Valentino Rossi c'è... Marco Travaglio no
Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, è caduto nel tranello come un Valentino Rossi qualsiasi. Provocato, ha reagito, con l'aggravante della circostanza recidiva.
Nel marzo del 2013 apostrofò i commentatori del suo blog e l'intero popolo del web come "una bella merda", adesso nell'ottobre del 2015 sono diventati tutti scemi "ragionare con questa gente è un lusso".
In entrambi i casi la colpa ascritta ai "commentatori" è il pensarla diversamente e di non essere in linea con il suo pensiero.
Ora, Marco Travaglio, tiene a precisare, tirandosi la zappa sui piedi, che il suo editoriale è politico e nasce come naturale conseguenza della solidarietà espressa da Matteo Renzi a Valentino Rossi.
Ma se Renzi avesse solidarizzato con Marquez, il direttore del Fatto, avrebbe di certo tirato dal suo cilindro magico altre argomentazione forti per puntellare le ragioni di Valentino Rossi. Gli esempi in tale direzione non mancano.
Non è "ridicola" l'osservazione, perchè i populisti stellati, i gestori del pensiero unico ed il loro addetto stampa, per l'appunto Travaglio, esprimono e puntellano opinioni sulla base dell'assunto "o con me o contro di me" e se sei contro di me "te la faccio finire come Marquez" nella versione del Fatto. Molti per non fare questa fine si adeguano, "vendono" e vivono felici e contenti.
Riassumendo, se "c'è il sostegno del governo" a Valentino Rossi, non c'è quello di Marco Travaglio, e tutti quelli che sostengono Rossi sono gente con cui non bisogna ragionare, essendo "delle merde" in sintonia con Matteo Renzi. Il discorso è di una logica indiscutibile.
Sembra tutto uno scherzo, una forzatura, una "cantonata", ma è una storia che si ripete da qualche anno.