C’è una strada che percorro molto spesso, la via Reale, che collega Ravenna a Ferrara. Mi capita di passare il tempo, finché mio marito guida, leggendo i cartelli sparsi qua e là che pubblicizzano diversi prodotti.È veramente una strada interessante, vi si trovano disparate notizie, per esempio si apprende che un certo signor Cavallo commercia in “Budella e affini”. Vi si possono acquistare diversi prodotti agricoli, come si dice oggi a chilometro zero, ovvero in maniera più specifica “Dalla nostra campagna alla vostra tavola”.
Ma la cosa veramente più interessante per una maestra che passi di lì accade in primavera, quando in molti punti lungo il percorso si vendono: cigliege, cilliege, ciliege e, meno male, anche ciliegie.
In molti mi hanno riferito la difficoltà di ricordare se il plurale di nomi che terminano con cia o gia, preveda la famigerata i nel mezzo, oppure no.
Infatti, se notate, si vedono spesso errori riferiti a questa difficoltà, anche sui giornali o in atti amministrativi. Pensate a quante volte si legge la parola “provincie” anziché “province”.
Eppure devo dire che in questo caso la regola è davvero semplice e facile da ricordare.
Se la c o la g sono precedute da consonante (e si considera anche la consonante ripetuta, la cosiddetta doppia) non si usa la i, se precedute da vocale si usa la i.