Italo Calvino fu il primo scrittore italiano a essere chiamato alle Norton Lectures, una tradizione ad Harvard.
I valori letterari da conservare per il prossimo millennio? Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità.
Nella prima lezione Calvino confessa onestamente il suo debole per la leggerezza (il “discorso sulla leggerezza” diventa qualcosa di più dell’analisi di un’idea: diviene in qualche modo una riflessione esistenziale sulla condizione umana), aggiungendo però che avrebbe sostenuto “le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d’avere più cose da dire.”
Per dirla con Paul Valéry: “Il faut etre léger comme l’oiseau, et non comme la plume”, ovvero una leggerezza che non ha nulla a che fare con l’approssimazione e l’illusione dell’ispirazione. “La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso.”
Nessun proposito, dunque, di fissare una gerarchia di valori, ma quasi un atto di scusa nei confronti della pesantezza cui non si desidera negare un ruolo della stessa misura.
La sesta lezione, di cui rimangono solo appunti, era dedicata alla consistenza.
Leggerezza
“Dopo quarant’anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti di diversi, è venuta l’ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso.”
Rapidità
“Mi limiterò a dirvi che sogno immense cosmologie, saghe ed epopee racchiuse nella dimensione di un’epigramma.”
“Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. ‘Ho bisogno di altri cinque anni’ disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.”
Esattezza
“Come Hofmannsthal ha detto: ‘La profondità va nascosta. Dove? Alla superfice’. E Wittgenstein andava ancora più in là di Hofmannsthal, quando diceva: ‘Ciò che è nascosto, non ci interessa’.”
Visibilità
“C’è un verso di Dante nel Purgatorio (XVII, 25) che dice: ‘Poi piovve dentro a l’alta fantasia’. La mia conferenza di stasera partirà da questa constatazione: la fantasia è un posto dove ci piove dentro.”
Molteplicità
“Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere contiunuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.”