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Valzer tento

Creato il 03 febbraio 2013 da Marcopress @gabbianone

L’allenatore, si sa come la penso, non conta più tanto nel calcio. Anzi, meno. L’importante è che non faccia danni. Saggezza vorrebbe che fosse un incastro, non un estraneo rispetto all’ambiente dove lavora. E invece manca proprio saggezza, come conferma una stagione mai così piena di esoneri: Zeman è il nono, Gasperini sta per essere il decimo.
L’incastro migliore nella storia della serie A è stato Sacchi. Poi Trapattoni. Poi Lippi. Sacchi era manager innovativo, ideale per una squadra che contava allora sul presidente perfetto: appassionato, straricco, coraggioso, competente (Berlusconi fu tutto questo). Pure Trapattoni e Lippi sono stati l’altra faccia della Juve: moderna con Agnelli, contemporanea con Moggi.
Oggi cos’è Conte se non l’anima di una società che sa solo vincere (e quando non ci riesce, sbraca)? E che cosa Guidolin se non il friulano “salt, onèst e lavoradôr”? E chi Capello se non un supremo camaleonte?
Per questo continuo a trovare incomprensibili i presidenti che chiudono contratti con allenatori palesemente fuori luogo (letterale). Come fai a chiamare Zeman quando sai in partenza che litigherà con “Capitan futuro”, idolo della Sud? Come fai a confermare Stramaccioni (non parliamo di Rafael Benítez Maudes detto Rafa) senza avergli primo levato la spina del Clan dell’asado, un gruppo di bolliti che neanche al Patagonia di San Vito di Fagagna? Come fai a pensare che Gasperini riesca con quella flemma a ridestare il Palermo di Zamparini, uno che ha passione e soldi, ma non coraggio, tanto meno competenza? Tentativi a casaccio.
Consigli per gli acquisti, infine. Roma: Ancelotti. Inter: Bersellini. Palermo: Sonetti. Milan (perché Allegri è agli sgoccioli): Van Basten (che non è Aloysius Paulus Maria “Louis” van Gaal, ma regala sogni: che altro può interessare a un tifoso?).



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