Mary Shelley (1797-1851)
VALPERGA
o
La vita e le avventure di Castruccio, Principe di Lucca
Traduzione integrale di Marco Vignolo Gargini dall’originale in inglese Valperga; or the Life and Adventures of Castruccio, Prince of Lucca
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Conclusione
Le cronache private, da cui è stata presa la vicenda fin qui narrata, terminano con la morte di Eutanasia. Quindi solo nelle storie pubbliche troviamo un resoconto degli ultimi anni di vita di Castruccio. Nulla sappiamo del suo dolore quando venne a sapere che era morta colei che aveva amato un tempo così teneramente e sempre onorato come la migliore e più saggia tra le persone amiche. Tuttavia sappiamo che, nei due anni in cui lui è sopravvissuto a questo evento, la sua gloria e il potere aumentarono notevolmente non solo rispetto al passato, ma superarono quelli di qualsiasi altro principe italiano precedente.
Luigi di Baviera, re dei romani, entrò in Italia nel mese di febbraio del 1327. Vide che Castruccio, il flagello dei guelfi, era il primo potere della Toscana e il sostenitore principale dei suoi titoli e delle sue pretese.
Luigi di Baviera fu incoronato con la corona ferrea a Milano. Ma i suoi metodi furono tirannici e imprudenti. Destituì Galeazzo Visconti, lo imprigionò e istituì a Milano una repubblica ombra, nei fatti composta da pochi nobili ghibellini che per gelosie e dissensi servirono soltanto ad indebolire il suo potere.
Marciò per la Lombardia, attraversò gli Appennini a Parma e s’incontrò con Castruccio a Pontremoli. Il principe, il cui scopo principale era quello d’ingraziarselo e d’accrescere il proprio potere con il favore dell’imperatore, rese ancora più gradevole la sua visita con i magnifici doni che portò, e la sua sagacia, lo spirito guerresco e le gentili maniere gli fecero guadagnare un facile ingresso nel consiglio e poi l’amicizia di Luigi. Insieme procedettero verso Pisa. I Pisani all’inizio rifiutarono di far entrare l’imperatore, ma cedettero dopo che lui l’ebbe assediati per pochi giorni. Luigi in seguito visitò Lucca, dove fondò un ducato delle città e del territorio di Lucca, Pistoia, Volterra e Lunigiana, e nominò Castruccio duca, onorandolo ed esaltandolo come suo migliore amico e il più alto sostegno del potere imperiale.
Insieme si recarono a Roma, là l’imperatore elesse Castruccio cavaliere e resse la spada di stato nella processione dal Campidoglio fino a San Pietro, dove Luigi ricevette la corona imperiale. Castruccio fu nominato conte di palazzo, senatore di Roma e mastro di corte. Arrivò al vertice della sua gloria, era temuto e obbedito più dell’imperatore stesso e, nella spedizione che Luigi meditò contro Napoli, il re Roberto aveva paura solo di Castruccio, considerandolo il suo nemico più forte e terribile. Fu allora che il prode Antelminelli si mise una toga di seta riccamente ornata d’oro e gioielli e sul petto furono ricamate queste parole: Egli è come dio vuole. E sulle spalle, E si sara quel che dio vorrà [1].
Mentre Castruccio godeva così la pienezza della sua gloria e partecipava a tutti i divertimenti e le feste della capitale d’Italia, ricevette la notizia che i fiorentini s’erano impossessati di Lucca. Senza indugi lasciò Roma, attraversò la Maremma con un gruppetto d’amici e apparve, quando meno lo si aspettava, in mezzo ai suoi nemici.
Fu qui che incontrò di nuovo Galeazzo Visconti. Su richiesta di Castruccio l’imperatore l’aveva fatto uscire dalla prigione, e lo raggiunse per servire le insegne del suo amico più fortunato. Il loro incontro fu un’occasione di gioia reciproca. S’abbracciarono con affetto e confermarono e rinnovarono i patti d’amicizia e d’alleanza che avevano stipulato più di dieci anni prima. Castruccio godé per poco il piacere puro che la compagnia del suo amico gli offriva. Si raccontarono le loro vicissitudini e, nel ricordo degli eventi trascorsi sin dalla loro separazione, Galeazzo scoprì che, se lui aveva perso la sovranità e il potere, Castruccio aveva perso ciò che può essere considerato assai più prezioso. Aveva perso i suoi più cari amici e sulle sue pallide guance si poteva leggere che, pur disdegnando di riconoscere il potere della fortuna, questa gli aveva fatto sentire nel profondo del suo cuore i suoi aculei avvelenati. Non sappiamo niente dell’intimità di questi amici, ma si può arguire che, se Castruccio rivelò i propri dispiaceri, Galeazzo potrebbe essersi rimproverato del fatto che, invece d’aver spinto l’ambizione e distrutto la felicità domestica del suo amico, non gli aveva impartito altre lezioni, con cui avrebbe potuto godere di quella pace, quella comprensione e felicità di cui adesso era per sempre privo.
La sua presenza mise a posto i suoi affari. Castruccio s’impossessò di Pisa, recuperò Pistoia e tornò nuovamente in trionfo a Lucca. Ma questa fu l’atto finale delle sue vittorie. Nell’assedio di Pistoia aveva messo a dura prova la sua forza ben oltre la sopportazione umana. Era sempre in prima linea a cavallo e in piedi esposto al sole torrido di luglio, incoraggiando i soldati, dirigendo i pionieri e spesso, nell’ardore dell’impazienza, prese lui stesso la spada e lottò con loro. Non riposò né dormì e il calore del pieno giorno come la rugiada della notte caddero su di lui. Immediatamente al suo ritorno nella città natale, fu colto da una febbre maligna. Sapeva che stava morendo e, con quella prontezza e presenza della mente che era la sua caratteristica peculiare, fece tutto il necessario per il benessere di Lucca, e diede disposizioni particolari ai suoi capitani per il proseguimento della guerra. Ma lui cadde e non lasciò un successore alla sua altezza. Perciò, se lui fu il solo creatore e sostegno dei lucchesi, i lucchesi alla sua morte sarebbero piombati nella loro primitiva insignificanza. Mentendo così sul letto di dolore e conscio di dover morire sicuramente in poche ore, Castruccio afferrò la mano di Vanni Mordecastelli, che piangeva accanto a lui, dicendo: Io morrò, e vedrete il mondo per varie turbolenze confondersi, e rivoltarsi ogni cosa [2]. Quest’affermazione gettò un’ombra di tristezza sui suoi ultimi istanti, anche se lui si sostenne con coraggio.
Galeazzo Visconti aveva assistito Castruccio in tutti i suoi sforzi, esponendosi con la stessa temerarietà e lottando con eguale energia. Fu colto a Pistoia dalla stessa febbre e dagli stessi sintomi. Sapendo che il principe era malato a Lucca, desiderava, seppur in fin di vita, essere portato da lui. Era giunto fino a Pescia, quando spirò il tre settembre 1328.
Nello stesso giorno, nella stessa ora, Castruccio morì a Lucca.
I suoi nemici gioirono della sua morte, gli amici erano storditi e sopraffatti. Loro, come ultimo atto di gratitudine, diressero la cerimonia del suo funerale con principesca magnificenza. Fu sepolto nella chiesa di San Francesco, allora fuori delle mura di Lucca, che adesso la includono. L’antica lapide è ancora visibile nella chiesa e la sua iscrizione può servire come morale e conclusione di questo racconto.
EN VIVO VIVAMQUE
FAMA RERUM GESTARUM
ITALICÆ MILITÆ SPLENDOR;
LUCENSIUM
DECUS ETRURIÆ
ORNAMENTUM CASTRUCCIUS
GERII ANTELMINELLORUM
STIRPE
VIXI PECCAVI DOLUI
CESSI NATURÆ INDIGENTI
ANIMÆ PIÆ BENEVOLI
SUCCURRITE BREVI MEMORES
VOS MORITUROS.
Appendice
Cronologia di Mary Shelley per Valperga
1249 Ezzelino da Romano assedia la rocca d’Este.
1260 Farinata entra in Firenze con l’aiuto di Manfredi. Battaglia di Arbia o Montaperti.
1266 Morte di Manfredi.
1282 Vespri Siciliani.
1300 Inizio dei Neri e dei Bianchi a Firenze. I Neri Donati, i Bianchi Cerchi. Sono entrambi banditi da Firenze. I Bianchi ritornano.
1301 I Bianchi battono i Neri a Firenze e Pistoia. I Neri trionfano a Lucca ed esiliano Castruccio e la sua famiglia — allora aveva 20 anni. Carlo di Valois entra in Toscana. Dante e il padre di Petrarcacacciati {infatti Dante fu esiliato il 27 gennaio 1302 come indicato in seguito }.
1302 Dante esiliato a gennaio
Lega dei Tirannni di Lombardia contro i Visconti.
Visconti esiliati.
1303 Morta del papa Bonifacio VIII.
La lega formata da Alberto Scotto contro i Visconti si ritorce contro di sé
Pontificato di Benedetto XI
Missione del cardinale di Prato a gennaio
I Neri lo costringono a ritirarsi.
1304 Morte di Benedetto XI per avvelenamento
Il cardinale di Prato scomunica Firenze
Festa dell’Inferno a Firenze.
Nasce Petrarca.
1305 Clemente V papa
I fiorentini attaccano Pistoia per cacciare i Bianchi
Assedio di Pistoia [Pistoia s’arrende].
1306 Modena e Reggio si liberano dal giogo della casa d’Este
Gelosia dei genovesi e veneziani
Il cardinal Prato spera nell’interessamento del papa per Pistoia
I fiorentini fomentano una rivolta a Bologna e i Bianchi sono cacciati
Pistoia s’arrende.
1307 Il cardinale Orsini spera di riportare i Bianchi a Firenze, ma il suo esercito si disperde.
1308 Trionfo dei Neri in Toscana
Donati si stacca dal proprio partito. Si uccide.
Morte d’Alberto d’Austria
Arrigo di Lussemburgo re dei romani.
1309 La rivolta dei pistoiesi. Arrigo VII prende possesso della Boemia e si prepara a passare in Italia
Morte di Carlo II di Napoli. Gli succede Roberto.
1310 Arrigo riceve ambasciatori dall’Italia a Losanna. Giunge a Milano.
Rivolte a Venezia.
1311 I Templari condannati
Arrigo incoronato a Milano. Rappacifica le fazioni in Lombardia. Assedia Brescia. I Bresciani capitolano. Arriva a Genova.
Scontri tra Vicenza e Padova.
1312 Negoziati tra Arrigo VII e Roberto Re di Napoli. Manda inviati in Toscana. Giunge a Pisa. A Roma. Combatte con i napoletani
L’armata imperiale davanti Firenze
Guerra tra Padova e Cane della Scala.
1313 Arrigo lascia Firenze e si accampa a Poggibonsi.
Un nuovo esercito viene inviato dall’imperatore. Attacca Napoli
I fiorentini offrono a Roberto la signoria della loro città.
Arrigo muore.
Sconforto dei Pisani. Consegnano la città a Uguccione della Faggiuola.
Preparativi dei guelfi di Toscana per soppiantare i ghibellini.
1314 Roberto Vicario imperiale d’Italia
Trattato tra Roberto, i guelfi e i pisani. Uguccione previene la ratifica.
I lucchesi obbligati a richiamare i propri esiliati.
Uguccione conquista Lucca.
I fiorentini passano dalla parte del principe di Napoli per far Guerra a Castruccio
Rivalità tra le casate d’Austria e Lussemburgo. Due imperatori
Morte di Clemente V.
Luigi succede a Filippo il Bello in Francia.
1315 Filippo di Tarentum alla testa dei fiorentini
Battaglia di Montecatini
Tirannia d’Uguccione a Lucca e Pisa.
1316 Rivolta di Lucca. Rivolta di Pisa. Uguccione cacciato da entrambe
Giovanni XXII papa.
1317 Pacificazione tra i guelfi e i ghibellini di Toscana.
Visconti scomunicato dal papa
In aprile pace tra Lucca e Firenze
In agosto Ferrara si ribella contro il papa
1319 Ghibellini alle porte di Genova spinti da Roberto a muovere assedio.
1320 Filippo di Valois passa in Italia per attaccare i ghibellini. Si ritira.
Castruccio Signore di Lucca. Dichiara guerra ai fiorentini.
1321 I fiorentini senza successi contro Castruccio.
1322 I Visconti. Guerra civile tra gli imperatori tedeschi
Rivoluzione di Pisa. Castruccio Castracani spera di sorprenderla. La sua guerra a Pistoia.
L’abate di Pacciana s’impossessa di Pistoia. Intrighi di Pacciana e Castruccio Castracani.
Petrarca a Bologna.
1323 L’abate è soppiantato da Filippo Tédici suo nipote
Castruccio invade Firenze. Dichiara guerra e minaccia Prato.
Tentativi dei pisani di difendere la Sardegna. Castruccio cerca di conquistare Pisa.
1324 L’imperatore scomunicato dal papa.
Intrighi di Castruccio con Tédici.
I pisani cedono la Sardegna al Re d’Aragona.
1325 Castruccio Castracani compra la signoria di Pistoia e ne prende possesso.
I fiorentini mettono Raimondo di Cardona a capo del loro esercito.
Vittoria di Castruccio Castracani sui fiorentini.
Petrarca perde sua madre.
1326 I fiorentini offrono la signoria della città al Duca di Calabria.
Petrarca perde il padre e torna ad Avignone.
1327 Castruccio sollecita Luigi di Baviera a venire in Toscana. Gli fa prendere rotta per Pisa. Assedio di Pisa.
Ducato di Castruccio.
Ceccoli d’Ascoli bruciato a Firenze per stregoneria.
1328 Castruccio va a Roma con Luigi. Pistoia colta di sorpresa. Castruccio torna in Toscana e conquista Pistoia. Muore.
Cane della Scala conquista Padova.
[1] In italiano nel testo.
[2] In italiano nel testo.