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Val Rosandra - su e giù per i calcari con il mare all'orizzonte
Creato il 15 novembre 2015 da Luca De Ronch @Luca_De_RonchBella la Val Rosandra ! Alle porte di Trieste la Dolina Glinscice, la valle carsica solcata dal torrente che le da il nome, quello di una principessa che dal dolore per la morte del suo amato, è trasformata in roccia ma continua a piangere alimentando la piccola cascata vicino a Bottazzo.
Oggi con gli amici Keti e Roberto la percorriamo in lungo e in largo, in su e in giù, partendo dall’altopiano che la sovrasta dove lo sguardo, distratto solo parzialmente dai colori del Sommaco, può spaziare oltre Trieste, oltre il mare. Da Draga S.Elia, che si raggiunge dalla strada che porta al conifine sloveno di Pesek, un sentiero risale brevemente le rocce calcaree fino al Monte Stena, dove poi prosegue in piano quasi a picco sulla valle fino a raggiungere la frazione di S.Lorenzo. Siamo sul Carso Triestino, il kras in sloveno. Qui l’acqua scorre nelle profondità del terreno creando nel corso dei secoli grotte, cunicoli e anfratti, scorre e scava.
La valle dall’alto sembra un Canyon, sul fondo scorre l’unico corso d’acqua superficiale alimentato dalla cascata, di qua e di là pareti di calcare, terreno magico per gli alpinisti, qui si arrampica sull’eredità del mito di Emilio Comici. il Cippo in suo memoria è li di fronte a noi, su uno sperone a picco sulla valle. Faremo tutto il giro per arrivarci.
Il percorso prima di raggiungere San Lorenzo si sviluppa lungamente in piano, sfiorando il ciglio delle pareti, tra gli arbusti che in questa stagione si colorano di rosso porpora con varie tonalità. A San Lorenzo, nei pressi di una trattoria si individua il tratto di sentiero, piuttosto scomodo, che scende, poi raggiunta una strada dal fondo in cemento la si segue ancora in discesa fino a reincontrare il sentiero e il percorso della vecchia ferrovia per Cozina. Qui una volta passava il trenino della Val Rosandra, a binario unico, opera realizzata dagli Asburgo che consentiva di raggiungere con percorso sinuoso e spettacolare l’entroterra dell’Istria.
Dopo poco imbocchiamo un'altra traccia sulla sinistra che conduce a Moccò. Vale la pena fare una piccola deviazione fino alla vedetta di Moccò dove è possibile ammirare la vallata da una bellissima visuale. La vedetta sorge sui resti di un antico castello del 1100. Qui, praticamente sopra e di fronte al rifugio Premuda facciamo una sosta panoramica, guardando verso la valle si può vedere l’altipiano del Monte Stena da cui siamo arrivati, la Fessura del Vento, il “Crinale” su cui sorge il Cippo Comici, la piccola Chiesa di S.Maria in Siaris e alle nostre spalle il mare con il golfo di Muggia. Con bel sentiero, a tratti un po’ ripido si scende velocemente e superato il torrente nei pressi di un ponticello, si raggiunge il rifugio Premuda noto per essere il rifugio più basso delle Alpi.
Dal rifugio cambiamo versante della vallata per salire sul Monte Carso. Poco più avanti infatti, sulla stradina che porta a Bottazzo si individua il segnavia a destra che si impenna subito ripido e a stretti tornantini sui macereti supera un gradino roccioso arrampicandosi sulle pietraie. Abituati troppo bene fino ad ora saliamo con un po di fatica per una oretta fino ad una specie di panoramico promontorio da cui si gode una discreta vista, per poi infilarci su una stretta cengia alberata che passa accanto alla Grotta delle antiche iscrizioni. “ Gemeinde Bolunz” e “Gemeinde Dolina” segnano il confine di due antichi comuni.
Sbucati ad un bivio sul sentiero che proviene da San Dorligo si prosegue ancora diritti raggiungendo a breve la Sella della Bora e poi a sinistra fino allo spettacolare panorama del Belvedere. Anche qui merita fare una bella sosta. Fa uno strano effetto la combinazione panoramica tra l’aspra e selvaggia Val Rosandra dall’aspetto primitivo e la presenza tecnologica della zona industriale di Muggia o della grande costruzione in cemento dell’Ospedale di Cattinara.
Una piccola deviazione non voluta su sentiero indicato con 39/a ci porta verso le sorgenti di Bucovec costringendoci a risalire brevemente una traccia incerta fino a ritrovare il comodo sentiero del Monte Carso e in breve, all’interno di un bel boschetto di roverelle, raggiungiamo la sella omonima. Proseguiamo in discesa sempre all’interno del bosco, poi con breve deviazione risaliamo al cippo Comici. Su un ardito sperone, in commemorazione del famoso alpinista triestino, sorge il piccolo monumento. Da qui si domina, da qui, se si sta un pò in silenzio, si sente pulsare il cuore della Val Rosandra.
Dal cippo, proseguendo su un sentiero un po’ più “ardito” si scende ripidamente lungo il “Crinale” alla romantica chiesetta di S.Maria in Siaris risalente sembra al XIV secolo. La stradina che porta a Bottazzo la raggiungiamo da dietro la chiesa, scendendo direttamente tra i cespugli , fino alla base della parete di roccia dove si divertono gli arrampicatori.
Affiancando il corso del torrente, che scorre riflettendo la luce del sole che ormai si avvia al tardo pomeriggio, passiamo nei pressi della cascata, da ammirare, poco prima di Bottazzo. Il piccolo borgo, quattro case, un mulino in ristrutturazione e un’osteria meta piacevole degli escursionisti, precede la breve ma ripida salita nel bosco che sbuca sull’antica ferrovia e superata la galleria si prende il sentiero a sinistra per ritornare a Draga S. Elia.
C’eravamo già stati, la prima volta a cimentarmi sulle pareti sotto il cippo Comici, ma li si parla del secolo scorso, poi nel 2008 con gli amici di ww.suimonti.it Contenti di esserci tornati con Roberto e Keti nel piccolo mondo magico della Val Rosandra, non ci resta che cercare ristoro in qualche “Osmiza”. Facciamo venir sera, ci vuole qualche birra, poi guida Marisa e il pensiero se ne va per raccontar leggende………..
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