupando le pagine dei giornali, i servizi tv, le aspettative degli abitanti e manifestanti valsusini e non solo, ho tardato ad avere le idee chiare, e forse non le ho chiare del tutto neanche adesso, ma una cosa è certa: sono andato contro me stesso. Se mi fossi limitato ai singoli episodi avrei continuato a guardare il dito e non la luna. Se mi fossi fermato alle ingiurie a Caselli (http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/02/21/news/no_tav_caselli_contestato_urla_e_insulti_la_polizia_carica-30284163/) avrei continuato a giudicare il movimento NO-TAV quanto meno ingeneroso; se mi fossi limitato a giudicare le provocazioni del giovane manifestante che da del “pecorella” all’agente di polizia avrei potuto invocare la memoria di Pasolini e la sua poesia sui fatti di Valle Giulia (http://rassegnastampapersonale.myblog.it/archive/2009/03/11/pasolini-poesia-su-valle-giulia.html); se avessi preso in considerazione solo le botte rimediate dai giornalisti del Corriere, con tanto di perquisizione (http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_29/corrieretv-h24-aggrediti-notav-bussole_47e1b9ec-62ea-11e1-8fe6-00ac974a54fa.shtml), mi sarei fermato lì, e avrei detto: chi autorizza un manifestante ad essere più "solerte" della stessa polizia che tanto contesta? Chi lo autorizza a perquisire un giornalista?
La luna però è altrove. La luna è un treno che deve sconquassare una valle. Un treno, che sia ad alta, bassa o media velocità, vale più di una valle e della sua bellezza ? La tecnologia vale più dei ricordi ? I ricordi a cui è legato Luca Abbà, quelli della sua terra che prima di lui fu di suo nonno e di suo padre, valgono meno di un treno?
È curioso il fatto che 50 anni fa questi problemi non ce li saremmo posti. Oggi invece, in piena era tecno scientifica, di pari passo alle esigenze del cosiddetto progresso, sorgono movimenti legati a qualcosa che il progresso non può sopprimere. Non si tratta di ambientalismo o ecologismo; ce di più: una valle, una terra, un paesaggio sono molto più che una rivendicazione politica. Ecco perché mi sento di evitare di ideologizzare il dramma che si sta consumando in Val di Susa , e in questo senso onestamente non riesco neanche a capire come si possa andare lì a suonare “Bella Ciao”. Non c’entra nulla il richiamo alla resistenza: questa è una battaglia del tutto nuova e che non andrebbe ideologizzata. Questa è la sfida di una piccola comunità di persone che di fronte all’inesorabilità delle delibere e della legge, sente altrettanto inesorabile il diritto di dire no. Domani ci saranno altre Val di Susa e questi episodi, che già non possono più essere rubricati fra le proteste NIMBY (http://it.wikipedia.org/wiki/NIMBY), serviranno ad atri che come me dovranno contestare se stessi e guardare oltre il dito. Per altri che come me dovranno guardare la luna e magari salvarla da un treno ad alta velocità. Quando la tecnologia diventerà più importante dei sogni, i governi si sentiranno autorizzati a far passare un treno anche attraverso i nostri sogni.
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