Kowalski, a bordo di una Dodge Challenger truccata, sta percorrendo i duemila chilometri che separano Denver da San Francisco. si tratta di un lavoro, di una scommessa, o è un desiderio ben più profondo e urgente?I.l’ultima bell’anima libera
Kowalski vuole sentirsi libero, quindi vivo. correre è l’unico modo che ha per esprimersi: trovare il contatto fisico con la luce, i colori, la terra, infine, le persone. è così che ritrova sé stesso e il senso della propria vita. rifiuta di fermarsi, perché fermarsi significa morire: morire di una morte borghese e impersonale, morire in catene. è meglio schiantarsi a duecentocinquanta all’ora e fondersi tutt’uno con la lamiera: asfalto, terra, sangue e l’anima si libera.
II.Supersoul
correre verso una meta che è pura astrazione. San Francisco è solo un nome, per Kowalski. la sua è una discesa (forse una scalata) verso quella vera libertà che le istituzioni e i suoi aguzzini in divisa ci hanno ordinato di non toccare, né di avvicinarvisi. Kowalski corre per tutti noi, s’immola per dar(ci) una prospettiva. il suo unico limite è l’orizzonte bagnato dal sole, per esteso: il cielo. ma non vuole angeli ad accompagnarlo, basta la voce di Supersoul, il suo Caronte personale, cieco come la Giustizia che gli hanno negato, prima in Vietnam, poi nella stessa Polizia, persino nel micro-universo di borderline, hippy e spacciatori in cui si è fermato a riposare prima della grande corsa.
- a latere:
la contestualizzazione è sicuramente importante, ma altrettanto lo è considerare la sostanziale attualità della riflessione che ispira. un tempo, Kowalski correva per sfuggire a un’umanità che lo voleva inquadrato e omologato; oggi, Driver s’immola per l’amore che quella umanità è stata capace di donargli: in qualche modo, forse, oggi possiamo dirci migliori?

titolo originale: Vanishing Point
un film di Richard C. Sarafian
1971




