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Cantiamo al Signore: è grande la sua gloria.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza. Alleluia. (Es 15,1-2)
Atti degli Apostoli 8,26-40.
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo: "Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".
Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,
se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.
Disse allora lo Spirito a Filippo: "Và avanti, e raggiungi quel carro".
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".
Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".
Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".
Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.
Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.
Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
Salmi 66(65),8-9.16-17.20.
Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
Sia benedetto Dio:
non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,44-51.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Meditazione del giorno
Omelia
a cura di
Qumran2.netMonaci Benedettini Silvestrini
Io sono il pane vivo disceso dal cielo
Oggi la questione che occupa ancora il discorso di Gesù è quella della fede e della incredulità a proposito della sua persona. Siamo ormai abituati allo stile di Giovanni di ritornare su temi già trattati, sempre approfondendoli. Si entra nella fede, che è un "venire a me" dice Gesù, per una attrazione interiore, esercitata dal Padre in concomitanza con l'ascolto interiore di una parola che pure viene da lui. Non si tratta di un rapporto immediato con Dio, come anche Gesù subito precisa, ma a tale realtà ci si arriva un po' alla volta, ispirandosi alla Sacra Scrittura. Quando avremo capito che in Gesù, Dio medesimo ci parla, e ci saremo fatti alunni attenti e docili "tutti saremo ammaestrati da Dio". Colui che viene da Dio ed ha visto il Padre è in grado di dirne le parole, non più riservate a un popolo particolare, ma rivolte a tutti gli uomini. Il dono della vita ora è legato, non solo al fatto di venire a Gesù e credere in lui, ma al mangiare del pane. Ed è così, perché lui solo realizza pienamente l'idea, e la realtà implicita in essa, del pane di Dio che è disceso dal cielo. Lui solo ? non la manna di Mosè ? è il pane vivo che è disceso dal cielo e ha la virtù di comunicare la vita eterna. Splendida promessa fatta apposta per risvegliare il cuore degli ascoltatori, perché la risurrezione, ossia la vittoria definitiva sulla morte, è il desiderio radicale che l'uomo porta nel suo intimo e che non riesce mai a soddisfare. Questo pane invece è sceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. In questo modo il Signore rivela che l'uomo ha un solo destino, immergersi nel Dio che lo ha creato e che lo attende dopo l'esodo dalla vita terrena
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