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Valerio Evangelisti si confessa a Joaquin Guzman

Creato il 24 dicembre 2010 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

intervista raccolta da Joaquin Guzman

traduzione di Iannozzi Giuseppe

Valerio Evangelisti si confessa a Joaquin Guzman
Recentemente si è molto parlato dei suoi problemi di salute.

Ho avuto dei problemi piuttosto seri, non intendo nasconderlo.

E adesso come sta?

Meglio, grazie.

Si è temuto per la sua vita.

Ho avuto la fortuna di finire sotto le mani di ottimi chirurghi. Me la sono vista brutta, ora però tutto è passato. O quasi.

Non vorrei insistere, ma circola insistente la voce che dopo la malattia lei non sia più lo stesso.

Sono maturato, se è questo che intende.

Ne dobbiamo dedurre che non dirà più in giro che fumare non fa male alla salute?

Senza un polmone non mi crederebbe nessuno.
Ha avuto anche altri disturbi, meno gravi che però l’hanno costretta a subire diversi interventi chirurgici.

Colpa del fumo e della droga. Varici agli arti superiori e inferiori. Ero devastato.

La vedo dimagrito.

Ho perso un po’ di peso. Una spiacevole conseguenza. La chemio ti può uccidere prima del male che hai dentro.

Dopo l’asportazione del tumore e la conseguente decisione di smettere di fumare, lei ha anche deciso di mettere la parola fine al ciclo di Eymerich l’Inquisitore.

Oramai il personaggio era logoro. L’ho sfruttato per parecchi anni, con ottimi risultati. Ammetto tuttavia che gli ultimi capitoli del ciclo non hanno soddisfatto l’editore né i miei abituali lettori. E’ stata una decisione sofferta ma Eymerich doveva uscire di scena.

Qualcuno ha avanzato l’idea che l’Inquisitore sia modellato sul modello del brigatista oggi latitante Cesare Battisti, di cui lei è intimo, più che intimo amico.

Una voce del tutto infondata. Cesare Battisti è una vittima, non ha mai compiuto i delitti che lo Stato italiano gli attribuisce.

Lei ha invitato Cesare Battisti a fuggire.

Non potevo fare altro per aiutarlo. Quando un uomo è braccato ed è innocente può solo fuggire e pregare di non finire nelle mani di un giuda.

Non teme che qualche magistrato possa aprire una inchiesta su di lei?

Come direbbe il nostro Presidente del Consiglio la magistratura è in mano alle toghe rosse (Evangelisti scoppia a ridere tossendo). In ogni caso ho solo espresso il desiderio di non vedere un uomo innocente condannato dalla dabbenaggine dello Stato italiano.

Lei e pochissimi altri asserite che il brigatista, ex militante nei PAC, è estraneo agli omicidi che gli vengono imputati. Lei, sul finire degli anni Settanta, era già amico di Cesare Battisti? Ha fatto parte anche lei dei PAC?

Ho militato altrove negli anni della mia giovinezza, ma conosco il sistema e così anche chi oggi difende ad oltranza Cesare.

Torniamo a parlare di libri. Lei ha provato a scrivere romanzi di vago respiro storico.

Il mio preferito rimane “Noi saremo tutto”. Ho sperato che il cosiddetto ciclo americano, “Il collare spezzato”, “Tortuga” e “Veracruz”… Sembra invece di no.

Ha cercato di imitare il tono epico dei romanzi di Valerio Massimo Manfredi.

Massimo è bravo, racconta però tante panzane. Crede d’essere un gran trombatore di femmine, la verità è un’altra.

Non capisco…

Intendo dire che i romanzi di Massimo sono falsi come le storie sulle sue conquiste femminili. Beve molto, ha questo brutto vizio purtroppo e poi finge di non ricordare più chi si è portato a letto la sera precedente. Tutto qui.

Alcuni romanzi di Valerio Massimo Manfredi sono stati ristampati nella collana Mondadori Scuola. E’ uno dei pochissimi autori italiani letti con molto interesse all’estero.

Non sono invidioso, se è questo che vuole insinuare.

Torniamo ad Eymerich. Il suo personaggio è anacronisticamente junghiano.

E’ una sua opinione che non condivido.

Perché?

E’ epico. Tutti i miei romanzi lo sono.

Parla di quella buffa cosa che lei insieme ad altri suoi compagni vi siete inventati di sana pianta e che tutti i più valenti critici hanno bollato come una faziosa operazione di marketing?

Il NIE è una realtà.

Giulio Ferroni ha scritto nel suo illuminante saggio Scritture a perdere che siamo di fronte a una “etichetta balzana” che distorce “completamente ogni possibile accezione di ‘epica’”.

Non sono mai stato d’accordo con Ferroni su molti fronti. Sono anni che non lo seguo più. Tuttavia suppongo che Giulio Ferroni parli per distorcere una realtà a lui scomoda.

Carla Benedetti, prestigiosa firma de L’Espresso e docente all’Università di Pisa, ha scritto: «…dietro all’apparenza di un manifesto teorico, il volto repressivo del canone […] con tanto di requisiti che un libro deve possedere per rientrarvi. Un canone piccolo, e su misura, tarato sul tipo di libri che scrivono i Wu Ming stessi. Un grappolo di quattro opere, due loro, una di Giancarlo De Cataldo e una di Evangelisti ne formano il cuore. Poi l’occhio si muove intorno a scoprire libri analoghi di Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, Andrea Camilleri e altri scrittori che hanno praticato la genre fiction per “andare oltre”. Secondo gli autori il nuovo corso della letteratura italiana nascerebbe infatti “dopo il lavoro sui generi, dalla loro forzatura”. Ma sono proprio sicuri i Wu Ming che in questi anni non si sia mosso in Italia qualcosa di grande e di alternativo al “pastiche postmodernista” partendo anche da altre zone e percorrendo liberamente altre vie?». E in maniera più secca, su Libero, nel giugno 2008, ha detto: “E’ una baggianata. E’ solo autopropaganda”.

Pur rispettando Carla Benedetti, che in alcuni casi si è espressa con felicità critica nei miei confronti, devo dire che in questo caso si sbaglia di brutto. Non è una operazione di autopropaganda.

Eppure citate sempre e solo voi stessi proponendovi come l’alternativa alla stagnazione della letteratura. Sotto la balzana etichetta NIE si nasconde un club, una lobby, una mafietta.

Perché forse siamo gli unici che proponiamo contenuti nuovi. Chi parla di lobbies e mafiette è perché non ha compreso i fini del NIE.

Non si direbbe. Lei oggi scrive perlopiù romanzi vagamente salgariani, ieri con il ciclo di Eymerich ha fatto della fantascienza. Carlotto, Lucarelli, Camilleri scrivono dei gialli, niente di nuovo. Giancarlo De Cataldo scrive thriller con qualche inserto storico, sempre piuttosto blando però. E i Wu Ming scriverebbero romanzi vagamente storici che loro ammantano d’un’epicità che in realtà non c’è. Si avverte in maniera netta che si è di fronte a una lobby di scrittori, pubblicati da Mondadori e quindi da Berlusconi. Autopromozione, nient’altro che questo. Wu Ming ad esempio recensisce De Cataldo, per contro l’autore di “Romanzo criminale” tesse le lodi dei quattro Wu Ming, e così via. Fingete di fare della critica sui vostri lavori, mentre in realtà tessete le vostre lodi nel tentativo di evitare la vera critica, quella slegata dalle lobbies.

Noi combattiamo il sistema dall’interno. Pubblichiamo per Mondadori perché sino ad oggi non ha censurato i nostri lavori. Berlusconi non ha mai letto una sola pagina dei nostri romanzi. Per lui è come se non esistessimo e questo ci permette di combatterlo dall’interno. Ogni giorno critichiamo l’attuale governo andando incontro a un grande rischio. Lei è poco informato.

Difendendo Cesare Battisti, che ha sulla coscienza vittime innocenti nel nome della lotta armata proletaria? Raccontando menzogne?

Battisti è innocente. Chi oggi insieme a me lo difende è innocente. Dirò di più, è un vero rivoluzionario. Temo però che lei questo non lo possa capire. Noi combattiamo in prima linea, non siamo quello che lei crede. Pubblichiamo con un grande editore perché ci permette di raggiungere un più largo numero di persone. E’ la stessa tattica adoperata da Pier Paolo Pasolini.

Pasolini l’hanno fatto fuori perché correva dietro ai ragazzetti, non perché puzzava più di incenso che di zolfo.

Libero di crederlo, ma la verità è che il je accuse di Paolini…

Berlusconi pubblica Pasolini. E’ un brutto vizio quello di citare Pasolini. Pare che gli scrittori italiani non sappiano far altro che citare o Pasolini o Calvino quando non hanno delle loro proprie idee. E’ questo uno dei motivi principali per cui la letteratura italiana è morta.

Non intendo dar credito alla sua provocazione.

Per cui uno terrorista assassino come Battisti per lei e per pochi altri, DEO GRATIAS, è la risposta alla morte della letteratura italiana!

Battisti è innocente ed è una grande mente dickiana. Non è colpa sua se non conosce bene la lingua italiana. E’ un fuggitivo. Sono trenta anni che fugge da un paese all’altro. La sua lingua si è imbastardita, ha preso a prestito modi di dire e sfumature da tante lingue. La grandezza della lingua di Cesare è data anche dall’imbastardimento che ha subito.

Se lo dice lei che lo conosce bene… più di chiunque altro! Concludiamo. Che si propone di fare nell’immediato futuro?

Devo riprendermi. Starò via, per qualche mese, in Messico. Il clima freddo dell’Europa non è l’ideale per l’Evangelisti di oggi.

Chiuso il ciclo di Emerych dunque continuerà con quello americano o…

Non ho ancora deciso. Non ho progetti nell’immediato. Solo riprendermi al meglio. Ho scritto un gran numero di romanzi e saggi per cui non ho fretta di dare alle stampe un altro lavoro. Sono soddisfatto della mia produzione. Però ho ancora tanto altro da dire. Non escludo di dar vita a un noir. E’ un mio vecchio sogno nel cassetto. E’ tutto quello che posso anticipare.


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