L'attivista indiana Vandana Shiva
“Con 1500 brevetti in campo agroalimentare in mano a tre multinazionali non ci sarà più biodiversità”. A lanciare l'allarme è l'attivista indiana Vandana Shiva, fondatrice e direttore di Navdanya nonché ricercatrice presso Foundation for Science technology and natural resource policy (India).
Intervenuta al terzo Forum internazione su cibo e nutrizione del Barilla Center for food and Nutrition (Bcfn) alla Bocconi, Vandana Shiva ha spiegato: “Se usiamo solo quattro colture, il mondo risulterà impoverito a fronte delle 8.500 varietà con le quali abbiamo sempre mangiato. Serve democrazia alimentare che consenta alle persone di modellare il proprio regime alimentare e al pianeta di superare il fallimento del paradosso di avere 1 miliardo di sofferenti la fame insieme a un 1 miliardo di cittadini obesi o in sovrappeso”.
Come ha ricordato il diabetologo Camillo Ricordi, moderatore dell'incontro, le biotecnologie in agricoltura sono state introdotte per far fronte ai cambiamenti climatici e allo sviluppo demografico. Tuttavia “le politiche dei brevetti e dei controlli impongono costi elevati alla produzione, i brevetti possono limitare la ricerca di nuove soluzioni, sono stati evidenziati i limiti degli Ogm, e tre giganti controllano il 73% delle biotecnologie”.
“Perché non si parla di più del miglio in Africa? Eppure questa tipologia di sementi ha permesso di superare diverse carestie” ha chiesto Vandana Shiva, nel sottolineare che “l'ingegneria genetica (Ogm) ci propone colture che resistono ai cambiamenti climatici e alle inondazioni. Le royalty non vengono perà distribuite tra gli agricoltori degli Stati che non hanno più la libertà di scegliere le sementi. E dopo 50 di colture intensive negli Usa ci sono infestanti sempre più resistenti, con una emergenza nascente legata ai superparassiti”.
Come ha affermato l'attivista indiana, “l'ingegneria genetica è stata introdotta perché gli Stati Uniti non producono più 'in casa' neanche una scarpa, ma hanno un unico comparto con eccedenze: l'agricoltura”. “Occorre dunque ripensare le biotecnologie e Navdanya propone sementi di proprieta' condivisa da tutti; mettere fine al sistema dei brevetti; valorizzare diete ricche di biodiversità come quella mediterranea e ancor più quella indiana dove il coriandolo e il curry sono serbatoi di vitamina”.
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