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Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore;
vedi se percorro una via di menzogna,
e guidami sulla via della vita. (Sal 139,23-24)
Libro di Geremia 17,5-10.
Così dice il Signore: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti.
Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni.
Salmi 1,1-2.3.4.6.
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
+ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: « C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi ».
O M E L I Aa cura di
Qumran2.net Monaci Benedettini SilvestriniBramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco
L'uomo ricco della parabola evangelica, comunemente detto "il ricco epulone", non conosce la verità della sua vita terrena e neanche quella dei beni di questo mondo. La vita terrena è data perché ognuno si prepari con essa il suo futuro eterno, che è insieme dono di Dio e frutto della sua umanità, portata nel comandamento dell'amore, della misericordia, della grande compassione, della pietà. I beni della terra ci vengono elargiti non solo per noi, ma anche per gli altri, per tutti. Essi sono lo strumento della grande carità materiale, via e mezzo per il raggiungimento del regno eterno di Dio.
Rinchiudere la nostra esistenza nei cardini del tempo è la più grande falsità nella quale ogni giorno possiamo cadere. Senza visione soprannaturale, celeste, eterna, il tempo ci afferra e ci imprigiona nelle cose di questo mondo che si rivestono per noi di un valore assoluto ed esclusivo. Non sono più mezzi, ma fine; non sono anche per gli altri, ma solo per noi stessi. La nostra vita terrena è però un soffio, dura un istante, poi viene l'eternità e questa non sarà per tutti uguale. Sarà di gioia per coloro che hanno vissuto la verità della loro umanità e dei beni di questo mondo. Sarà invece di tristezza e di tormento eterno per quanti hanno vissuto di falsità.
La verità con la quale Lazzaro vive la sua vita merita una considerazione particolare, speciale. Quest'uomo sa che per Legge divina non può desiderare i beni della mensa dell'uomo ricco. C'è un Comandamento che lo vieta. Lui è di obbedienza perfetta. È bramoso di sfamarsi delle briciole che cadono dalla mensa. Queste erano per i cani. Li può desiderare il cibo dei cani, perché si è fatto così umile da considerarsi un cane nella casa del ricco. Neanche questo gli era consentito ed ecco che sono i cani a dargli un qualche conforto, leccandogli le piaghe. Il ricco con la sua falsità finisce nei tormenti dell'inferno. Il povero con la sua verità va nel seno di Abramo. La comunione si interrompe. Un abisso li separa. Il ricco vorrebbe un qualche aiuto. Lazzaro, anche se volesse, non potrebbe. La distanza è infinita ed è eterna. Il ricco chiede ad Abramo che avvisi i suoi perché non vadano a finire in quel luogo di tormento. Neanche questo è possibile. Dall'inferno nessun messaggio. Per la salvezza basta la Parola di Dio. Essa è chiara e a ciascuno indica la via della vita. È sufficiente applicarla.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, insegnaci la verità della nostra vita e dei beni di questo mondo. Angeli e Santi di Dio, fateci persone dalla grande giustizia e carità. Articoli correlati:
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