Puntata 9 – anno 3, 15 marzo 2014
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Ciao a tutte e tutti da Olga e Debs.
«Davanti alla stazioncina ferroviaria di Limbiate, hinterland milanese, ci sono alcune panchine. Le panchine hanno ormai i colori dei nostri jeans. Lentamente, è maturata la voglia di fare qualcosa di più, finalmente qualcosa: si è troppo giovani per accettare di marcire».[1]
Così, nell’autunno del 1975, prendono vita i Circoli del Proletariato Giovanile, promotori di decine di occupazioni di case sfitte, fabbriche abbandonate, stabili in disuso. Nella zona fra Lambrate e il Casoretto, quartieri della prima periferia Nord di Milano, nasce il centro sociale Leoncavallo.
La componente operaia e popolare, insieme all’alto grado di partecipazione politica, spiega l’emergere di una realtà variegata, trasversale a diversi gruppi della sinistra extra-parlamentare italiana di quegli anni, e l’avvicinamento ad esperienze come questa di molti giovanissimi.
Murales in ricordo di Fausto e Iaio, del 1979 a Milano.
Due di loro, Fausto e Iaio, sono passati alla storia come coppia inseparabile, vittime di uno dei tanti episodi della storia repubblicana sul quale si addensa una trama complessa di protagonisti, antagonisti e comparse. E che, al solito, è finita nel dimenticatoio.
Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci erano due diciottenni del Casoretto. Da qualche mese i due avevano iniziato a lavorare, insieme a molte altre persone che gravitavano intorno al Leoncavallo, a un libro bianco sullo spaccio di eroina a Milano.
In quegli anni, soprattutto in un quartiere come il Casoretto, l’eroina stava raggiungendo una espansione allarmante. Saranno in molti a ritenere che la diffusione di massa di questa sostanza fosse intenzionalmente programmata, con lo scopo di stroncare la vitalità di una generazione ribelle e altrimenti incontrollabile.
Come se non bastasse, non era sfuggito il collegamento fra elementi dell’estrema destra milanese e i figuri che si dedicavano maggiormente allo spaccio. Così Fausto e Iaio si erano messi a dare una mano per produrre una controinchiesta capace di capire e contrastare il problema.
Il 18 marzo di 36 anni fa Fausto aveva passato il pomeriggio al parco Lambro con gli amici. La stessa passione che lo spingeva all’attivismo di quartiere con il Leoncavallo, lo portava in quei giorni ad interrogarsi sul futuro del movimento e le sorti di quel grande rinnovamento che sembrava alle porte. Da due giorni, infatti, il volto del presidente della Democrazia Cristiana era su tutti i giornali. Aldo Moro era stato rapito dalle B.R. A pochi passi dal Leoncavallo c’è un’edicola, Fausto e Iaio commentano la notizia. Appena si allontanano, intorno alle 8 di sera, diretti verso casa, tre uomini vanno loro incontro, li chiamano e fanno fuoco con una Beretta calibro 7 e 65.
La reazione del movimento è immediata e rabbiosa: si accusano subito i fascisti e per tutta la notte la città è attraversata da cortei che sfociano anche in danneggiamenti, senza che le forze dell’ordine intervengano.
Due giorni dopo centomila persone, partecipano ai funerali: nessuna bandiera, molti però gli striscioni dei consigli di fabbrica.
Rifacimento del murales in ricordo di Fausto e Iaio, Milano 2007
Nei giorni seguenti gli inquirenti escludono subito la pista “politica” e insinuano un improbabile regolamento dei conti tra gruppi della nuova sinistra. Una delle poche voci critiche su questa versione dei fatti è il giornalista de l’Unità, Mauro Brutto, che conduce la sua inchiesta seguendo i collegamenti fra lo spaccio e i gruppi neofascisti milanesi e romani.
Tuttavia nel novembre 1978, proprio quando stava portando un corposo dossier al commissario della Digos incaricato di seguire il caso, Brutto viene investito da un auto e i documenti contenuti nella sua valigetta scompaiono.
La scomparsa di Brutto non è l’unico mistero insoluto di questa vicenda: basterà ricordare la sparizione dei nastri relativi all’inchiesta sull’eroina a cui stava lavorando Fausto: il materiale viene trafugato dalla sua camera due giorni dopo il delitto da individui mai identificati, ma che entrano in casa usando le chiavi, senza forzare la porta.
L’omicidio di Fausto e Iaio viene rivendicato da un volantino dei Nuclei Armati Rivoluzionari, ed alcuni esponenti di spicco di questa formazione neofascista saranno effettivamente indiziati, senza che nessun magistrato trovi le prove per incriminarli.
D’altra parte le indagini non faranno mai significativi passi in avanti e nemmeno l’ondata di pentimenti che nei primi anni ottanta stravolgerà le formazioni dell’estrema destra farà emergere nulla di significativo.
Il silenzio a poco a poco calerà sull’inchiesta, definitivamente archiviata nel 2000 senza alcun processo.
A ricordare Fausto e Iaio resteranno i loro compagni del centro sociale Leoncavallo. E la memoria antifascista.
E con queste riflessioni vi salutiamo vi salutiamo e vi invitiamo a visitare il nostro sito www.casoesse.org e… alla prossima puntata.
Per approfondire
- Alberto Ibba, Leoncavallo, Costa & Nolan, 1995
- Daniele Biacchessi, Fausto e Jaio, Baldini & Castoldi, 1996
- AA.VV., Fausto e Iaio. Trent’anni dopo. Raccolta di scritti, documenti, testimonianze per non dimenticare. Costa & Nolan, 2008
- Reti invisibili: Sintesi e Intervista con Maria Iannucci e Danila Angeli
- Leoncavallo: Dossier
Altro
- The Gang e Daniele Biacchessi, Perchè Fausto e Jaio
- Archivio audio Radio Popolare
- Spettacolo teatrale Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio; Recesione (Alfabeta2); Altre (sito Elfo.org)
- Nanni Balestrini, Primo Moroni, L’orda d’oro, Milano: SugarCo, 1995, p. 509-510↵
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