Magazine Cultura

Vanloon – La giornata della Memoria

Creato il 20 ottobre 2012 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 1 – anno 1, 28 gennaio 2012
Ascolta la puntata:

Questa è una puntata del primo anno di Vanloon, la nostra rubrica su Radio Città Fujiko; vai alla pagina Radio per trovare le altre puntate.
Vanloon – La giornata della Memoria

Approvate le leggi razziali – 11 novembre 1938

In questi giorni abbiamo visto celebrazioni convegni e dibattiti intorno all’ormai conosciutissima giornata della memoria, ovvero 27 gennaio. Ma cosa significa memoria per l’Italia? Parlarne non è semplice. La memoria pubblica, per esempio, non è spontanea come un qualsiasi ricordo: può essere infatti costruita, manipolata o filtrata. Come è stata scelta la data del 27? Quale dibattito c’è stato? Quale importanza delle celebrazioni pubbliche oggi?

Il 27 gennaio ricorda la data dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, l’Onu l’ha indicata come giornata internazionale della memoria e l’Italia l’ha scelta con una legge del 2000. Ma era l’unica scelta possibile?

Altri Paesi hanno optato per date più personali, più legate al loro coinvolgimento nella Shoa. Nel caso dell’Italia possiamo rispondere ricordando cosa è successo durante la discussione parlamentare sulla famosa legge.

Le altre date proposte in origine, oltre al 27 gennaio, erano il 5 maggio, giorno della liberazione del campo di Mauthausen e, più significativamente, il 25 aprile a rimarcare come gli stermini rientrassero in un progetto di costruzione di un continente europeo popolato solo in base alle razze condiviso a vario gradi dagli Stati dell’Asse e quindi anche dall’Italia. E anche il 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento a sorpresa del ghetto di Roma ad opera delle SS del comandante Kappler fiancheggiate dalla polizia fascista. 1024 ebrei saranno deportati ad Auschwitz, solo 16 ritorneranno. È evidente la bagarre in cui incappò il parlamento nel decidere la data migliore, comunque la Camera decise originariamente il 16 ottobre in quanto voleva sottolineare la corresponsabilità dell’Italia nelle persecuzioni contro gli ebrei chiamando in causa il Manifesto sulla razza del 5 agosto 1938 nel quale si afferma «esistono grandi razze e piccole razze, ed esiste ormai una pura razza italiana, è tempo che gli italiani si dichiarino francamente razzisti». Si ricordava anche nella discussione parlamentare che a Trieste c’era un campo di sterminio, la risiera di San Sabba. Insomma la responsabilità italiana sarebbe stata messa in prima linea scegliendo la data del 16 ottobre.

Ma nel testo finale non c’è nulla di tutto ciò. Gli errori italiani passano in secondo piano: sono stati i tedeschi, nazisti, cattivissimi a mettere in moto la macchina infernale. Il mito degli italiani brava gente si ripropone con forza. Il testo riporta un evento tragico nella sua interezza, irripetibile e singolo, ricorda la persecuzione degli ebrei italiani ma tralascia la persecuzione italiana degli ebrei, quell’Italia che non si oppose al progetto di sterminio anzi lo abbracciò in toto: lo sterminio è stato un atto orribile compiuto da altri, noi ce ne laviamo le mani.

Il 27 gennaio sgancia la memoria della Shoa da un contesto nazionale portandolo verso un contesto internazionale e riconducibile alla storia e alla tragedia dell’umanità intera, allora a cosa serve la commemorazione? Omettere il ricordo delle leggi razziali e il diretto coinvolgimento degli italiani nelle persecuzioni, dalla memoria collettiva, ma anche i reiterati tentativi di vari governi di abolire il 25 aprile, sono dati che mettono in evidenza un problema peculiare della costruzione della memoria pubblica per come viene praticata dalle istituzioni italiane.

Qualcuno non ha digerito questa o quella storia e per questo anziché affrontare i problemi non se ne parla. La questione è più complessa ma ci permettiamo di esprimerla a bruciapelo: una memoria che non ripercorre, non si addentra, una memoria che sente il fruscio del tricolore nelle celebrazioni istituzionali dimenticando il sapore del sangue versato in nome del proprio razzismo.

Una memoria che punta ad unire indiscriminatamente, e in modo acritico, attraverso la rimozione più che la riflessione sulla complessità dei fatti, molte volte è retorica cristallizzata che rinuncia ad ogni funzione pedagogica di monito facendoci così sacralizzare il passato e non stabilendo nessuna correlazione con le vicende presenti.

Commemoriamo ma non riflettiamo criticamente, il problema è che la maggior parte dell’opinione pubblica, poi, ci crede fermamente e così si ha la riproposizione quasi rituale di film come Schindler’s list o di documentari abbastanza noiosi e per lo più a tarda notte, mentre i più fortunati si ricorderanno anche di qualche aneddoto raccontato a scuola. La sensazione è che così si sprechino tante occasioni, anche quella di dare a questo 27 gennaio così generico, il senso di giorno di riflessione sul razzismo sulla dignità e sulla follia umana.

Non possiamo non pensare infatti, tirando le somme di tutto questo discorso sul senso della memoria, ad episodi di stretta attualità: la strage di Firenze da parte di un militante di estrema destra, o i roghi appiccati a campi rom di Torino; storie di ordinario razzismo degli italiani brava gente abituati a vedere l’altro come diverso e come minaccia alla nostra bravagentità. Quanto aiutano i media in tutto questo? Quanti Tg o giornali sentite dichiarare puntualmente la nazionalità del criminale solo quando è straniero? Chi riflette sul quanto scaricare le colpe sull’altro sia un modo collaudato e antico di cementare la comunità dietro un capo salvatore e di farle dimenticare le proprie colpe?

Con queste riflessioni vi lasciamo e alla prossima puntata.

Print Friendly
Print
Get a PDF version of this webpage
PDF
#ilcasos
Vanloon – La giornata della Memoria

Forse t'interessa anche:

Antifascismo militante fra conflitto, memoria e confusione storica
Valerio Gentili, Bastardi senza storia. Dagli Arditi del popolo ai combattenti rossi di prima linea:...Il bambino con il pigiama a righe
Il bambino con il pigiama a righe, Mark Herman, Usa UK, 2008, 94 minuti. A volte si ha la fortuna o...Trasformazioni e continuità: dal Fascismo alla Repubblica (parte seconda)
Come si è visto nella prima parte, il rapporto tra il diritto e la struttura dello Stato è tanto s...

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :