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Vanloon – Il sogno americano: Fred Buscaglione

Creato il 03 dicembre 2012 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 4 – anno 2, 1 dicembre 2012
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Fred Buscaglione

Fred Buscaglione

Ciao a tutte e tutti da Debs e Piero,
Si chiamava American Dream e attraversando l’oceano tra gli anni Trenta e Cinquanta arriva in Europa dando a tutti la possibilità di sognare un mondo diverso guidato dalla propria volontà. La possibilità di realizzarsi al di là delle condizioni di nascita! Ma ora nella società post 11 settembre, tra guerre preventive e crisi di immagine gli Stati Uniti sono additati alla stregua di una società parassitaria arricchita a spese di un intera pianeta.
Il sogno americano non è cambiato all’improvviso, ma la sua storia si dipana tra alti e bassi e forti contraddizioni. Un esempio è la storia del torinese Fred Buscaglione che tra ironia e divismo alla Bogart e Gable ha lasciato in Italia un immaginario di America dissacrante e liberatoria tanto promettente quanto distante dall’Italia di quegli anni.

Proprio negli anni del successo di Fred Buscaglione l’Italia della canzone ha conosciuto una fase di transizione non semplice, che ha visto la vecchia generazione uscita dal dopoguerra lasciare il passo ad un altro modo di fare musica, a quella che poi, dagli anni Sessanta, sarebbe stata la stagione d’oro della canzone italiana di Mina, Celentano, Tenco e Modugno.

La canzone dell’immediato dopoguerra era ancora quella degli anni Trenta, se non per gli interpreti, per lo stile: un panorama non troppo variegato ben riassunto nella canzone vincitrice del secondo festival di Sanremo, Vola, colomba… dove la triade Dio-Patria-Famiglia da il meglio di sé con tanto di richiamo al bel tempo in cui le lotte politiche non dividevano l’Italia e la classe operaia era «lieta» di lavorare; altri filoni assai gettonati erano canzonette di puro nonsense o intrise di doppi sensi un po’ beceri, che riprendevano il rapporto macista e malsano della sessualità del fascismo che non era ancora alle spalle, per esempio Che mele! e I pompieri di Viggiù.

Anche gli stili, pur innovati grazie ad una ventata di swing negli anni Trenta, tutti incentrati sul «bel canto», riflettevano un’atmosfera assai ingessata, al punto che a Sanremo, nel 1958, il semplice gesto di spalancare le braccia di Domenico Modugno cantando Nel blu, dipinto di blu, rappresentò da solo una rivoluzione. Questo mondo della canzone che appare oggi tanto distante era specchio di un’Italia che faticava ad uscire dal dopoguerra e dall’esperienza fascista, un’Italia molto provinciale e rurale, in cui la radio e le istituzioni cercavano di difendere tradizioni e valori, la Patria, l’Amore Puro, la Chiesa, la Concordia e la Pace sociale. È quest’Italia che dai primi anni Cinquanta inizia a guardare all’America come luogo delle possibilità, della modernità e dell’emancipazione dalla cappa opprimente che l’avvolgeva.

Cinema e migrazione meridionale oltre oceano creano il mito americano ma anche la musica ha la sua parte. Inizia con lo swing e poi con il jazz che giunge in Italia oltrepassando i divieti fascisti. Buscaglione parteciperà proprio all’ambiente jazz clandestino italiano. Il nostro cantante insieme Leo Chiosso, paroliere ed inseparabile compagno di carriera, prendono a piene mani dalla letteratura statunitense l’immagine della Chicago (o Torino!) della malavita, piena di bulli e pupe. E soprattutto del tipo finto-duro e sbruffone che però si fa prender a schiaffoni dalla bambola di turno. È così che debutta nel 1956 Che bambola e nasce un personaggio ironico unico nel panorama italiano. E la parodia continua con Eri piccola fino alla celebrazione dissacrante del gangsterismo in Che notte, giusto per citare le più rappresentative di quell’immaginario hollywoodiano che già appartiene ad un’altra epoca.

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Una pubblicità del 1957

Questa infatuazione per gli USA, che Buscaglione tratta con (auto)ironia non dimenticando di cantare in un Paese provinciale e tradizionalista, è un innamoramento che pervade soprattutto la borghesia urbana, in un’epoca in cui il boom economico inizia a far vedere i suoi effetti con i primi super-market, i juke-box che diffondono la musica nei locali e Mike Buongiorno, il volto della tv.
In quest’Italia in transizione gruppi statunitensi come i Platters portano nuovi stili e presto saranno imitati da cantanti italiani come Tony Dallara con Come prima; però un mito come Elvis Presley non sfonda testimoniando un mercato musicale che è (ancora per poco) chiuso ai giovani;
Nel 1960 arrivano Mina, Celentano e le voci dei cosiddetti «urlatori» che segnano l’entrata del rock in Italia: l’America non è più un sogno ma è in piena concretizzazione, e Fred Buscaglione – all’apice di una carriera che s’è proprio sviluppata durante queste trasformazioni – muore in uno schianto con la sua Ford Thunderbird rosa shocking.

Dal 1960 però il mito americano inizia a diventare opaco: negli anni Sessanta il mercato musicale diviene di massa (le vendite s’impennano ed i costi crollano), arrivano nuovi suoni grazie a gruppi innovativi come i Beatles ed i Rolling Stones, l’Inghilterra diviene un nuovo faro per la musica giovane e l’Italia inizia a fare i conti con la modernità che aveva tanto sognato.
Esperienza più delle città che delle campagne, la modernità produce divari e malesseri che diverranno sempre più bersaglio di una critica giovanile che diviene poi contestazione. Il mito americano negli ultimi decenni ha subìto continui contraccolpi, ma è totalmente svanito o è diventato inconsapevolmente parte di noi, della musica e della memoria?

E con queste riflessioni vi salutiamo e vi invitiamo a visitare il nostro sito casoesse.org eeee… alla prossima puntata.

Approfondimenti e fonti

  • Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Milano: Mondadori, 1992
  • Maurizio Ternavasio, Il grande Fred. Fred Buscaglione, una vita in musica, Torino: Lindau, 1999
Canzoni

Italiane:

  • Clara Jaione, I pompieri di Viggiù (Rastelli-Fragna) 1948
  • Lidia Martorana, Che mele! (Giacobetti-Kramer) 1949
  • Nilla Pizzi, Vola, colomba… (Cherubini-Concina) 1952
  • Fred Buscaglione, Che bambola! (Chiosso-Buscaglione) 1955
  • Fred Buscaglione, Eri piccola così! (Chiosso-Buscaglione) 1958
  • Domenico Modugno, Nel blu, dipinto di blu (Migliacci-Modugno) 1958
  • Tony Dallara, Come prima (Di Paola-Taccani-Panzeri) 1958
  • Fred Buscaglione, Che notte (Chiosso-Buscaglione) 1959

Statunitensi:

  • The Platters, Only You (Ram) 1954
  • Bill Haley, Rock Around the Clock (Freedman-Myers) 1954
  • Elvis Presley, Heartbreak Hotel (Boren Axton-Durden-Presley) 1956
  • Elvis Presley, Jailhouse Rock (Leyber-Stoller) 1957
Film
  • Noi duri, di Camillo Mastrocinque, Italia, 1960, 98 min, bianco/nero
  • Urlatori alla sbarra, di Lucio Fulci, Italia, 1960, 82 min, colore
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