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Vanloon – Il movimento ecologista italiano

Creato il 19 novembre 2012 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 3 – anno 1, 25 febbraio 2012
Ascolta la puntata:

Questa è una puntata del primo anno di Vanloon, la nostra rubrica su Radio Città Fujiko; vai alla pagina Radio per trovare le altre puntate.
Vanloon – Il movimento ecologista italiano

Logo Antinucleare disegnato dall’attivista A. Lund

Ciao a tutte e tutti da Elena e Debs,

Negli ultimi tempi la questione ambientale è stata completamente assorbita dai mass media. Ogni giorno attraverso giornali, televisione e internet ci viene raccontato degli ultimi disastri ambientali, e ce ne sono profetizzati di nuovi. L’immagine di un pianeta terra costantemente minacciato da cupidigia e negligenza umane è talmente assodata da lasciarci ormai indifferenti. Da parte loro le nuove strategie di marketing, il green washing, hanno fatto del “rispetto per l’ambiente” uno specchio per le allodole, al fine di vendere i prodotti a prezzi maggiorati, facendo leva sul sentimento solidale del cittadino medio.

Ma chi davvero lotta e si interroga su queste problematiche? Quando è nato e come è cambiato il cosiddetto ”movimento ecologista” eterogeneo quanto le questioni che solleva?
Fin dall’antichità donne e uomini hanno instaurato differenti rapporti con la natura, riservandole un determinato posto all’interno di una precisa costruzione culturale.
Tuttavia per assistere alle prime campagne in difesa dell’ambiente bisogna aspettare tempi molto più recenti: in Italia è solo nel primo dopoguerra che si costituiscono le prime associazioni per difendere al natura.
Il dopoguerra è stato periodo di boom economico, durante il quale la volontà di riprendersi dalle distruzioni provocate dal conflitto mondiale ha alimentato una cementificazione indiscriminata. Il pericolo che opere antiche e oasi naturali fossero distrutte per far spazio a autostrade e a nuovi stabilimenti industriali ha portato alla nascita di associazioni tutt’ora esistenti, tra cui Italia Nostra e il WWF.

Queste associazioni, impegnate nella salvaguardia dei centri storici e nella costituzione di aree naturali protette, erano formate da un ridotto numero di persone, che si distinguevano per alta estrazione culturale ed economica. Minoritari tra la popolazione, coinvolta dall’enfasi della ricostruzioni , questi primi ambientalisti riuscivano ad essere efficaci rispetto ai loro scopi attraverso pressioni lobbistiche. Difendevano un ambiente inteso come opera d’arte, da mettere sotto una vetrina e conservare. Per questo motivo questo primo ambientalismo è detto conservazionista.
Gli anni Settanta rappresentano un importante momento di svolta. In questo decennio la lotta ambientale, arricchita dall’eredità del movimento studentesco e operaio del ‘68, viene declinata secondo paradigmi nuovi. Quali? A partire da una riflessione sulla salute delle operaie e degli operai, sulle condizioni lavorative , si originano nuove rivendicazioni: tutela dell’acqua e campagne di sensibilizzazione contro l’inquinamento atmosferico che sono esempi magistrali. L’elemento di novità è riassunto dalle parole che un noto giornalista ed ecologista italiano, Dario Paccino, scrive in quegli anni, ad incipit di un saggio intitolato l’imbroglio ecologico. «Questo libro è dedicato a coloro che per guadagnarsi il pane devono vivere in habitat che nessun ecologo accetterebbe per gli orsi del Parco nazionale d’Abruzzo».
Paccino si riferisce agli operai, e così scrivendo afferma l’importanza di declinare l’allora tradizionale lotta ambientale in senso antropico e sociale.

Questi sono anche gli anni della mobilitazione antinucleare. Quelle battaglie, condotte alla vittoria attraverso il referendum dell’87, si erano originate dalla decisione dello Stato italiano di attuare una riconversione energetica in favore dell’energia dell’atomo. Contro il nucleare si levarono diverse voci: il partito radicale, gruppi della sinistra extraparlamentare, associazioni conservazioniste e sopratutto neocostituiti comitati cittadini.
Gli anni Ottanta infine sono quelli in cui la lotta per l’ambiente ottiene una veste istituzionale: dal 1985 il partito dei Verdi partecipa alla competizione elettorale nazionale e nel 1986 viene creato un apposito ministero dell’ambiente. Inoltre è nei primi anni Ottanta che nasce Legambiente, sorta da una parte della rivista mensile “Nuova Ecologia”. L’associazione si colloca in maniera trasversale rispetto all’eclettico panorama ecologista, sostenendo ora campagne più proprie di un ambientalismo conservazionista, ora più in sintonia a quell’ecologia “di sinistra” sviluppatasi in seguito al ’68.
la lotta ambientale ad oggi, vasta e complessa per tutte le tematiche le persone e i gruppi che coinvolge, ­va al di là delle “rassicuranti” etichette verdi di alcuni prodotti da supermercato.
La lotta No TAV sotto gli occhi di chiunque ha preso forme gigantesche resistendo a ogni attacco mediatico e repressivo coinvolgendo persone diversissime. Una lotta che che va avanti da anni, che nata appunto per difendere una valle è diventata un’esperienza collettiva di critica e condivisione.
Riferendoci alle cronache più attuali non possiamo non accennare al caso Eternit conclusosi qualche giorno fa con la prima condanna dei vertici aziendali per disastro ambientale aggravato, migliaia di morti in provincia di Alessandria per esposizione all’amianto. E questi sono solo due esempi fra i tantissimi in cui profitto, ambiente e salute si intrecciano e ci fanno intuire che quando si parla di ecologia si sollevano questioni complesse e diversificate.

Lasciandovi con queste riflessioni vi invitiamo a visitare il nostro sito casoesse.org e… alla prossima puntata!

Approfondimenti

Leggi l’articolo di Elena Davigo su Le origini del movimento ecologista italiano: la nascita di Nuova Ecologia.

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