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Validità della testimonianza degli apostoli riguardo la risurrezione di Gesù
Creato il 30 novembre 2012 da AndreamAlcuni apologeti cristiani (William Lane Craig, Is There Historical Evidence for the Resurrection of Christ?; Mike Licona, The Case for the Resurrection of Jesus) sostengono che la risurrezione di Gesù debba essere stata un evento reale perché altrimenti non si spiegherebbe la disponibilità degli stessi apostoli a farsi martirizzare per testimoniarla: se Pietro non fosse stato convinto che Gesù era realmente morto e realmente risorto, non si sarebbe fatto uccidere nel suo nome, ma avrebbe confessato l'inganno e si sarebbe salvato.
Su questo argomento andrebbero discusse alcune considerazioni preliminari: ad esempio, non siamo sicuri che Pietro sia stato effettivamente martirizzato, né sappiamo con certezza che il rinnegare la risurrezione di Gesù gli avrebbe salvato la vita, né possiamo escludere che avesse ragioni particolari per preferire la morte allo svelamento della menzogna (si pensi a Ron Hubbard e a Scientology). Ma per questa discussione, daremo per scontato che Pietro potesse rinnegare Gesù senza ulteriori conseguenze ma che abbia scelto di morire per portare testimonianza della sua risurrezione.
Va anche notato come l'argomento presentato sia valido solo se gli apostoli (Pietro) sapevano che Gesù era morto e risorto: è infatti importante sottolineare che la loro mera convinzione della sua risurrezione non è una prova sufficiente a dimostrarne l'effettiva storicità, in quanto è possibile che si sbagliassero. In altre parole, rispetto al rapporto tra la risurrezione e gli apostoli sono possibili tre scenari: gli apostoli sapevano che Gesù era risorto, gli apostoli credevano che Gesù fosse risorto (ad esempio, tramite una rilettura allegorica dei brani biblici per comprendere le ragioni della morte del loro maestro, per loro incompatibile con la loro fede), oppure gli apostoli sapevano che non era risorto (e mentirono a proposito della sua risurrezione). Di questi tre scenari, l'unico favorevole agli apologeti è il primo, quello in cui gli apostoli sono testimoni della risurrezione (come descritta dai vangeli, per esempio) e non meramente convinti del suo essersi verificata.
Ebbene, la difesa apologetica della risurrezione è sconfessata proprio dall'esistenza dei martiri cristiani! Di tutti i martiri cristiani, infatti, la stragrande maggioranza sono morti per la loro fede, perché convinti della risurrezione senza esserne stati testimoni; sono una minoranza di essi (Pietro, oltre all'altro apostolo e alle donne, se questi ultimi furono martirizzati) sono morti perché convinti dai fatti.
Naturalmente è possibile che Pietro sia stato testimone oculare dei fatti e sia morto per rendere testimonianza della risurrezione, mentre le altre (decine di) migliaia di morti per la fede hanno compiuto questo passo senza essere stati testimoni di quell'evento; questo non inficerebbe la verità eventuale della risurrezione. Ma quello che questo ragionamento prova è che l'argomentazione del martirio degli apostoli non è una prova a favore della verità della risurrezione quanto, semmai, del fatto che gli apostoli fossero convinti che fosse avvenuta senza esserne stati realmente testimoni.
L'immagine è Il martirio di san Pietro, di Michelangelo Merisi da Caravaggio, attraverso Wikimedia Commons.
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