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Antifona d'ingresso
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto. (Sal 105,3-4) Libro dell’Esodo 32,7-14.
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: "Và, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito.
Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto".
Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice.
Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione".
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente?
Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo.
Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre".
Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
Salmi 106(105),19-20.21-22.23.
Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.
+ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 5,31-47.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: « Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;
ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini.
Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole? ».
Meditazione del giorno
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi sul Cantico dei Cantici, n° 20, § 2 “Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete” Mio buon Gesù, più di tutto ti amo per il calice che hai bevuto al fine di riscattarci… E’ quest’atto che attira con grande dolcezza il nostro amore, lo esige a più giusto titolo, lo vincola più saldamente, lo rende più veemente. Il nostro Salvatore ha patito molto quel giorno, il Creatore non ha fatto la stessa fatica a formare l’intero universo. Infatti ha parlato e tutto è stato creato, mentre il Salvatore doveva affermare le sue parole davanti agli accusatori, difendere le sue azioni contro chi gli era ostile, subire la tortura davanti a chi lo beffeggiava e la morte in mezzo alle ingiurie. Ci ha amati fino a quel punto.
E poi non era un amore che restituiva a qualcuno, ma che dava lui, per primo. Infatti “chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio?” (Rom 11,35) Come dice ancora l’evangelista Giovanni: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1Gv 4,10). A dire il vero, ci ha amati quando ancora non esistevamo, inoltre ci ha amati quando gli resistevamo, come afferma San Paolo: “Quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo” (Rom 5,10). Se non ci avesse amati quando eravamo suoi nemici, non avrebbe avuto amici, e se non avesse amato quelli che ancora non c’erano, non avrebbe più avuto persone da amare.
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